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Viaggio nel Napoli Club Bologna - Passione e Identità: 20 anni di passione tra calcio e sociale

Il presidente Maurizio Criscitelli «Al Napoli serve una rifondazione. Chi resta deve credere nel nuovo progetto, e sposarlo con entusiasmo»

tempo di lettura: 9 min
di Giovanni Minieri
25/05/2024 09:14:08

C’è uno spicchio importante di azzurro anche a 600 km da casa. Precisamente tra le montagne dell’Appennino tosco-emiliano ed il cuore della Pianura Padana. Napoli ed il Napoli stan lì a far capolino in una città d’arte, commercio e cultura, dove i ben 40 km di portici son diventati recentemente patrimonio UNESCO. Chiamata città “Dotta” per l’ambitissima università o “Grassa” per la straordinaria prelibatezza della propria gastronomia, Bologna ha un centro storico tra i più visitati d’Europa, che brulica di vita per 365 giorni all’anno.
È proprio nel capoluogo dell’Emilia-Romagna  che compie 20 anni il Napoli Club Bologna – Passione e Identità. Non un semplice Club come dice la definizione stessa, ma un centro di aggregazione che unisce “febbre” sportiva e senso di appartenenza tutto partenopeo. La squadra cara al presidente Aurelio de Laurentiis prima di tutto, ma anche tante attività a sfondo sociale che rendono il Club un autentico punto di riferimento per i tifosi azzurri e non solo. Il Napoli Club Bologna - Passione e Identità è storia: nasce nel 2004 grazie all’anima eclettica e poliedrica del Presidente Maurizio Criscitelli, che ci introduce nel suo mondo a tinte azzurre.

Com’è nata l’idea di creare un Napoli Club a Bologna?

“Il nostro Club nasce nel 2004, per cui questo è un anno importante visto che celebriamo i 20 anni di attività. Quando Aurelio De Laurentiis decise di rilevare il Napoli dalle ceneri del fallimento ripartendo dalla Serie C, diedi vita (insieme ad altre due persone che ora non fanno più parte del club) al Club Napoli Bologna. Cadeva esattamente il 1° agosto 2004: non una data casuale”.

Quanti soci avete e quali sono le attività principali che svolgete all’interno del club?

“Io dico sempre che il nostro Club è anomalo, nel senso che portiamo avanti tante iniziative nel sociale. Portiamo il nome di NCB – Napoli Club Bologna Passione e Identità: dove per passione intendiamo quella calcistica, mentre l’identità è quella partenopea che ci contraddistingue. Fin dagli albori siam sempre stati presenti in gradinata, in trasferta come al Maradona. Talvolta in poche unità, altre volte in 100 oppure in 500, non abbiamo mai fatto mancare il supporto alla nostra squadra del cuore. La nostra macchina organizzativa funziona molto bene. In base alle richieste o alla tipologia di partita, parte la mobilitazione in macchina, minivan o autobus. Tengo sempre a sottolineare che il NCB Passione e Identità ha una duplice funzione: sportiva per aggregare i tifosi azzurri, e solidale poiché siamo impegnati attivamente in campagne di carattere sociale. Nel 2022 abbiamo istituito il Premio Impegno Civile Michele Ammendola che porta il nome di un socio del Club purtroppo scomparso. Ogni anno premiamo un personaggio del territorio napoletano che si è contraddistinto per il proprio contributo intellettuale e sociale. L’anno scorso il riconoscimento è stato consegnato a Carmela Manco, presidente dell’Associazione Figli in Famiglia, con il quale dall’aprile del 2023 abbiamo iniziato un progetto denominato “Diamo un calcio alla camorra” che tuttora stiamo portando avanti. L’estate scorsa abbiamo ospitato 5 bambini dell’Associazione portandoli in ritiro con noi a Dimaro, e ci apprestiamo a ripetere l’iniziativa quando il Napoli ripartirà per il Trentino in occasione della “nuova” pre-season 2024/25. Ma le iniziative non si fermano qui. Penso ad esempio alla Festa Scudetto di fine campionato scorso, quando abbiamo organizzato una cena il cui incasso è stato devoluto a una cooperativa del territorio denominata “L’Orto” di Vedrana di Budrio rimasta colpita dall’alluvione. Abbiamo organizzato tante presentazioni di libri: “Il resto della settimana” di Maurizio De Giovanni, “La notte prima” di Massimo Ugolini, “Il Napoli di Maradona” firmato da Marco Bellinazzo, così come andando più indietro nel tempo abbiamo ospitato autori come Enrico Varriale o Vittorio Raio. Da sempre il nostro Club è vicino alle fasce più deboli. Ad esempio in occasione dell’amichevole pre-campionato 2015 tra Nizza e Napoli con Sarri in panchina, facemmo una raccolta di medicinali e beni di prima necessità per i migranti accampati sulla scogliera di Ventimiglia. Oppure quando ci fu il crollo del Ponte Morandi, portammo aiuti umanitari al Comune di Genova in occasione di Sampdoria-Napoli. Da 11 anni conduco con orgoglio una trasmissione chiamata “Voce Azzurra” che va in onda sul digitale terrestre in Emilia-Romagna. Per sgombrare il campo dal qualsiasi tipo di equivoco, ho fatto questa scelta solo ed esclusivamente allo scopo di dar voce a tutti i tifosi del Napoli presenti sul territorio, senza alcuna velleità di svolgere la professione di giornalista. Abbiamo una sede di circa 150 mq, al cui interno c’è una web-tv denominata “NetLike”: progetto firmato NCB attraverso il quale siamo editori di trasmissioni in onda in Campania come SmallBall (approfondimento sul basket) o Solo per la maglia (approfondimento sul Napoli con Pasquale Tina, Dario Sarnataro, Ciro Troise e Ivana Marcellino). Un'altra cosa di cui sono orgoglioso è aver intitolato la sede del Napoli Club Bologna sita in Via delle Fonti, alla memoria di Giancarlo Siani, giornalista assassinato dalla camorra a soli 26 anni nel 1985.

A pochi giorni dall’uscita del film, qual è stato il momento più bello dello Scudetto?

"Premetto di non aver visto “Sarò con te” in sala. Il momento più bello della memorabile stagione scorsa, è stato il gol di Raspadori all’Allianz Stadium dove eravamo ovviamente presenti. Se devo scegliere un altro fotogramma, prendo quello della festa che abbiamo organizzato qui a Bologna. Celebrazioni sobrie come giusto che fosse a causa dell’alluvione, ma il momento più toccante è stato vedere neo 30enni piangere per aver realizzato un sogno. Io sono classe ’72, per cui per me il terzo Scudetto è stato quello della maturità. Quando alzammo al cielo i primi due titoli, avevo rispettivamente 15 e 18 anni, e devo dire che a quell’età si è letteralmente “malati” di Napoli e del Napoli. L’anno scorso ho gioito anche e soprattutto per quelle generazioni alle quali dicevi sempre che non avrebbero potuto capire. Ora posso finalmente dire ai 30enni, che hanno avuto l’opportunità di comprendere cosa sia la vera gioia".  

Ti aspettavi una stagione simile, e quali secondo te i maggiori responsabili?

“Assolutamente no. Anzi, ero tra gli illusi a pensare che il Napoli potesse aprire un ciclo, continuando a vincere. Poi, nel momento in cui sono andati via Spalletti e Giuntoli, con il presidente De Laurentiis che ha deciso di accentrare tutte le funzioni, ho subito pensato e temuto che la stagione potesse diventare catastrofica. Questa idea si è ulteriormente rafforzata con l’annuncio di Rudi Garcia come nuovo allenatore, anche se in cuor mio speravo sempre di sbagliarmi. Credo che il patron del Napoli abbia commesso soprattutto due grossi errori: la scelta del tecnico ex Roma per dar seguito e continuità ad un’annata straordinaria, ma soprattutto quella successiva di Mazzarri, quando si poteva già programmare un progetto a più lungo respiro puntando su una figura più credibile. Questo, onestamente, non riesco proprio a perdonarglielo. Purtroppo alla fine il tempo è galantuomo. Il terreno di gioco resta da sempre il giudice supremo, e quest’anno ha dato torto al presidente De Laurentiis. Per il futuro, confido tanto nella sua proverbiale fortuna, perché quella buona sorte si trasforma inevitabilmente nella mia gioia”.

Resta un filo sottile di speranza Conference. Ci credi? Sarebbe importante per l’appeal internazionale del club?

“Onestamente non ci credo. Ho smesso di credere a qualsiasi competizione europea già da qualche mese. Il Napoli, attraverso i risultati sul campo, sta facendo davvero di tutto per restar fuori da qualsiasi cosa. Ovviamente se dovessimo centrare l’obiettivo Conference sarebbe oro colato in questo momento, anche se i numeri dicono che la squadra guidata da capitan Di Lorenzo non meriterebbe neanche l’Europa meno prestigiosa. In ogni caso, più che la Conference, per la prossima stagione mi auguro un’autentica rifondazione con un progetto credibile, dirigenti competenti ed uno staff tecnico importante a partire dall’annuncio del nuovo allenatore”.  

Ricostruzione imminente: qual è il tuo profilo preferito sulla panchina, e quali calciatori dovrebbero essere i punti fermi?

“A prescindere dai nomi, ritengo che i calciatori debbano restare con entusiasmo, e credere nel nuovo progetto che gli si illustri. Altrimenti tutto è inutile. In una squadra di calcio conta il lavoro di un team, e il gruppo si impegna seriamente soltanto se c’è fervore e passione al proprio interno. Faccio un esempio su tutti: Victor Osimhen. Al 99% andrà via, ma a mio parere la scorsa estate non è rimasto con la giusta euforia e grinta. Premetto che se dipendesse da me (e per fortuna della casse del Napoli non lo è) non venderei mai Osimhen e Kvaratskhelia, tra poco andranno fatte valutazioni attente ed importanti. Se il georgiano (le cui qualità tecniche sono indiscutibili) dovesse restare controvoglia, solo perché bloccato da un contratto a lungo termine che gli farebbe perdere faraoniche offerte d’ingaggio provenienti da altri lidi, sarebbe destabilizzante e controproducente per tutti. Poi conterà inevitabilmente il budget che De Laurentiis metterà a disposizione del nuovo ds, sperando che questa figura possa svolgere il proprio ruolo nel vero senso della parola, con ampi margini di manovra. Per quanto riguarda la guida tecnica, il mio sogno irrealizzabile si chiama Jurgen Klopp, ma so benissimo che si tratta di pura utopia. Per il resto, non ho un profilo preferito, ma spero soltanto che il prescelto sposi in pieno il progetto della società, e possa lavorare in piena sintonia con De Laurentiis e tutto il suo staff. Il più adatto, però, potrebbe essere Gian Piero Gasperini, fresco di Europa League vinta pochi giorni fa contro il quasi irresistibile Bayer Leverkusen”.  

Quali sono i posti che consigli di visitare ai tifosi azzurri di passaggio a Bologna?

“Bologna è una città piccolina, per cui non ci sono tantissime attrazioni: direi il Santuario di San Luca e Piazza Maggiore. Poi ovviamente, consiglio ai Napoli in visita nella città felsinea, di prendersi un caffè al Napoli Club Bologna. Quest’ultimo è a mio parere il posto più importante della città, anche se forse sono un po’ di parte”

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