Un frame del video di Papillon Monte Faito
Tavolini in ordine, sedie vuote, nessuna fila al banco: nel video diffuso il 13 agosto dal bar Papillon Monte Faito, affacciato sul piazzale della funivia, l’immagine è quasi irreale. A ridosso di Ferragosto - il picco dell’estate - sul monte regna un silenzio che racconta più di molte statistiche: il Faito è in crisi.
Il colpo più duro è arrivato in primavera, con la tragedia che ha coinvolto la funivia. Da allora l’impianto è fermo, le verifiche proseguono e l’accesso in quota si affida a una linea sostitutiva su gomma. Per chi sceglie una gita in giornata, però, l’esperienza non è la stessa: tempi più lunghi, meno fascino, un’ombra di incertezza che scoraggia i visitatori dell’ultimo minuto. Il risultato è una stagione sottotono, fotografata dai tavolini deserti e dalle serrande che si alzano sapendo già che il passaggio sarà scarso.
A risentirne è tutta la filiera: bar e ristoranti, rifugi, guide, attività outdoor. Il Faito vive anche e soprattutto di flussi brevi - colazioni presto, pranzi veloci, tramonti - e la continuità del collegamento è la sua linfa. Quando l’accessibilità si incrina, il circuito si spegne.
Gli operatori segnalano un calo diffuso della domanda; la navetta su gomma assicura la continuità del collegamento ma non riproduce le condizioni d’uso e l’attrattività dell’impianto a fune. Al momento il quadro è definito da pochi elementi misurabili: impianto fermo, accessi ridotti, incassi in flessione. L’immagine dei tavolini vuoti nel piazzale della funivia resta, a ridosso di Ferragosto, la sintesi più chiara di una stagione in contrazione.
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