Valeria Racconta
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I figli della pioggia

tempo di lettura: 15 min
di Valeria Cimmino
20/06/2015 17:55:23

Emily ricordava di aver visto quella misteriosa ragazza solo quando pioveva ... ogni qualvolta veniva giù un temporale o una pioggerellina leggera, ella appariva inspiegabilmente quasi dal nulla.
Così un giorno Emily decise che appena l'avrebbe rincontrata l'avrebbe seguita.
Passarono giorni prima che il tempo si decidesse ad imbronciarsi per poi scoppiare in un pianto moderato ma fitto e costante.
Ed ecco che presto Emily la vide; se ne andava camminando a passo lento e rilassato, quasi stesse passeggiando, con un vestitino nero con delle farfalle variopinte come fantasia, che si svasava da sotto il petto e finiva largo e gonfio un po' più su delle ginocchia, un paio di ballerine lucide nere, il solito ombrello rosso, e quell'aria vagamente svampita, eterea, come se non appartenesse a questo mondo, come se quasi non esistesse; eppure era lì a saltellare fra le strette vie della città nel grigiore di un temporale primaverile.
Curiosamente Emily iniziò a seguirla, bramosa di conoscere il segreto che credeva, nascondesse; poi all'improvviso la ragazza misteriosa si voltò e la vide. Indifferente avanzò ancora e poi entrò in un palazzo alla sua destra. Emily titubò, indecisa sul da farsi, poi si decise ad addentrarsi e si apprestò rapidamente a farlo, per non perderla di vista.
L'interno era vasto e molto buio ed Emily fece fatica ad individuarla nuovamente, poi si accorse che aveva iniziato a salire una lunga rampa di scale; le andò dietro trafelata, ma cercando di non far rumore per non farsi sentire. Quando ella fu circa a metà della scalinata, ed Emily leggermente più in basso, si fermò e si voltò e con uno sguardo talmente gelido ed inespressivo da risultare spaventosamente enigmatico, la fissò intensamente, senza emettere nemmeno un fiato. Entrambe si arrestarono e rimasero immobili in quella posizione per qualche secondo; poi la ragazza si girò di nuovo in avanti e continuò a salire. Anche Emily avanzò, fino a quando ella, essendo ormai giunta all'ultimo gradino della prima rampa di scale, non si voltò ancora a fissarla, stavolta con un leggero sorriso inquietante e perturbante, e perentoriamente solo guardandola, le intimò di fermarsi. Riprese poi a camminare con passo felpato lungo il ballatoio del primo piano dell'edificio, continuando a mantenere fissamente lo stesso sguardo su di lei, come mettesse una barriera, fino a che la visuale dell'edificio glielo consentì.
Emily sentiva ormai solo i leggerissimi passi della misteriosa ragazza continuare a salire, poi non ne ebbe più la percezione ... forse era andata troppo in alto ... o forse si era dissolta come la pioggia; guardò fuori da una finestra e notò senza sorpresa che il temporale era passato.

Nel suo piccolo paesino, situato al sud del sud, la pioggia era davvero rara, era forse per questo che Sabrina aveva notato che ogni qualvolta arrivava un temporale, vedeva apparire, quasi dal nulla una sconosciuta ragazza, con un abitino con le farfalle, lunghi capelli neri intrecciati in un lato, ed un ombrello rosso.
La strana ragazza attirava puntualmente l'attenzione di Sabrina perché non solo era alquanto misteriosa, ma soprattutto perché Sabrina aveva sempre la strana sensazione di essere spiata.
Sabrina avrebbe voluto domandarle se si conoscevano, o se la stesse seguendo, ma in realtà non sapeva nemmeno bene cosa avrebbe potuto dirle, e come le fece notare la sua amica Karen, probabilmente si era solo impressionata e si stava fissando scioccamente. Eppure un giorno, durante un leggero temporale, in tardo pomeriggio, Sabrina rientrando a casa, si accorse che la misteriosa ragazza era seduta sui gradini davanti al cancello della sua abitazione e appena la vide, iniziò a fissarla intensamente dritta negli occhi. "Ora è proprio davanti casa mia - si disse - è chiaro che vuole qualcosa da me" - Sabrina doveva solo attraversare la strada per raggiungerla, ma un autobus di linea le tagliò la strada, costringendola a fermarsi per qualche secondo, interrompendo anche la sua visuale e l'invisibile fascio di energia che congiungeva il suo sguardo a quello della ragazza. Purtroppo appena l'autobus andò via, della ragazza non c'era più traccia.

Ottavio guidava e non riusciva a togliersi dalla testa quel bizzarro pensiero che da un po' di tempo gli si era insinuato nella mente: si sentiva stranamente attratto da quella curiosa sconosciuta, eppure non era particolarmente bella, non che fosse brutta, piuttosto insignificante, graziosa, ma non aveva niente di straordinariamente affascinante, e poi lui era fermamente innamorato di Stella e felicemente impegnato con lei da ormai sette anni.
Venne a piovere e la pioggia non fece che acuire le riflessioni di Ottavio, rise fra sé pensando che quella sconosciuta ragazza sembrava uscisse solo sotto i temporali, non l'aveva mai vista illuminata dalla luce del sole, era pur vero che nella città in cui era nato e viveva, i giorni di bel tempo erano assai rari.
Imboccò il viale in cui abitava la sua fidanzata Stella e la trovò già ad aspettarlo fuori nel giardino, bella come sempre, quella sera aveva intrecciato i capelli di lato, che strano proprio come la ragazza sconosciuta.
"Che fai qui fuori? ... ti bagnerai" le disse premuroso Ottavio
"Ero uscita perché credevo di aver sentito un rumore e pensavo fossi tu, invece non era nulla" rispose Stella.
Entrarono in auto diretti al loro ristorante preferito.
La pioggia era aumentata ed Ottavio fu costretto a rallentare e a tenere le luci antinebbia. D'un tratto ad Ottavio sembrò di vedere qualcosa di strano sulla strada e cercò di scansarla.
"Che fai?" domandò Stella
"Non hai visto anche tu quella figura?"
"Figura?"
"Si, insomma un'ombra, una sagoma ... una ragazza"
"No, non ho visto niente ... sei sicuro che non sei stanco?"
"No, mi sarò impressionato" tagliò corto Ottavio, dicendo a se stesso che doveva smetterla di essere ossessionato da quella ragazza ... eppure gli sembrava davvero di averla vista sul ciglio della strada.

Emily si rimproverava di essersi lasciata intimorire dallo sguardo severo di quella ragazza, non avrebbe dovuto fermarsi, d'altronde nulla le impediva di salire le scale di quell'edificio, nessuno, nemmeno la misteriosa ragazza avrebbe potuto sapere se lì vi abitasse una sua conoscenza che lei stava andando a trovare.
Emily promise a se stessa che appena la avrebbe rivista avrebbe scoperto cosa nascondeva. Certo non era affar suo, a ben rifletterci, eppure si sentiva, senza saperne il perché emotivamente e psicologicamente coinvolta.

Sabrina era così arrabbiata, "tutta colpa di quel dannatissimo autobus", si diceva, "quanto ancora dovrò aspettare prima che venga di nuovo a piovere in questa città?"
Di una cosa era certa: appena avrebbe rivisto quella ragazza, l'avrebbe affrontata chiedendole cosa volesse da lei, perché Sabrina ne era sicura, non si era impressionata, quella sconosciuta la spiava davvero.

Emily stava guardando la tv quando notò che improvvisamente il cielo era diventato plumbeo. Subito dopo poco udì un tuono rimbombare nell'aria: un temporale ... stava per arrivare un temporale. Si alzò di scatto dal divano, si infilò le scarpe e si precipitò ad uscire.
Appena sentì le prime goccioline picchiettarle in testa e poi scenderle lungo il viso, si voltò e vide che da un angolo della strada comparve la ragazza sotto il suo ombrello.
Emily la guardò decisa per qualche secondo, poi avanzò svelta verso di lei. La ragazza attese che Emily le fosse abbastanza vicina per poi girarsi ed iniziare a camminare a passo svelto, imboccando una strada alla loro sinistra. Emily aumentò il passo. Lo fece anche la ragazza. Se la prima volta Emily aveva cercato di seguirla con discrezione, ora il suo era diventato chiaramente un inseguimento a tutti gli effetti. La ragazza prese a correre, lo stesso fece Emily alle sue spalle.
La strada era abbastanza libera, la maggior parte della gente appena era arrivato il temporale si era dileguata rapidamente.
La ragazza svoltò a destra e si infilò in una strada strettissima che terminava con una scalinata che fece salendo due gradini alla volta. Emily con affanno tentava di starle dietro, ma si sentiva davvero stanca e a volte era costretta a rallentare, eppure non la perdeva mai di vista. Attraversarono il parco comunale, lì la temperatura era molto bassa e si respirava una gelida umidità che sembrava penetrare fin dentro le ossa. Uscite dal parco oltrepassarono uno dei ponti che congiungevano i due lati della città, divisa dal fiume che percorreva l'intera regione.
Giunsero davanti alla stazione ferroviaria. La ragazza si voltò e vide che Emily era ancora dietro di lei; entrò. Emily si apprestò a raggiungerla. La stazione era gremita di gente ed Emily ebbe difficoltà ad individuare la ragazza, poi la vide dirigersi verso i binari e puntare in direzione di un treno ad alta velocità. Emily titubò per qualche istante poi essendo giunta ormai allo sprint finale, si diede la carica e si fiondò anche lei nel vagone. Che dopo circa qualche minuto partì.

Sabrina guardava ogni giorno il meteo, finalmente dopo tanti giorni, era arrivato quello della preannunciata perturbazione.
Stava dinanzi alla finestra, quando vide le goccioline sbattere sui vetri; era iniziato a piovere; ed ecco che dopo un paio di tuoni e qualche lampo, Sabrina vide da dietro le tende, la misteriosa ragazza, fermarsi davanti il cancello di casa sua.
Sabrina la raggiunse immediatamente e ancora da dietro il cancello le urlò : "Mi stavi cercando?"
La ragazza guardò Sabrina ma non disse nulla.
"Mi sono accorta che è da molto che mi spii ... posso sapere cosa vuoi?" continuò Sabrina.
La ragazza immobile, senza nemmeno sbattere una palpebra, o respirare o corrugare il viso, parlò con tono persuasivo: "Se ti va puoi venire con me, sta per passare un autobus, puoi salire con me e puoi sederti accanto a me ... ed io potrei spiegarti tutto e mostrarti tutto."
"Ma tutto cosa?" domandò Sabrina.
"l'Autobus sta arrivando. Lo vedi? Non abbiamo molto tempo ... ma ne avremo durante il tragitto." Rispose la ragazza sempre con lo stessa aria flemmatica.
Sabrina si voltò e vide il mezzo di trasporto che stava per raggiungerle.
Appena l'autobus si fermò e le porte si spalancarono, la ragazza vi salì e restò sui gradini in attesa di Sabrina, scrutandola.
Sabrina entrò.
"Spero che tu non abbia da fare ... perché ti ruberò molto tempo" sorrise la ragazza, ma più che un gesto amichevole a Sabrina sembrò un ghigno sadico.
"Molto tempo?" chiese timorosa, ma la ragazza misteriosa sembrava essere improvvisamente sprofondata in un sonno profondo.
Sabrina si guardò intorno e si accorse che quello in cui era salita, non era l'autobus di linea che attraversa la città ma un pullman extraregionale.

Erano passati giorni da quando Ottavio non aveva più visto la sconosciuta ragazza, eppure era piovuto quasi sempre "Questa è la prova che ti sei impressionato" si diceva.
Quella mattina era uscito a fare una passeggiata da solo, aveva preso l'auto diretto in montagna, voleva respirare un po' d'aria fresca per schiarirsi le idee.
Quando era uscito non stava piovendo, ma durante il tragitto si era scatenato un temporale.
Mentre guidava lentamente notò uno strano movimento fra gli alberi lungo la strada e poi all'improvviso vide in lontananza in piedi immobile la ragazza. Ottavio si arrestò di scatto spingendo il piede sul freno e la macchina si fermò proprio davanti a lei.
La ragazza gli fece segno di abbassare del tutto il finestrino che era semiaperto.
"Ho bisogno di un passaggio." Gli disse
"Dove devi andare?"
"Ti posso indicare il percorso man mano che procediamo"
Ottavio sapeva che non avrebbe mai concesso un passaggio ad uno sconosciuto senza nemmeno sapere dove fosse diretto, eppure alla ragazza che da tempo lo ossessionava non seppe dire di no .. anzi non volle, perché era intenzionato a scoprire chi fosse, cosa volesse da lui e perché lui ne era talmente tanto inspiegabilmente attratto, sebbene non gli piacesse.
Le fece cenno di entrare ed ella entrò.

Erano trascorse quasi due ore da quando Ottavio e la misteriosa ragazza erano in auto. Lei era rimasta per tutto il tempo in silenzio, tranne che per indicare la strada.
Di tanto in tanto Ottavio girava gli occhi in direzione della ragazza, ma lei restava impassibile.
Ad un certo punto lei gli annunciò che erano quasi giunti a destinazione, lui ridacchiando le disse che non era stata più loquace di un navigatore, sperando di strapparle un sorriso ma ella all'improvviso :" Eccoci, fermati"
Ottavio si arrestò di scatto ma non vide nulla al di fuori della strada che stavano percorrendo ed il bosco sulla destra che la costeggiava; la guardò con fare interrogativo.
Ella quasi seccata gli disse : " Devi accostare l'auto, non puoi mica lasciarla qui in mezzo alla strada!"
"Accostare ... l'auto ...?"
"Si, abito oltre il bosco"
"Ok ... allora ciao?"
"Ciao??? Intendi lasciarmi attraversare da sola il bosco?"
"Di solito come torni a casa?"
"Il mio fuoristrada è idoneo a percorrere la foresta ... la tua no ... quindi ... su andiamo"
Accostò la macchina ed insieme ci addentrarono nella selva.
"Visto che ... insomma ... siamo entrati in confidenza ... mi spieghi perché avevo sempre l'impressione che mi spiassi?"
"Non mi sembra che siamo entrati in confidenza ... non sai nemmeno come mi chiamo"
"Si, è vero .... Come ti chiami ... anzi ... esattamente chi sei?"
"Sono io!" rispose lapidaria la ragazza
Ed Ottavio impacciato :" Ma poi ... hai detto che io non so il tuo nome ... significa che tu sai il mio?"
La ragazza lo fulminò con lo sguardo ed aumentando il passo, gli fece cenno di seguirla e di fare presto.
Dopo aver camminato per circa trenta minuti giunsero finalmente davanti ad una grande casa a tre piani, tenuta così tanto male da sembrare disabitata.
"Abito qui. Entra, ti offro qualcosa per scusarmi del fastidio che ti ho dato.
Ottavio divorato sempre di più dalla curiosità, accettò.
Superata l'entrata si ritrovarono in un ambiente abbastanza grande di disimpegno: in fondo vi era una grossa scalinata in marmo, sulla destra una porta e sulla sinistra un corridoio. L'intero ambiente era davvero spoglio; le pareti erano bianche e non c'erano mobili, né quadri.
"Aspettami in quella stanza, io ti raggiungo subito" disse la ragazza, indicando ad Ottavio la stanza a destra e dirigendosi lei a sinistra.
Ottavio aprì la porta e vi entrò.

Era da ormai tre giorni che Emily era rinchiusa in quella stanza. Era talmente arrabbiata con se stessa: se solo quel giorno non avesse seguito quella maledetta ragazza, non sarebbe finita in trappola. Ricordava di averla pedinata dal treno, sul quale erano state per qualche ora. Uscita dalla stazione, la ragazza era arrivata su una strada deserta, dalla quale si era addentrata in un bosco. Emily aveva camminato per tutto il tempo alle sue spalle, credendo di non essere vista, invece, giunte davanti ad una villa che sembrava abbandonata, la ragazza si era voltata e con uno sguardo malvagio aveva afferrato Emily e l'aveva portata dentro casa, trascinata poi con forza per delle scale fino al primo piano e scaraventata di peso in una stanzetta in cui vi era solo un letto, un piccolo bagno ed un tavolo sul quale c'erano nove pasti preconfezionati e varie bottiglie d'acqua. Aveva infine chiuso a chiave la camera.

Ora Sabrina era certa di non essersi impressionata tutte le volte in cui aveva sospettato di essere spiata da quella ragazza.
Durante il tragitto in pullman, non avevano scambiato una sola parola, perché la ragazza non aveva fatto altro che dormire. Appena arrivate al capolinea si era svegliata di scatto ed era scesa, facendo segno a Sabrina di andare con lei. Insieme e sempre in silenzio avevano attraversato un bosco, ed erano infine arrivate a casa della ragazza, o almeno era ciò che ella aveva detto a Sabrina, e quella era stata l'unica volta in cui le aveva parlato da quando erano partite.
Una volta dentro, la ragazza aveva chiesto a Sabrina se poteva seguirla di sopra. Raggiunto il secondo piano, l'aveva fatta accomodare in una stanza che aveva però immediatamente chiuso a chiave appena Sabrina vi era entrata.
Da due giorni Sabrina era ostaggio di quella camera: "Almeno - pensò - ho un letto, un bagno, acqua e cibo".

La ragazza si affacciò nella stanza in cui la stava attendendo Ottavio: "Aspettami giusto qualche altro minuto. Nel frattempo chiudi gli occhi e non aprirli per nessun motivo ... ho una sorpresa per te" gli disse e si allontanò.
Salì al primo piano e da fuori la porta della stanza in cui era rinchiusa Emily disse: "Ora aprirò la porta, tu scenderai giù ed entrerai nella grande camera a destra, tenendo gli occhi chiusi, non provare a scappare perché tanto è inutile e se non farai esattamente quello che ti ho detto, non ti farò mai più uscire da qui".
Andò infine al secondo piano e fece lo stesso con Sabrina.

Una alla volta Emily e Sabrina, inconsapevoli l'una dell'altra entrarono nella stanza in cui c'era anche Ottavio e appena furono tutti e tre dentro, la misteriosa ragazza chiuse ancora una volta la porta a chiave e da fuori disse: "Ora potete aprire gli occhi ... non spaventatevi per l'inaspettata sorpresa ... somiglianza ... come preferite chiamarla ... tornerò da voi domani mattina. A presto"

(CONTINUA ... )

 

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