Erano stati ritenuti “inaccessibili” secondo una relazione degli agenti di polizia municipale, riportata nel dossier della commissione d’accesso, che ha smentito le indicazioni fornite all’epoca dalla polizia. Quei terreni sul Faito, confiscati alla criminalità organizzata nel 2014, sarebbero rimasti ancora in possesso del clan per gli affari loschi dei Di Martino. Ma ora i commissari straordinari hanno deciso di mettere la parola fine alle azioni criminali dei boss e alle coltivazioni di marijuana da immettere sul mercato illecito della droga. I manufatti costruiti in quei terreni confiscati saranno demoliti, come previsto nella determina dirigenziale che si allinea all’indirizzo fornito dai commissari straordinari. Qui beni, d’altra parte, “non sono utilizzabili per alcuna finalità pubblica”, si legge nella determina, in quanto si tratta di “baraccamenti in lamiera, con struttura mista in ferro e blocchi in lapilcemento, del tutto fatiscenti e privi di ogni requisito statico-strutturale oltre che igienico-sanitario”. Una disamina tecnica che ha convinto il dirigente dell’ufficio tecnico a procedere con l’abbattimento, che di fatto chiude un capitolo buio sulla gestione di quei terreni confiscati alla criminalità organizzata. Un capitolo che, come emerge ancora dalla relazione istruttoria della determina dirigenziale, risale già a venti anni fa. Quei manufatti, o almeno una parte di essi, sono stati già oggetto di provvedimenti repressivi con tre ordinanze di ripristino dello stato dei luoghi, risalenti al settembre 2003, all’aprile 2005 e al maggio 2011, per ingiungere al proprietario Vincenzo Di Martino di abbattere gli abusi. Una serie di provvedimenti mai ottemperati dal proprietario, in assenza anche di controlli per un intero decennio, per verificare se lo stesso avesse proceduto alle demolizioni.
«Il pubblico è stato spettacolare, questa è anche la vittoria di Castellammare. Abbiamo vinto un campionato difficile contro squadre organizzate e con una forte identità».