Diciamolo: se Halloween non fosse nato nel Medioevo, l’avrebbero inventato a Castellammare. Zucche? Abbiamo i tombini. Ragnatele? In certi angoli del centro antico c’è un’arte contemporanea naturale. Scheletri? Ce ne sono in tanti armadi.
La città in questi giorni sembra perfetta per un tour deegno del 31 ottobre. Ti giri e trovi un cantiere abbandonato. Ti volti e vedi un marciapiede che si sbriciola (effetto speciale gratuito). Senti un rumore sinistro? Tranquillo, non è Dracula, è solo un motorino che buca in piena notte.
Al porto, poi, l’atmosfera è gotica di suo. Le crociere fantasma non salpano, ma gli spiriti delle occasioni mancate sì. Li vedi di notte, fluttuare e sussurrare: “doveva essere pronto nel 2020…”.
E non mancano i mostri buoni: quelli del traffico, che appaiono all’improvviso e scompaiono solo con un incantesimo di pazienza e qualche santo invocato in dialetto.
Sulle terme aleggia da anni un incantesimo misterioso: ogni tanto qualcuno dice “riaprono”, ma nessuno sa quando. Nel frattempo, sono diventate la nostra casa infestata preferita: fascino d’altri tempi, un po’ di decadenza, e tante promesse che risorgono solo a ottobre.
Ma Castellammare resta unica: riesce sempre a farsi voler bene, pure quando fa paura. Forse perché, sotto la maschera un po’ stropicciata, c’è una città viva, ironica, che non si arrende.
E in fondo, tra tutte le città “da paura”, Castellammare resta la più autentica: perché qui, anche tra fantasmi e misteri, la vita continua, e fa pure sorridere.
Abate: «Ci mangiamo un po' le mani per le nove occasioni create, in certe circostanze avremmo dovuto gestire meglio il pallone. Comunque, portiamo a casa un punto prezioso.» De Pieri: «Sono felice per il gol, abbiamo dimostrato di essere un gruppo forte.» Andreoletti: «Un punto che vale come una vittoria.»