Maxwell Boadu Acosty
Dalla Croazia con coraggio. Maxwell Boadu Acosty, la “Freccia Nera” della Juve Stabia durante la stagione 2012/13, ha sorpreso tutti lasciando nelle scorse settimane Rijeka per trasferirsi all’Anyang, in Corea del Sud. Una decisione particolare, quella del calciatore ghanese, giunta oltretutto quando il campionato locale di K2 era fermo per l’epidemia di Coronavirus che in quel frangente ancora non aveva colpito l’Europa. «Ho ceduto dopo mesi di corteggiamento – ha ammesso l'esterno in una lunga intervista rilasciata ai microfoni del collega Nicolò Schira –, l’idea di trasferirmi dall’altra parte del mondo mi allettava e l’ho presa in considerazione dopo aver riflettuto a lungo con la mia famiglia. Mio figlio dovrà terminare la scuola a Rijeka, solo dopo mi raggiungeranno. A convincermi è stato anche il particolare che Anyang si trova a 5 ore di distanza dai focolai dell’epidemia, anche se, a dire il vero, ho firmato il giorno prima che scoppiasse l'epidemia. Se escludo qualche attimo di timore provato quando sono partito per la Corea e mi sono ritrovato ad Amsterdam circondato da persone con le mascherine, posso dire di essermi sempre sentito tranquillo. Qui l’Amuchina è presente persino nei bar e negli ascensori. Addirittura è il governo a regalare i kit, tant’è che a volte li dispensano in strada e ogni due giorni vengano consegnate due mascherine ad ogni cittadino. Anche in banca ti misurano la febbre. Il peggio qui è alle spalle, le attività hanno riaperto e noi abbiamo iniziato la preparazione». Controlli ferrei anche prima degli allenamenti. «Prima di entrare negli spogliatoi ci sottoponiamo ad una serie di test, basti pensare che nell'ultimo mese ho dovuto sottopormi due volte al tampone. Durante la seduta ci puliamo ripetutamente le mani e la febbre viene misurata con costanza anche nell’arco della stessa giornata. Onestamente sono sereno, l’obiettivo è conquistare la promozione in K1 che la squadra ha perso lo spareggio l’anno scorso. Poi hanno la maglia viola, difficile chiedere di più per chi come me è cresciuto con tra le fila della Fiorentina. Il campionato sarebbe dovuto partire il 4 aprile, anche se è probabile che slitti poichè nessuno vuole giocare a porte chiuse. Il futuro? Vedremo, ora voglio godermi a pieno questa esperienza anche se in Italia ho lasciato il cuore in città come Castellammare che mi hanno accolto alla grande. Piero Braglia mi ha insegnato tanto nell'anno alla Juve Stabia, era un martello che mi ha consentito di migliorare sotto moltissimi aspetti. Il nostro era un bel gruppo con calciatori come Caserta ed Erpen, non è un caso che eliminammo la Sampdoria dalla Tim Cup in un'epica partita al Menti. Seguo tuttora le vespe e tengo a conoscere sempre il risultato. D'altra parte ho un rapporto speciale con Caserta, all'epoca mio compagno di stanza. Fuori dal campo mi trattava come un fratellino, addirittura mi portava la colazione in camera. Ma quando entravamo in campo si trasformava in allenatore e mi richiamava in continuazione. Diventerà un grande tecnico, ne sono certo». Con la speranza che presto si torni in tutto il mondo a parlare di esclusivamente di calcio giocato.
Il tecnico delle vespe entusiasta per la qualificazione ai Play Off, ma avverte: «Il focus è sul presente. America? È il viaggio che conta. Buglio? L'infortunio è meno grave del previsto, è un giocatore essenziale per noi.»