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Castellammare - Terme, 4 ex consiglieri scrivono ai commissari: «chiarezza sulla difesa legale»

Lunga missiva di Michele Starace, Antonio Scala, Andrea Di Martino e Francesco Nappi ai commissari prefettizi. Ecco cosa fanno notare.

tempo di lettura: 4 min
17/08/2022 09:47:19

La sentenza della Suprema Corte di Cassazione circa i lavoratori delle ex Terme è, per i beni del Comune di Castellammare di Stabia, una vera e propria “mazzata”. Un esito a cui si è giunti dopo anni di battaglie legali e che, secondo gli ex consiglieri comunali Michele Starace, Antonio Scala, Andrea Di Martino e Francesco Nappi, fa trapelare una gestione non proprio eccelsa della fase difensiva da parte della Sint. Per questo, i quattro ex consiglieri comunali hanno deciso di scrivere ai commissari prefettizi del comune stabiese soffermandosi “su due aspetti che i sottoscritti estensori della presente non riescono ad oggi a darsi delle risposte”.

“Il primo caso evidente a tutti – si legge nella loro missiva - è la revoca del difensore di primo grado della SINT che aveva anche conseguito un risultato eccezionale in termini di tutela del patrimonio immobiliare della menzionata SINT, tanto da vincere nel primo grado di giudizio. Quale beneficio ha portato la nomina dei nuovi legali perpetrata dall’attuale liquidatore? Per quale motivo è stato revocato l’avvocato che ha conseguito un buon risultato mentre si è continuato a dare fiducia allo stesso legale soccombente in Appello?. Altro aspetto molto controverso della già contorta e difficile vicenda delle Ex Terme di Stabia è la motivazione addotta dalla Suprema Corte di Cassazione circa l’inammissibilità del ricorso proposto in nome e per conto della società SINT SPA. Testualmente si legge dall’ordinanza n. 24757/2022 emessa dalla Sezione L: …la violazione della disciplina sul rito assume rilevanza invalidante soltanto nell’ipotesi in cui, in sede di impugnazione, la parte indichi lo specifico pregiudizio processuale concretamente derivatole dalla mancata adozione del rito diverso….perchè essa assuma rilevanza invalidante occorre infatti che la parte che se ne dolga in sede di impugnazione indichi il suo fondato interesse alla rimozione di uno specifico pregiudizio processuale da essa concretamente subito per effetto della mancata adozione del rito diverso….tale onore non è stato in concreto osservato…. In una prima lettura pare che la Suprema Corte ammonisca la difesa di non aver saputo articolare il ricorso e per tali ragioni viene dichiarato inammissibile il primo motivo dello stesso. Sorge spontanea la domanda: perché la difesa compie questo errore? Inoltre continuando la lettura della suindicata ordinanza della Corte di Cassazione si evince anche: la denunzia di violazione di norma di diritto riferita all’art. 2112 cod. civ. NON è articolata con modalità conformi alle indicazioni del Giudice di legittimità….deduzioni che difettano del tutto nel caso di specie… Perché due errori nello stesso ricorso? Le perplessità dei sottoscritti estensori della presente scaturiscono principalmente dalla dichiarazione di Inammissibilità assunta dalla Suprema Corte. Pare quasi di leggere che le doglianze difensive potevano essere accolte se scritte nel modo giusto.  Una simile conclusione se fosse confermata sarebbe di una gravità assoluta. Non vogliamo vedere fantasmi in una situazione così complessa e travagliata già di suo, ma i dubbi nascono spontanei considerata l’inerzia della passata amministrazione sciolta per camorra.  Infatti l’unica alternativa fattibile degli allora amministratori era sempre ed esclusivamente quella di vendere i beni per pagare i debiti senza un minimo di tutela per un patrimonio unico della nostra città.  Peraltro l’inerzia amministrativa si è registrata anche nei confronti di una trattativa da intraprendere con la Regione Campania affinchè quest’ultima acquistasse tutto il patrimonio della SINT SPA in tal modo lo stesso poteva continuare ad essere un bene pubblico. Infine, sorge anche spontaneo chiedere spiegazioni sulle ragioni che hanno spinto la società, dopo la soccombenza in appello, a non procedere al licenziamento dei lavoratori secondo norma e di conseguenza dalla sentenza di appello ad oggi si sono fatti maturare altri interessi al già enorme debito. Per le suestese ragioni, si invitano le S.V. ad una verifica sull’intera vicenda processuale affinchè venga eliminato ogni dubbio che è lecito avere nei confronti di nomine fatte da un’amministrazione sciolta per camorra.  Inoltre si invitano le S.V. a prendere contatti con la Regione Campania e verificare se la stessa è ancora interessata all’acquisto dell’intero patrimonio della SINT Spa per consentire che lo stesso continui ad essere un bene pubblico e di conseguenza non vada nelle mani dei soliti speculatori” conclude la lettera.

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