Foto da web
Il Napoli è pronto a muoversi sul mercato. L’infortunio di Romelu Lukaku – fermo per almeno tre mesi a causa di una lesione di alto grado al muscolo femorale – ha creato un vuoto pesante in attacco, spingendo il club a cercare subito un sostituto di spessore da affiancare a Lorenzo Lucca. Tra i nomi in cima alla lista, spicca quello di Rasmus Højlund, centravanti del Manchester United già osservato con interesse in passato. Gli azzurri starebbero valutando un prestito oneroso con diritto di riscatto, con il calciatore danese che potrebbe offrire la fisicità e l’intensità perfette per il pressante gioco di Conte
L’ultima stagione di Rasmus Højlund al Manchester United è stata un percorso a due velocità. Da un lato le difficoltà in Premier League, con appena quattro reti e un assist in trentadue presenze, dall’altro la capacità di lasciare il segno in Europa, dove ha chiuso con sei gol e tre assist in quindici gare di Europa League. In totale, il bilancio parla di cinquantadue partite, dieci gol e quattro assist: cifre che raccontano un’annata non sempre brillante in campionato, ma capace di confermare il talento del classe 2003 su palcoscenici internazionali.
Il profilo statistico lo colloca tra i cosiddetti penalty-box striker: i suoi tiri arrivano quasi sempre dentro i sedici metri, con pochissime soluzioni dalla distanza. Lo confermano i dati sugli expected goals, attestati in Premier attorno a quota 5,5, indice di occasioni create ma non sempre capitalizzate. La sua arma principale resta il sinistro, ma ha già mostrato di poter colpire anche di testa o col destro su cross tesi.
Gli assist stagionali, quattro in totale, sono arrivati soprattutto in contesti europei, frutto di giocate rapide, scarichi orizzontali e sponde immediate che hanno favorito l’inserimento dei compagni. Højlund non è un regista offensivo, ma un “connettore”: riceve spalle alla porta, protegge il pallone e lo appoggia a chi arriva da dietro o si inserisce nello spazio.
Il suo vero contributo però emerge senza palla. I dati sui passaggi progressivi ricevuti lo dipingono come un attaccante che valorizza il possesso con i movimenti, più che con un alto volume di tocchi. Ama attaccare il canale tra centrale e terzino, ricevere in profondità e muovere le difese. Non a caso, è diventato un riferimento nelle transizioni: allunga le linee, apre varchi e consente alla squadra di risalire con efficacia.
Anche in fase di non possesso, Højlund si fa valere. Il suo pressing è costante, indirizza l’uscita avversaria e forza il retropassaggio per alzare la linea difensiva. È un lavoro silenzioso, che non entra nelle statistiche ma resta prezioso per l’equilibrio della squadra.
Ci sono margini importanti da colmare: il controllo orientato spalle alla porta, la varietà di finalizzazione col destro e il timing negli attacchi al primo palo sono aspetti che possono portarlo a un livello superiore. Ma le basi ci sono tutte.
In sintesi, Højlund è un centravanti moderno, verticale e letale quando la squadra lo serve con palloni facili da attaccare all’interno dell’area di rigore. Se supportato da ali capaci di crossare sul primo palo e da centrocampisti pronti a verticalizzare, può trasformarsi in un’arma devastante. I numeri dicono che la strada è ancora lunga, ma la sensazione è che il giovane danese non abbia fatto altro che scaldare i motori.
Le Vespe pronte all’esordio stagionale contro una squadra di Serie A. Il tecnico carica il gruppo: «Abbiamo lavorato duro, serve coraggio e identità».