Un singolare disegno provvidenziale fa coincidere l’8 maggio, festa della Madonna di Pompei, con il secondo giorno di Conclave. La preghiera di migliaia di fedeli, giunti nella Città mariana da tutta Italia e da numerose nazioni, per partecipare alla Santa Messa e recitare, a mezzogiorno in punto, la Supplica alla Vergine del Rosario, s’eleva al Cielo nel ricordo grato di Papa Francesco e perché il Padre illumini i Cardinali elettori e dia alla Chiesa un nuovo Pontefice, il buon Pastore che guiderà il popolo di Dio nel cammino d’un tempo difficile. A celebrare il rito e a guidare la recita della Supplica, preghiera mariana che il Beato Bartolo Longo compose nel 1883, è il Cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio, che proprio ieri, nella Basilica di San Pietro e prima dell’ingresso dei confratelli cardinali nella Cappella Sistina, ha celebrato la “Missa pro Eligendo Romano Pontifice”. «Sono a Pompei – dice il Cardinale Re nell’introdurre il rito – perché sempre ho bisogno della Madonna di Pompei, ma sono lieto di essere qui anche per invitare tutti voi a pregare perché la Madonna intervenga presso lo Spirito Santo. Soffi forte perché sia eletto il Papa di cui ha bisogno la Chiesa di oggi e anche il mondo di oggi, travagliato da tante guerre».
Più avanti, al termine della sua omelia, il Decano tornerà ancora a invocare il Padre e a chiedere l’intercessione della Madonna perché il Conclave elegga un «Papa che rafforzi la fede in un mondo caratterizzato da un grande progresso tecnico, ma che tende a dimenticare Dio. Di certo non ci negherà la sua protezione la Madonna, che invochiamo come Sovrana del Cielo e della terra, Regina delle vittorie, Madre nostra e nostra speranza».
Nel suo intervento il Cardinale commenta l’annuncio dell’Angelo Gabriele a Maria, la lettura appena proclamata, tratta dal Vangelo secondo Luca. «Per redimere l’umanità – spiega – Dio ha chiesto il consenso della Madonna. La sorte di tutti gli uomini e di tutte le donne è dipesa dal “sì” di una donna. Non si è trattato solo di accettare la maternità, ma di accettare tutto il progetto divino, fino al Calvario, dove la Madonna rimase in piedi, presso la croce. Come ben sottolineato nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium, «Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma cooperò alla salvezza degli esseri umani con libera fede e obbedienza» (Lumen Gentium, 56). E da quel momento Maria è coinvolta, per decisione di Dio, in un meraviglioso ruolo di collaborazione per la salvezza dell’umanità, mediante la redenzione operata da Cristo. Da quel giorno la storia del mondo è cambiata, perché il Figlio di Dio è entrato nella storia umana e si è fatto uomo». La Madonna, la cui missione è «condurre ogni uomo e ogni donna a Dio», interviene nelle vicende dell’umanità. È dalla Croce, sul Calvario, che «Cristo assegnò alla Beata Vergine Maria una nuova maternità, che si estende da Giovanni a tutti i credenti, aprendo il cuore di sua madre ad una dimensione dell’amore che abbraccia tutti gli uomini e tutte le donne. (…). È ai piedi della Croce di Gesù morente che è nata la maternità spirituale della Madonna nell’orizzonte dell’intera umanità; una maternità animata dal desiderio di aiutarci a crescere spiritualmente e dalla premurosa attenzione a tutti i bisogni e a tutte le sofferenze di ogni creatura umana; sempre disponibile a venire in nostro soccorso».
È alla Madonna che si affida l’umanità. È alla Madonna che si deve l’opera di Pompei, avamposto dell’evangelizzazione e della carità. E la Madonna ha avuto un apostolo, Bartolo Longo, presto santo, che il Cardinale definisce un «grande innamorato di Maria, ma anche grande operatore nel campo sociale in aiuto ai poveri e ai bisognosi. Attorno al Santuario di Pompei, egli volle far nascere una vera cittadella della carità». «La “Nuova Pompei” – afferma il Porporato – è un affascinante e concreto racconto dal vivo di come l'amore per Dio non può essere che amore per il prossimo. Questa è una terra che parla di Vangelo e nel linguaggio che il Vangelo predilige: quello delle opere. È per questo che la “Nuova Pompei” è come una parabola senza tempo che continua a testimoniare, ai nostri giorni, il primato dell'amore, la forza redentiva della Misericordia, la fecondità di quell’attenzione privilegiata ai poveri e agli indifesi che, quando è realmente praticata, non lascia solo tracce, ma trasforma e fa nuove tutte le cose. (…). Ma la storia, quella civile come quella ecclesiale, non si ferma. Anche in questo senso Pompei rappresenta un emblema forte: il suo campanile, di cui tra pochi giorni si celebrerà il centenario dell’inaugurazione, svetta, come pochissimi altri, su un tessuto urbano tra i più densamente abitati d’Europa. Non è un santuario “sopra al monte”, ma nel vivo di una Città che è al tempo stesso centro e periferia, segnata da due storie, quella antica che la maestosità degli Scavi lascia leggere come un libro miracolosamente aperto, e la “Nuova Pompei” dove il miracolo della carità è tanto nelle fondamenta quanto nel presente».
Nell’accogliere il Cardinale Re, l’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo, esprime la riconoscenza di tutta la Chiesa della Città mariana e dei devoti della Vergine del Rosario. «Averla qui a Pompei, davanti al Santuario della Beata Vergine del Rosario per la Celebrazione eucaristica e la recita della Supplica di maggio, nel giorno in cui i Cardinali elettori sono riuniti in Conclave – dice rivolgendosi al celebrante – è un segno ineffabile del suo amore alla Chiesa e della devozione alla Madonna del Rosario alla quale affidiamo anche le nostre preghiere perché lo Spirito di Dio illumini e presieda ogni momento dei lavori. Oggi, infatti, in questo grande Cenacolo in cui, come gli Apostoli siamo perseveranti e concordi nella preghiera con Maria, la Madre di Gesù, la nostra Supplica avrà una speciale intenzione per il Papa che lo Spirito Santo donerà alla Chiesa. È a lui che penseremo quando reciteremo le parole: “benedici, in questo momento, il Sommo Pontefice”». «La Sua testimonianza e il suo esempio – afferma – ci insegnano ancora una volta come si possa amare e servire con zelo la Chiesa nell’unità del Corpo mistico di Cristo. Alla gratitudine non possiamo, perciò, non aggiungere la gioia per una presenza che avvertiamo davvero come un privilegio. Lei, che aveva qui presieduto la Celebrazione Eucaristica e la preghiera della Supplica nel 1996 e nel 2010 ed è stato qui pellegrino tante volte, ne è il primo celebrante, dopo che Papa Francesco, il 25 febbraio scorso, dalla cattedra della sofferenza del Gemelli, ha firmato il decreto per la canonizzazione del Beato Bartolo Longo. Nella sua presenza non possiamo che vedere il compimento, straordinario e misterioso, di un provvidenziale disegno divino, che viene da lontano e nel quale riconosciamo la materna intercessione di Maria».
La Santa Messa, animata dal Coro Pompeiano “Don Franco Di Fuccia”, è stata concelebrata dall’Arcivescovo Salvatore Pennacchio, Presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica; dal Nunzio Apostolico Monsignor Luigi Travaglino; dal Vescovo ausiliare di Napoli, Monsignor Gaetano Castello, dall’Abate dell’Abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni, dom Michele Petruzzelli, e dal clero pompeiano. Hanno partecipato al rito anche gli accolti nelle Opere di Carità del Santuario, guidati dalle Suore domenicane “Figlie del Santo Rosario di Pompei”, dai Fratelli delle Scuole Cristiane e dai responsabili delle case famiglia del Centro per il bambino e la famiglia “Giovanni Paolo II”, che se ne prendono cura. I pellegrini sono stati accolti dalla musica del complesso bandistico “Bartolo Longo-Città di Pompei”.
Il tecnico alla vigilia: «È giusto che Castellammare sogni, ma alzando troppo l’asticella si potrebbe creare stress e non dare importanza a quanto di bello è stato fatto.»