Scrivere con le lacrime che scavano gli occhi e con il cuore ostruito dai ricordi presenti di una tragedia senza fine, scrivere per ricordare Carmine, la sua gentilezza, la sua serietà ed il suo attaccamento al lavoro, scrivere per abbracciare quattro cittadini del mondo che avevano scelto di salire in paradiso e sono stati scaraventati all’inferno. Negli ultimi anni la nostra amata montagna aveva imparato a parlare inglese con migliaia di turisti pronti a navigare nel cielo a bordo di quelle due scialuppe magiche che solcavano le nuvole, spinte su da emozioni e meraviglia, con gli occhi affacciati sul golfo di Napoli. Oggi il “sogno” dell’assalto al cielo si è infranto e la caduta fa male, la ferita è aperta e parla l’idioma delle cicatrici, è per sempre. Il rischio vero è di non avere la forza di rialzarsi, di non avere più la voglia di combattere per difendere la bellezza e l’incanto di un posto unico, senza tempo, immortale e quindi divino. Io penso che, proprio nell’ora “più buia”, dobbiamo provare a dire che non è finita, che non può finire così. La magistratura e le forze dell’ordine faranno luce sulle dinamiche del disastro ed accerteranno le eventuali responsabilità e le colpe alla base di queste morti “insensate” che invocano la verità, come ci ha ricordato la moglie di Carmine. Alle nostre comunità spetta il dovere di chiedere in maniera decisa e ferma alle Istituzioni di impegnare energie e risorse per fermare il possibile declino della montagna, il ritorno ad un passato di abbandono ed illegalità.
Monte Faito non può tornare ad essere” luogo di nessuno”, territorio di latitanza criminale, e teatro di economie illegali. Questa è la sfida che abbiamo davanti ed è un cimento che riguarda tutti noi. Mitigare il rischio idrogeologico, riaprire la strada di Quisisana, mettere in sicurezza la strada da Moiano, completare la rete fognaria, illuminare tutte le strade, attenzionare ed intervenire su tutte le alberature pericolose, intensificare il controllo di legalità e di contrasto della camorra, costruire un denso calendario di iniziative culturali ed eventi, predisporre un piano per la valorizzazione del patrimonio sentieristico: questi devono essere i titoli di un programma di rilancio e di “riscatto” per segnare un nuovo inizio per Monte Faito. Dobbiamo fare tutto questo, insieme, non possiamo rinunciare al nostro “paradiso” e non possiamo rinunciare alla “nostra “funivia”. Nel mondo ci sono centinaia di impianti funiviari che funzionano e funzionano bene, in sicurezza. Per noi stabiesi “la panarella” è un tratto d’identità della città, come le Terme ed il cantiere navale e noi non possiamo rinunciare alla nostra identità, perché noi sappiamo chi siamo e chi vogliamo continuare ad essere.
Domani ci sarà un Consiglio Comunale dedicato a Monte Faito, mi auguro che tutto il Consiglio possa individuare la strada migliore da percorrere con indicazioni e scelte chiare e concrete. In questi giorni ho pensato molto a quello che è successo, sarebbe bello se la città di Castellammare decidesse di illuminare, mutuando l’esperienza delle Torri Gemelle a New York dopo l’11 settembre, con 4 fasci di luce, i 4 piloni della funivia: per non dimenticare, per ricordare quelle 4 vite spezzate e per illuminare la speranza dei nostri cuori, messa così a dura prova.
Nicola Corrado
Tante le attività che si sono svolte il primo giorno: l’incontro con i protagonisti della serie “Mare Fuori”, l’appuntamento con l’artista Jago che si è raccontato in un talk e l’esposizione della sua opera “La David”, la presenza della storica a FIAT 1500 della Rai, e tante conferenze e panel di approfondimento.