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Castellammare - Antiche Terme, la mappa delle sorgenti: partono le analisi

Affidate a CeSMA analisi e monitoraggi per il rilancio termale.

tempo di lettura: 2 min
di Alessio Esposito
13/08/2025 16:46:05

Nel ventre della città scorre un patrimonio silenzioso: 28 sorgenti di acqua minerale e termale, 18 dentro il perimetro delle Antiche Terme e 10 all’esterno. Per rimetterlo in moto servono dati affidabili, non slogan. Da qui la scelta del Comune di affidare al CeSMA – il Centro Servizi Metrologici e Tecnologici Avanzati dell’Università Federico II – il servizio di indagini sulle acque termali e minerali, con analisi chimiche, chimico-fisiche, microbiologiche e della radioattività, e un piano di monitoraggio dei bacini. È il primo mattone di una strategia: conoscere per tutelare, gestire e valorizzare.

La determinazione dirigenziale mette nero su bianco compiti, tempi e risorse. L’affidamento prevede un importo di 37.771,50 euro oltre IVA, con oneri coperti sul bilancio comunale. Il quadro in cui l’intervento si inserisce è ampio. La città custodisce concessioni storiche – dalla Chiusa ex Vanacore (oggi in regime trentennale con scadenza 12/08/2038) alle fonti legate alle Terme Stabiane, Acqua Rossa e Acqua Acidula – e attende il completamento delle procedure regionali per l’imbottigliamento dei lotti “Acqua della Madonna” e “Fonti Acidule Plinio (Acetosella)”. Senza dati aggiornati e validati da un soggetto terzo, però, riattivare concessioni e cicli produttivi è impossibile.

Il mandato a CeSMA arriva dopo un indirizzo politico chiaro espresso in giunta e fa da ponte tecnico verso i cantieri della rigenerazione: riqualificazione funzionale delle Antiche Terme e del parco idropinico, aggiornamento delle reti, messa in sicurezza delle captazioni. In filigrana, l’idea di un “parco termale” come centralità urbana e volano di sviluppo sostenibile: cure, benessere, accoglienza, educazione ambientale. La scelta è anche culturale: rimettere l’acqua al centro non come cartolina, ma come infrastruttura ambientale da gestire con la stessa cura di una rete idrica o di un parco urbano. Per questo la determinazione insiste su metodologie, tracciabilità e monitoraggi periodici, condizioni per una governance che tenga insieme tutela delle sorgenti, qualità per l’uso idropinico e ricadute economiche per la città.

Che cosa cambia, in concreto, per i cittadini? Nel breve, analisi e mappatura dello stato delle acque; in prospettiva un ecosistema termale capace di attrarre investimenti e turismo tutto l’anno, oltre le stagioni balneari. Dalle carte alla città, un passaggio che – se accompagnato da trasparenza e continuità – può trasformare le sorgenti da ricordo a risorsa viva.

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