Gaetano De Stefano, ex assessore dell’amministrazione di centrodestra di Castellammare di Stabia, rompe il silenzio e replica duramente al sindaco Luigi Vicinanza, al centro delle polemiche dopo la segnalazione - mai sfociata in indagini - di presunti contatti tra alcuni consiglieri comunali e ambienti criminali. Proprio in relazione alla richiesta, formulata dal centrodestra, di attivare una Commissione di Accesso, Vicinanza aveva liquidato così la questione: “Alcuni che chiedono la commissione d’accesso, pensino alla loro storia personale”.
Un’affermazione che De Stefano definisce «offensiva» e «priva di fondamento». L’ex assessore chiarisce fin dalle prime righe il senso del suo intervento: «Non posso restare in silenzio di fronte alle dichiarazioni rilasciate dal Sindaco di Castellammare di Stabia in una recente intervista. Affermazioni che non solo travisano la realtà, ma offendono la serietà del lavoro istituzionale e giuridico che ho svolto in questi anni, sia come avvocato sia come amministratore della città».
De Stefano ricostruisce il proprio operato e le decisioni dei tribunali chiamati negli anni a pronunciarsi sulle tesi che portarono allo scioglimento dell’amministrazione precedente. «Il Sindaco, rispondendo alla legittima richiesta di attivare una Commissione di Accesso, ha pensato di liquidare la questione insinuando che chi la propone dovrebbe “guardare prima alla propria storia”. Un’affermazione priva di fondamento, che ignora ciò che conosco bene, perché l’ho studiato, difeso e portato davanti a tre livelli di giurisdizione dello Stato».
L’ex assessore rivendica con forza l’esito dei processi: «Tutti e tre questi organi hanno rigettato le richieste di incandidabilità formulate dal Ministero dell’Interno, hanno ridimensionato radicalmente le tesi poste a fondamento dello scioglimento dell’amministrazione precedente e hanno escluso qualsiasi ipotesi di infiltrazione favorita o tollerata dall’amministrazione comunale. Queste non sono opinioni, sono sentenze definitive dello Stato, che nessuno può ignorare né strumentalizzare per convenienza politica».
Al centro della contestazione c’è l’atteggiamento del sindaco in carica, accusato da De Stefano di un uso strumentale del tema legalità: «Un Amministratore che non rispetta e non tiene conto delle sentenze dei tribunali non può dichiarare di rappresentare la legalità, non può invocarla a giorni alterni né brandirla solo quando gli conviene. Confutare la legalità di una sentenza è inaccettabile in quanto la legalità è un dovere istituzionale, not un argomento da campagna elettorale».
Poi il ragionamento si sposta proprio sulla “storia” evocata dal sindaco: «Se vogliamo parlare di ‘storie’, allora quella si va raccontata: vi è prova ormai di aver accettato di guidare una coalizione priva di coerenza politica, costruita unicamente per vincere; sono stati rimossi veti su candidati indicati come “non graditi”; si è minimizzata una misura cautelare esplosa in piena campagna elettorale; si è fatto finta di non vedere intercettazioni, contatti e riscontri che oggi emergono con chiarezza».
Per De Stefano, la richiesta di Commissione di Accesso rappresenta un atto di trasparenza e non una manovra politica: «Non è un atto politico, ma un atto di tutela istituzionale, la scelta di chi non teme la verità e accetta ogni verifica necessaria per garantire la trasparenza verso la città».
Ben diverso, secondo lui, l’approccio del sindaco: «La risposta del Sindaco è stata un attacco personale, improprio e privo di qualunque base istituzionale, un attacco che offende non solo i destinatari ma l’intera comunità stabiese».
Il passaggio finale è un affondo diretto: «Io non ho mai temuto i controlli: non li ho temuti quando ho difeso i consiglieri ed assessori passati al setaccio da tre gradi di giudizio, non quando ero assessore, non oggi da avvocato. Se c’è una storia che deve essere davvero valutata è quella di questa Amministrazione e della coalizione che la sostiene. Non accetterò mai lezioni di moralità da chi ignora le sentenze dello Stato. Il passato che il Sindaco credeva di aver rimosso lo sta ormai raggiungendo, e rischia di travolgere non solo lui, ma l’intera città».
Un botta e risposta destinato ad alimentare il dibattito politico stabiese, mentre cresce l’attesa per le decisioni del Ministero dell’Interno sulla richiesta di Commissione di Accesso.
Il sindaco interviene dopo le ultime inchieste della Dda: «Non decido io sulla commissione d’accesso, ma il Prefetto.»