Dopo 11 anni Giuseppe Pesacane ha lasciato ieri il carcere di massima sicurezza di Opera, a Milano. Il 63enne, presunto capo dell'omonimo clan egemone tra Boscoreale e Scafati, era finito in galera perché ritenuto colpevole di associazione mafiosa, estorsioni e traffico internazionale di stupefacenti. Torna praticamente libero dopo poco più di un decennio, da quando cioè - all'epoca latitante - fu individuato e arrestato a Coccaglio, nel Bresciano. Fino al prossimo 18 ottobre Pesacane dovrà comunque scontare un residuo della pena presso un'associazione di volontariato in Sardegna. Dal mese prossimo, però, sarà definitivamente libero per fine pena.
Ad arrestarlo, il 23 agosto del 2007, furono i carabinieri del gruppo di Torre Annunziata e quello della compagna di Chiari (proprio in provincia di Brescia), a conclusione di una lunga attività investigativa. Pesacane era infatti latitante da diversi mesi per sfuggire ad un'ordinanza di custodia cautelare emessa il 14 marzo 2007 dal tribunale oplontino, che lo condannava a 12 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e traffico di stupefacenti.
Quando i militari riuscirono finalmente a braccarlo, l'uomo era in possesso di un documento di identità falso. Pesacane non oppose la benché minima resistenza. Fu prima recluso nella casa circondariale di Brescia, per essere poi trasferito nel carcere di massima sicurezza di Opera, dove è rimasto fino a ieri. Il presunto boss non ha mai voluto collaborare con la giustizia. Dal momento della sua cattura, tuttavia, il clan ha iniziato il proprio lento declino sul territorio, dove tuttora - secondo fonti investigative - sembra operare con meno profitto.
Nel primo giorno d’estate, il Parco è stato restituito ai cittadini con l’esibizione degli studenti del Severi, Di Capua e Bonito-Cosenza per la Festa della Musica. Il sindaco: «Lo abbiamo fatto con le scuole, le associazioni e tanta gente. Ora avanti verso il recupero delle acque»