Stabia: cultura antica e contemporanea
shareCONDIVIDI

29 Settembre: festa dei Santi Arcangeli

Dai Monti Lattari e Faito una lunga prospettiva di fede e di arte.

tempo di lettura: 6 min
di Antonio Ziino
28/09/2013 0.25.02

Settembre è considerato da tempi remoti la festa di San Michele e delle castagne per la grande raccolta di questi frutti che dalle nostre parti abbondano sulle alture dei monti e delle colline.

La festa principale del Santo, dalle nostre parti, è ovviamente sul Monte Faito, cima alta dei Monti Lattari, dove nel celebre Santuario, fatto e rifatto più volte a quote diverse, sin dal IX secolo, si celebra la festività di San Michele Arcangelo, indicato come Capo delle milizie angeliche nella lotta contro Lucifero; In Apocalisse (XII,7),  si accenna alla sua battaglia con Satana, che è il tema comunemente ripreso nella iconografia cristiana. Il Santo viene raffigurato, con le ali e nelle vesti di guerriero, con lancia o spada per trafiggere il "Maligno sotto le vesti di un Drago".

Insieme con San Michele si festeggiano, in una sola data, il 29 settembre,  anche gli arcangeli Gabriele e Raffaele (24 marzo e 24 ottobre) a seguito della riforma del Calendario Liturgico cattolico promulgato dal Concilio Vaticano Secondo.

La festa di San Michele sul Monte Faito è molto antica e si celebra sempre "con grande concorso di gente" proveniente anche dalle "più lontane provincie".

Certo, oggi il Faito è Cambiato: dopo gli interventi di enti pubblici e privati che realizzarono un gran numero di villette e la nascita dell'Associazione Amici del Faito (costituita il 13 giugno 1954, di cui facevano parte Ermelindo Matarazzo di Licosa, Enzo Bevilacqua, Ivo Vanzi, Salvatore Di Prisco, Pasquale Cascone, Antonio De Meo e Amilcare Sciarretta, vero promotore della ricostruzione del Tempietto e di tante altre importanti iniziative, il Villaggio, che pure aveva conosciuto momenti di notorietà, oggi, a parte l'attività del Santuario, i Monti Lattari sono saliti agli onori delle cronache anche per fatti criminosi per la presenza di bande di camorristi, per la coltivazione di canapa indiana, per spaccio di stupefacenti.

La polizia ha distrutto ultimamente circa trecento piante, ma se la guardia si abbassa, il fenomeno si ripete, come, ormai, avviene da anni.

Detto ciò, la località rimane di grande attrazione turistica.

Per arrivarci, la zona è servita, anche se con interruzioni, da due strade e a mezzo di un'ardita funivia che parte dalla stazioncina di Castellammare di Stabia, e conduce, in appena otto minuti di percorso (ma in alcuni periodi non funziona), al villaggio alpestre di Monte Faito, situato ad oltre millecento metri sul livello del mare, in posizione, come detto, veramente incantevole: di fronte al Vesuvio e al golfo di Napoli celebrato in ogni parte del mondo.

Monte Faito è da secoli privilegiato luogo per escursioni (anche di competizione) e gite di piacere. La montagna non è tutta di Castellammare di Stabia. Dopo secoli di polemiche, "guerre legali" interventi di Papi e Re, fu stabilito finalmente che la parte "ecclesiastica", con il Santuario di S. Michele, appartiene ora alla Diocesi stabiese (oggi, dopo il decreto del 30 settembre 1986 della Sacra Congregazione dei Vescovi, arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia), mentre per la parte "civile" è di competenza di Vico Equense e della  nuova arcidiocesi, di cui fanno parte i Comuni di Anacapri, Capri, Casola di Napoli, Castellammare di Stabia, Gragnano, Lettere, Massa Lubrense, Meta, Piano di Sorrento, Pimonte, Pompei (per la parte rientrante  nella parrocchia di Messigno-Fontanelle), Sant'Agnello, Sant'Antonio Abate, Santa Maria La Carità, Scafati (parte rientrante nella frazione Mariconda), Sorrento, Vico Equense.

E' un territorio, come si può notare, di notevoli potenzialità e grandi risorse (paesaggi, terme, scavi archeologici, cantieristica (settore non inquinante), che se adeguatamente sfruttate potrebbero cambiare, finalmente la fisionomia del comprensorio con  risvolti socio-economici di notevolissime dimensioni.

La località, già antichissimo centro di fede per la presenza del famoso santuario dedicato all'Arcangelo Michele sin dal IX secolo, come vollero precisare i canonici del Capitolo  nelle memorie dell'Ottocento, ha costituito sempre, specialmente nel medioevo, un sicuro rifugio per gli abitanti che per sfuggire alle scorrerie dei Longobardi e alle angherie dei Bizantini, abbandonavano le pianure e se ne salivano sui monti guidati dai loro vescovi. I Monti Lattari, comprendenti anche l'altopiano di Faito, sono stati sempre l'estremo baluardo della libertà dei popoli e l'ultimo rifugio per gli intrepidi che non vollero piegarsi alla volontà degli invasori. I Longobardi potettero spingersi fino ad assediare la Punta della Campanella ed Amalfi, ma non riuscirono mai a sottomettere le popolazioni delle falde dei monti e del litorale che, all'avvicinarsi di ogni pericolo, si mettevano in salvo. Il fuggi fuggi era quasi continuo a causa dei Longobardi che miravano ad impadronirsi delle cittadine marittime protette dalla flotta bizantina. In tali miserande condizioni l'esistenza degli abitanti delle pianure diveniva impossibile, ecco perché la loro salvezza erano i monti sui i quali essi, aiutati dai i loro vescovi e dai monaci benedettini, si attrezzavano e creavano nuove condizioni di vita. Di questa situazione di profonda tristezza, troviamo ampie citazioni e commenti nel ricco epistolario del santo pontefice Gregorio Magno e nella cronaca dell'Anonimo Sorrentino, un monaco benedettino vissuto verso la fine del IX secolo che ci parla anche dell'intenso apostolato dei santi Catello e Antonino, rispettivamente protettori di Stabia e Sorrento.

Superato pian piano quel brutto periodo, difatti, il santuario- che insieme con quello sul Gargano in Puglia e a quello sul monte Michael in Normandia era il più celebre per il culto a San Michele - divenne ben presto meta di numerosi pellegrinaggi e le contrade a valle, già testimoni di sanguinose battaglie, sono diventate a mano a mano dei fiorenti centri turistici, ricchi di bellezze naturali e di opere d'arte. Infatti, scorrendo dal mare la costiera sorrentina da Castellammare di Stabia, città nota per le sue ben ventotto sorgenti di acque medicamentose, conosciute già ai tempi dei romani e descritte e prescritte da naturalisti e clinici quali Plinio, Galeno, Columella, alla Punta della Campanella, si vede subito la Punta Orlando, dominata dalle erte pendici del Faito, dove inizia la penisola. Segue poi una insenatura dove hanno trovato posto alcuni stabilimenti balneari prospicienti i chiarissimi specchi d'acqua con sorgenti solforose. Dopo i bagni minero marini dello Scraio, ecco Vico Equense, costruita per opera di Carlo d'Angiò sulle rovine dell'antica <<Città degli Equi>>. Oggi vico Equense  è una cittadina che gareggia con i principali centri turistici della zona e si è fatta conoscere, in Italia e all'estero, grazie al suo clima, alle bellezze naturali e allo sforzo davvero notevole negli ultimi anni, di adeguare le sue strutture alle esigenze di una moderna industria turistica.

Più avanti viene l'ampia e ridente marina di Equa, alla quale sovrasta il casale di Seiano, sorto intorno alla villa del patrizio romano Seio.

L'itinerario continua, con Meta, Piano, Sorrento, Massa Lubrense, S. Agata sui due Golfi. E' un viaggio nel sogno che desta l'interesse dei turisti e degli studiosi.

Video
play button

Verso Brescia - Juve Stabia. Conferenza stampa di mister Guido Pagliuca

Il tecnico delle vespe entusiasta per la qualificazione ai Play Off, ma avverte: «Il focus è sul presente. America? È il viaggio che conta. Buglio? L'infortunio è meno grave del previsto, è un giocatore essenziale per noi.»

9 ore fa
share
play button

Juve Stabia - Catanzaro 2-0 Pagliuca. «Dobbiamo focalizzarci sul viaggio verso l'America»

01/05/2025
share
play button

Castellammare - Il primo maggio nel ricordo di Carmine Parlato

01/05/2025
share
play button

Verso Juve Stabia - Catanzaro. Conferenza stampa di mister Guido Pagliuca

30/04/2025
share
Tutti i video >


keyboard_arrow_upTORNA SU
Seguici