Nel decreto che ha disposto l’amministrazione giudiziaria della Juve Stabia, il Tribunale di Napoli accende i riflettori su uno degli ambiti più delicati del club: il settore giovanile. Un’area che, secondo i magistrati, avrebbe mostrato condizionamenti tali da renderla permeabile a influenze esterne e a logiche estranee al merito sportivo.
Il provvedimento descrive infatti un sistema dove figure non formalmente incaricate, ma legate da rapporti familiari a soggetti coinvolti in procedimenti penali, avrebbero assunto un ruolo stabile all’interno del vivaio. Una presenza ritenuta fonte di "perplessità”, che il Tribunale considera indicativa di un’infiltrazione.
Tra gli episodi citati spicca quello di un detenuto per reati di camorra che, in una conversazione intercettata nel 2025, suggerisce al figlio - tesserato tra le giovanili stabiesi - di rivolgersi a una figura di riferimento del club presentandosi come suo parente per ottenere più spazio in campo. Un dettaglio che i giudici leggono come segnale di una rete relazionale capace di orientare scelte e dinamiche interne, in un contesto dove il nome e le conoscenze sembrano contare più del talento.
Il Tribunale invita ora gli amministratori giudiziari a intervenire in profondità proprio su questo fronte, indicandolo come uno snodo strategico per la costruzione di "relazioni educative e valoriali, potenzialmente vulnerabili" a condizionamenti illeciti e malavitosi.
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