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Castellammare - Fonti off limits, un anno dopo. Divieti eterni e problemi irrisolti

Il divieto di mescita persiste ancora per l’Acqua della Madonna e l’Acqua Acetosella, dopo i lavori per il rifacimento delle condutture a fronte della presenza di nichel oltre soglia. Peggio ancora per le fonti Stabiane ed ex Vanacore, sospese dal giorno della chiusura delle Terme.

tempo di lettura: 2 min
di red
03/08/2022 16:28:54

Un anno e mezzo dopo, non è cambiato nulla. Le acque stabiesi restano ancora off limits per i cittadini e per i turisti. Il divieto di mescita per l’Acqua della Madonna e per l’Acqua Acidula è indicato su un semplice foglio incollato alla ringhiera che delimita l’accesso alle fonti. Una beffa se si considera che un anno fa erano stati avviati i lavori per la sostituzione dell’intero impianto con nuove condutture in poliuretano ad alta densità (pad), allo scopo di eliminare le impurità presenti nell’acqua a causa della corrosione delle precedenti tubature in metallo, ormai logore e vetuste. Un’operazione radicale di rinnovamento dell’impianto, che avrebbe dovuto eliminare qualsiasi forma di impurità. Ed in particolare quella “scomoda” presenza di nichel oltre la soglia massima consentita, che aveva indotto l’amministrazione uscente ad emanare un’apposita ordinanza di divieto di mescita. Oggi siamo punto e a capo. Nulla è cambiato, se non le tubazioni. Un lavoro necessario e utile ad eliminare l’accumulo di terra e minerali ferrosi che si presentava ciclicamente in occasione della mescita delle due storiche acque. Ma, a quanto pare, non ancora risolutivo. In un primo momento sembrava fosse l’Asl a prendersi tutte le cautele prima di dare l’ok alla mescita delle acque. Ma i nuovi ritardi accumulati lasciano pensare che i problemi possano essere ancora tutt’altro che risolti. Discorso ancora più complesso, invece, per le sorgenti Stabiane ed ex Vanacore, ormai dimenticate dopo la chiusura dei due stabilimenti termali. Uno spreco quotidiano di acque minerali, rispetto al quale le responsabilità politiche e gestionali affondano le radici in un passato ormai remoto. E in questo senso anche la Regione Campania continua a latitare, svilendo un patrimonio inestimabile e soprattutto una città che fatica a risollevarsi dal baratro in cui è sprofondata.

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