Valeria Racconta
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Le notti di Gregorio

tempo di lettura: 6 min
di Valeria Cimmino
08/03/2015 09:51:50

Quella notte Gregorio proprio non riusciva a prendere sonno. Decise così di provare a contar pecore. Una pecora, due pecore, tre pecore ... arrivò perfino a numerare centocinque pecore ma di Morfeo ancora nessuna traccia, anzi la conta delle bestie aveva solo di gran lunga aggravato la situazione, poiché Gregorio che non era mai stato un giovane facile ad accontentarsi, prese per domandarsi come mai gli animali prescelti per arrecar sonnolenza fossero proprio le pecore. A lui nemmeno piacevano le pecore, a parer suo avrebbero (chi ne era incaricato) dovuto scegliere dei delfini, i quali, uno alla volta sarebbero scomparsi dietro le onde, così a differenza delle pecore che messe in fila indiana avrebbero potuto distrarre il conteggio, i delfini non avrebbero creato alcuna difficoltà.
Gregorio rimarginava bisbigliando " immagina che ti venga il dubbio di aver o no già calcolato una pecora ... che si fa? Si deve per forza iniziar da capo".
Soddisfatto di aver puntato sui delfini appuntò nella mente che l' indomani avrebbe esposto la sua tesi a persone competenti, iniziando dal Signor Bartolo, il proprietario della libreria di paese,poi ovviamente al Signor Bruno, il bibliotecario, a Martino il giornalaio e senza dubbio al vecchio Silvestro il pescatore, lui si che ne aveva di tempo per pensare e poi essendo un pescatore avrebbe sicuramente approvato la scelta dei delfini.
Ritornando poi al suo iniziale interrogativo, Gregorio convenne nel darsi una risposta; rifletté che la vicenda doveva essere sicuramente andata così: i pastori mentre contavano il proprio gregge finivano ogni volta con l' addormentarsi ed essendo fatto comune a tutti i pastori, dovettero pensare che contando le pecore sovvenisse il sonno. "Ah quanti stolti esistono al mondo, ma a me nessun m' inganna" affermò soddisfatto a voce alta nel buio della sua camera da letto
Avendo finalmente accantonato le pecore ed i delfini ed essendo ancora sveglio decise di uscire a fare una passeggiata notturna.
Gregorio camminava con passo felpato e lento, quasi avesse timore di svegliare la città, considerando che sarebbe stato un disastro se tutti si fossero svegliati nel cuore della notte e per riprender sonno avrebbero dovuto cominciar a contar pecore "Ah quante pecore si vedrebbero poi in giro!"
Giunse in piazza, quella in cui c'era la grande fontana. Una fontana antica, così antica che aveva terminato tutta la sua acqua. Vi fece tre giri intorno e pensò che una fontana senza acqua fosse davvero inutile e che avrebbero potuto sostituirla con una nuova oppure con una statua a forma di delfino, così se uno non sapeva bene che forma avesse un delfino e avrebbe preferito usar quello al posto delle pecore, avrebbe potuto vederlo raffigurato nella statua.
Era cos' triste il paese tutto chiuso nel suo riposar notturno.
Poi d' un tratto gli sembrò di udir un rumore proveniente dal forno che si trovava in un vicoletto adiacente alla piazza della fontana. Gregorio pensò che i panettieri fossero già all' opera per fare il pane, così si affrettò in quella direzione, con l' intento di scambiare due parole con moglie e marito fornai.
La saracinesca era aperta per metà, Gregorio si abbassò e schiarendosi la voce e dando un leggero tocco con le nocche della mano domandò "C' è qualcuno? Disturbo? Posso entrare?"
Attese per qualche secondo, poi accorgendosi che nessuno rispondeva, un po' incerto sul da farsi, decise di entrare.
Appena fu dentro il negozio, fu investito da un piacevole tepore e da un profumo delizioso che gli fece venire l' acquolina in bocca. Attraversò il locale ed oltrepassando il bancone delle vendite si addentrò nel retro del negozio, da cui provenivano i rumori ed il profumo.
Ciò che vide fu straordinario, non poteva credere ai suoi occhi, nuvole di farina che si impastavano con l' acqua e matterelli che da soli stendevano gli impasti. Tutta la stanza era in movimento, senza che ci fosse nessuno a governarne i lavori. Gli impasti lievitati da soli entravano nel forno e da soli fuoruscivano cotti.
Una piccola pagnotta calda e fumante si mosse in sua direzione e con un balzo gli entrò direttamente in bocca. "che buono il pane appena sfornato" farfugliò Gregorio con la bocca ancora piena.
Poi dopo aver ringraziato il forno per il gentile omaggio uscì dal negozio e trotterellando si apprestò a ritornare in piazza colmo di stupore e meraviglia. Ed ecco che voltando l' angolo ebbe dinanzi alla sua visuale la fontana che incredibilmente faceva sgorgare copiosa l'acqua dalle sue fessure. Appena vi fu vicino e immerse la mano nel liquido, si sentì pizzicare un dito ed immediatamente saltò fuori un delfino, e dopo ancora un altro e poi un altro e tanti altri ancora. Con gli occhi ancora sbarrati per l' incredulità si voltò di scatto sentendo un belo alle sue spalle: un intero gregge di pecore attraversavano la piazza, una dopo l' altra in fila indiana.
Gregorio sempre più confuso iniziò a seguirle fin quando non fu distratto dai rumori provenienti dal negozio di fiori. Incoraggiato dalla curiosità stavolta entrò senza neanche chiedere il permesso. Anche lì fu costretto a sbarrare gli occhi dalla sorpresa;centinaia di rose, tulipani, gerbere e fiori variopinti di ogni sorta volteggiavano in aria mentre venivano schizzati da un innaffiatoio anch' esso sospeso. Sempre più bramoso di esser sbalordito, Gregorio mise piede in tutti i negozi del paese, ed in ognuno di essi ebbe modo di sfamare la sua voglia di stupefazione.
Ed ecco che uscito anche dal fruttivendolo con la bocca gonfia di ciliegie, Gregorio vide nuovamente il gregge di pecore. Fece di nuovo per seguirle che dopo un po' sprofondò in una voragine che aprendosi sotto i suoi piedi lo inghiottì nell' oscurità.
D'improvviso poi aprendo gli occhi fu investito da un tenue fascio di luce e si accorse di essere nel suo letto sotto le coperte. Si era trattato di uno stupido sogno "Ah allora funziona davvero contar le pecore" si disse, ma poi abbassando lo sguardo si accorse di non indossare il suo consueto pigiama a righe, bensì pantaloni e maglioncino e per di più aveva addirittura le scarpe. Infilò le mani in tasca e scoprì di averle piene di noccioli di ciliegia. Infine si alzò dal letto e passando davanti allo specchio notò che il suo viso era sporco di farina.
Così si affrettò ad uscire per raggiungere la piazza, credendo di trovare la fontana con l' acqua ed i delfini, ma deluso scoprì che nulla era mutato: la fontana era vuota, i negozi erano ancora chiusi in attesa di essere aperti dai rispettivi proprietari.
Confuso,dubbioso ed amareggiato,fece ritorno a casa. "però che notte straordinaria" si disse e pensò che nel pomeriggio l' avrebbe raccontata al Signor Bartolo, al Signor Bruno, a Martino e al vecchio Silvestro, "loro si, che ne capiscono di cose" farfugliò risoluto.

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