La camorra torna a far tremare l’indotto industriale stabiese. Una ditta con sede a Castellammare di Stabia è stata ufficialmente estromessa da Fincantieri, colosso italiano della cantieristica navale, a seguito di una delicata inchiesta della Direzione Investigativa Antimafia che ipotizza collegamenti dell’azienda con la criminalità organizzata locale. La decisione è giunta nella giornata di ieri, a circa un mese e mezzo dal blitz scattato nel cuore dell’estate nel cantiere navale di via Caio Duilio, quando trenta agenti dell’Antimafia fecero irruzione sequestrando una mole significativa di documentazione.
Al centro dell’indagine, mantenuta al momento sotto stretto riserbo, ci sono presunti legami tra l’impresa estromessa e ambienti riconducibili al clan D’Alessandro, gruppo egemone della camorra stabiese. Ma l’inchiesta potrebbe allargarsi, puntando i riflettori anche su altre aziende impegnate negli appalti Fincantieri, ritenute «in odore di camorra».
Le ombre del passato
Non è la prima volta che la criminalità organizzata tenta di infiltrarsi nel sistema degli appalti pubblici e industriali di Castellammare. Le inchieste della Direzione Distrettuale Antimafia, in passato, hanno già documentato un sistema fatto di estorsioni, assunzioni clientelari e minacce. Il metodo? Pizzo fino a 200mila euro e l’obbligo per le ditte di assumere familiari di affiliati ai clan.
La reazione di Fincantieri
Fincantieri ha preso una posizione netta e immediata: «Nei rapporti con i fornitori vengono richiesti standard elevati di correttezza e trasparenza», ha fatto sapere l’azienda in una nota ufficiale, confermando l’estromissione della ditta sospettata e sottolineando il rispetto degli impegni previsti dal Protocollo di legalità firmato lo scorso 4 giugno con il Ministero dell’Interno. Il protocollo, che aggiorna un’intesa già in vigore dal 2017, punta a rafforzare gli strumenti di prevenzione contro le infiltrazioni mafiose, estendendo i controlli anche alle società controllate con sede legale in Italia.
Tra le misure previste c’è anche la creazione di una Cabina di regia congiunta tra Ministero e Fincantieri per monitorare l’attuazione del protocollo e garantire il rispetto degli standard nei rapporti contrattuali con fornitori, appaltatori e subappaltatori.
Lavoratori coinvolti: si apre la fase del ricollocamento
La ditta esclusa impiegava circa 100 operai. Sui social, nelle score ore, diversi appelli dei lavoratori della ditta estromessa, con chi è pronto a giurare e garantire sul titolare della ditta . Intanto Fincantieri ha voluto rassicurare i lavoratori coinvolti: «La priorità dell’azienda è garantire la continuità occupazionale». Sono infatti già in corso le procedure per il ricollocamento presso altre aziende dell’indotto. Il gruppo ha inoltre ribadito che lo stabilimento stabiese rappresenta «un presidio industriale strategico», con attività già pianificate fino al 2029.
La decisione di Fincantieri rappresenta un segnale forte nella lotta contro le infiltrazioni mafiose nel tessuto economico campano. Ma il caso della ditta estromessa dimostra anche quanto sia ancora vulnerabile il settore industriale a pressioni criminali. Sarà ora compito della magistratura fare piena luce sui legami tra imprese e camorra, mentre alle istituzioni spetta il compito di rafforzare ulteriormente i controlli e tutelare il lavoro onesto.
Le interviste a Fabio Mangone - Direttore Museo Correale; Luca Di Franco - Sovrintendente Antichità, Belle Arti e Paesaggio; Gaetano Mauro - Presidente Museo Correale.