I beni all’asta per pagare i debiti e saldare gli arretrati che spettano ai lavoratori, in linea con la sentenza recente della Cassazione. Le Nuove Terme hanno smesso ufficialmente di esistere nella primavera del 2015 con il fallimento della società Terme di Stabia spa. Ma la decisione dei giudici della Corte Suprema, di fatto, cancella anche le residue speranze di rivederle in futuro, sostenendo le ragioni dei termali che erano stati licenziati a seguito del crac societario. Un’ingiustizia, secondo i giudici, dal momento che quei lavoratori avrebbero dovuto essere assorbiti da Sint, essendo parte integrante del “compendio termale” che includeva anche gli immobili della partecipata comunale. Ammonta ad oltre 6 milioni la cifra spettante ai lavoratori, a cui Sint sarà tenuta a riconoscere 7 anni di stipendi non pagati. Un esborso che la partecipata potrà sostenere soltanto se riuscirà a piazzare sul mercato tutti i beni delle Terme, che si accingono ad essere venduti all’asta. Uno “spezzatino” a tutti gli effetti, dunque, con la speranza di trovare acquirenti in grado di offrire cifre adeguate al mercato e di acquisire quei beni. Per farne cosa? Di certo, dovranno allinearsi agli indirizzi del Puc e alle linee vigenti in materia di destinazione urbanistica. Ma ogni discorso al momento è prematuro. Resta da comprendere anche la posizione che assumeranno i termali, pronti a rinunciare al credito in cambio di un’assunzione al Comune. Un’ipotesi verosimile? Anche questo aspetto è da valutare, in attesa di comprendere se la vicenda potrà ritenersi chiusa o se ci saranno ulteriori strascichi legali. E di capire come vorranno muoversi anche i commissari straordinari, chiamati ad affrontare un tema delicato per il destino delle Terme, dei lavoratori e della città.
Nel primo giorno d’estate, il Parco è stato restituito ai cittadini con l’esibizione degli studenti del Severi, Di Capua e Bonito-Cosenza per la Festa della Musica. Il sindaco: «Lo abbiamo fatto con le scuole, le associazioni e tanta gente. Ora avanti verso il recupero delle acque»