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Verso Napoli-Como. Il direttore di LarioSport Luca Pinotti «Il Como è tornato in A con programmazione e competenza»

«La crescita del brand sportivo va di pari passo con quella della città. C'è entusiasmo in vista di Napoli: Nico Paz un valore aggiunto »

tempo di lettura: 9 min
di Giovanni Minieri
02/10/2024 10:45:57

Il settimo turno di campionato si apre con una sfida molto affascinante, che in Serie A manca da ben 25 anni. Corre infatti la stagione 1988/89, quando il Napoli di Maradona supera in rimonta il Como al termine di una partita effervescente, che mantiene gli spettatori incollati al proprio posto in gradinata fino ai minuti finali. Apre le danze Careca, poi i lariani ribaltano il risultato con Corneliusson e Simone, quindi il pari di Neri e la rete di Andre Carnevale a 8 minuti dal triplice fischio finale indirizza la gara a favore della squadra guidata da Ottavio Bianchi. Da allora Napoli e Como si sono affrontate soltanto in altre 3 occasioni, ma non più in massima serie. Prima nella fase a gironi della Coppa Italia 1999/2000, con il Napoli che chiude al primo posto pur essendo fermato sull’1-1 dai lariani a Fuorigrotta. Poi altre due sfide in Serie B con il Como capace di espugnare il San Paolo in entrambe le occasioni: 1-2 nella stagione 2001/02 (con Allegretti e Taldo a rimontare il vantaggio iniziale degli azzurri firmato Montezine), e 0-1 in quella 2003/04 grazie ad un guizzo nel finale di Bressan.

Nel frattempo, tanta acqua è passata sotto i ponti. Dopo 21 anni di montagne russe tra Dilettanti, Serie C e Serie B, il Como è tornato in Serie A. Alla sua maniera. Conquistando la promozione all’ultima giornata, superando sul rettilineo finale il Venezia, e conquistando così l’ultimo posto utile per la promozione diretta. Questa volta, non c’è alcuna intenzione di fermarsi. La facoltosa proprietà indonesiana che fa capo ai fratelli Hartono, attraverso investimenti importanti ma mai smisurati, ha voglia di investire nel brand Como per costruire una solida realtà capace di unire lo sport al turismo.

In panchina siede Cesc Fabregas. Bicampione d’Europa e Campione del Mondo con la Spagna, l’ex calciatore sta cercando di esportare sul Lago la sua filosofia fatta di risultati attraverso un’identità di gioco ben delineata. Nomi importanti, insieme a giovani di prospettiva e due comaschi doc come Cutrone e Iovine. Pian piano i risultati stanno arrivando, e la squadra lariana è reduce da 3 risultati utili consecutivi con ben 8 reti all’attivo fondamentali per avere la meglio su Atalanta ed Hellas Verona nelle ultime due uscite.

Venerdì sera sale il coefficiente difficoltà, con gli uomini di Fabregas che proveranno ad insidiare la capolista Napoli, a sua volta in grande fiducia e forte di una serie positiva aperta di 5 successi ed 1 pari nelle ultime 6 gare in tutte le competizioni.

Per analizzare nei dettagli la sfida tra Napoli e Como, è intervenuto ai nostri microfoni Luca Pinotti, direttore di LarioSport e collaboratore per La Provincia e Tuttosport.

In 7 anni il nuovo Como, ripartito dalle ceneri del fallimento, è stato protagonista di una cavalcata dalla D fino alla Serie A riconquistata dopo ben 21 anni: qual è il segreto alla base dei successi della nuova proprietà?

"In primis la programmazione, che ha dato i suoi frutti attraverso investimenti inizialmente oculati, e poi ovviamente più importanti dopo la conquista della massima serie. Quindi un ruolo importante lo han giocato anche persone lungimiranti, con l'occhio sempre rivolto al futuro. C'è da dire che, di pari passo con la crescita sportiva, è andata avanti quella del brand Como. Non a caso esiste una grande unione tra il marchio Calcio Como 1907 e quello del Lago di Como. L'obiettivo della proprietà è quello di far girare l'immagine della città a 360 gradi: partendo dallo stadio, passando per la squadra, fino ad arrivare al lago. D'altra parte, osservando i social del club, appare evidente quel legame indissolubile tra turismo e sport. C'è infine tanta competenza, un pizzico di fortuna, ed una progettualità importante che non conosce soste".

Fin dall'estate c'è stata una campagna di sensibilizzazione dei comaschi verso la squadra della propria città. Dai post social molto identitarii, fino al comasco Cutrone (senza dimenticare Iovine) come punto di forza della linea offensiva. Ti aspettavi una risposta così importante della città?

"Assolutamente sì, perché il ritorno in Serie A sta calamitando l'attenzione anche di chi magari aveva il Como nel cuore come seconda squadra, o di semplici curiosi che han voglia di godersi lo spettacolo di una gara di Serie A sotto casa. La richiesta di abbonamenti è stata altissima rendendo impossibile accontentare tutti, anche perché la società ha deciso di mantenere una quota piuttosto alta di biglietti in vendita, così da permettere l'ingresso allo stadio al maggior numero di persone possibile. Ovviamente parliamo di tutti i settori ad eccezione della Curva: il cuore pulsante del tifo dove son quasi tutti abbonati. La cosa bella è che finalmente si respira calcio nelle strade. In giro puoi notare tanti turisti che fan tappa fissa allo store del Como per acquistare la maglia ufficiale, così come gadgets e merchandising ufficiale di ogni tipo. Tutto questo, fino a non più di 3 anni fa non accadeva".


Dopo il brutto esordio a Torino, la squadra è cresciuta in termini di gioco, perdendo lucidità nel finale per un po' d'ansia da 3 punti. Si può dire che la vittoria nel derby di Bergamo, abbia rappresentato un punto di svolta per fiducia e consapevolezza?

"Il ko allo Juventus Stadium va contestualizzato, perché comunque mancavano ancora 3 elementi di grande qualita: Perrone, Sergi Roberto e Nico Paz. Un segnale importante era giunto già dall'esordio in casa contro il Bologna: in quell'occasione si è vista una squadra forte, capace di giocare con grande qualità. Poi è chiaro che vincere a Bergamo ti dà un'iniezione importante di carica e autostima. Ma è inutile nascondere che i 3 innesti di cui abbiam parlato prima, han fatto svoltare la squadra grazie alla qualità tecnica importante di cui dispongono".

La squadra agli ordini di Fabregas sembra già funzionare come un meccanismo ben oliato. Si vede una chiara identità di gioco, nonostante un organico completamente rivoluzionato rispetto alla scorsa stagione. Quanti sono i meriti del tecnico spagnolo, alla prima esperienza in prima squadra?

"Dopo Atalanta-Como ho chiesto a Gasperini il suo parere su un tecnico così giovane e dal DNA spagnolo come Cesc Fabregas. Ed anche lui ha dispensato elogi verso un Como sceso sul terreno di gioco proponendo un calcio moderno, propositivo, e ricco di idee interessanti. La mano dell'ex calciatore del Chelsea è evidente. Fabregas sa essere un grande motivatore, ed in ogni conferenza stampa dice di essere un gran rompiscatole che chiede tanto ai suoi ragazzi. La squadra lo segue, e questo è senz'altro un segno del gran lavoro che sta svolgendo il tecnico giorno dopo giorno. Ovviamente qualcosa da sistemare c'è, perché il Como concretizza poco rispetto alla mole di occasioni create, ed allo stesso tempo subisce troppe reti. Lo stesso Fabregas è stato chiarissimo nel dire che non si possono concedere 2 gol a partita, perché il livello della Serie A è molto alto, ed inevitabilmente portare a casa l'intera posta in palio rischia di essere più complicato".


Abbiamo visto Nico Paz realizzare il primo gol con la maglia del Real Madrid in Champions contro il Napoli. Si è calato perfettamente nella realtà del Como e si sta dimostrando un valore aggiunto partita dopo partita. Può la sua qualità essere un punto di forza nel match contro il Napoli?

"In primis, non son quanto il Como potrà essere in grado di esprimere le proprie idee ed il proprio calcio su un campo difficilissimo come il Maradona. Sono certo che Fabregas sarà chiaro nel presentare il match contro il Napoli. Così come a Torino, la squadra proverà a fare la partita senza mettere alcun tipo di pullman davanti alla propria porta, altrimenti il tecnico darebbe ai suoi uomini un messaggio che snaturerebbe il suo credo calcistico, portato avanti fin dal primo giorno di ritiro. L'idea è quella di far la partita senza speculare sul punticino, poi se sarà vincente o meno potrà dirlo soltanto il campo.
Nico Paz è un ragazzo di 186 cm capace di cose incredibili: ha dribbling, visione di gioco da vecchio "10" come si è visto nell'assist sontuoso per Cutrone contro il Verona. Nonostante abbia soltanto 20 anni dimostra personalità da vendere, ed è già molto temuto come dimostrano le entrate decise che è costretto a subire in ogni fine settimana sul rettangolo verde".

Che Como ti aspetti contro il Napoli? Sarà confermato il 4-2-3-1 che sta ottenendo buoni risultati, e quali sono i ballottaggi ancora da sciogliere?

"Chiederemo sicuramente a Fabregas, che in conferenza stampa ci aggiornerà su eventuali defezioni. Immagino che non ci saranno cambi rispetto allo starting xi dell'ultimo match contro il Verona. Potrei ipotizzare la presenza di Mazzitelli dal primo minuto per far rifiatare qualcuno, anche se in questo momento è difficile lasciar fuori uno tra Perrone e Sergi Roberto nella zona nevralgica del campo. Un'altra possibilità potrebbe essere quella di sacrificare un trequartista per giocare con la doppia punta, sfruttando Belotti con il morale a mille dopo essere tornato finalmente al gol. Parliamo però di ipotesi, perché a mio parere il Como non cambierà volto, mantenendo quella fisionomia che nelle ultime gare sta portando gol e punti in cassaforte".

Napoli-Como in Serie A manca dal febbraio 1989. Che entusiasmo c'è in città, e quali potranno essere le chiavi della gara?

"Saranno tanti i tifosi in viaggio, al seguito della squadra in una trasferta non agevolissima. Ma l'approssimarsi del weekend spingerà sicuramente tante persone ad unire la partita con qualche giorno di vacanza in una splendida città come quella Partenopea. L'entusiasmo è incredibile. Nei bar si torna finalmente a parlare del Como: l'obiettivo primario resta la salvezza, ma dopo il blitz di Bergamo c'è voglia di ripetersi su un altro campo prestigioso".

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