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Napoli - Kvaradona. Un miracolo georgiano. Intervista con Emanuele Giulianelli

«Il Napoli e Kvara rappresentano per il popolo georgiano qualcosa in più che va oltre il classico tifo sportivo»

tempo di lettura: 13 min
di Giovanni Minieri
02/06/2023 12:03:27

Si scrive Kvara, si legge fenomeno. Se il Napoli di Luciano Spalletti ha letteralmente stracciato il campionato, conquistando il terzo Scudetto della propria storia con 5 giornate d’anticipo, gran parte del merito è di un top-player dal cognome impronunciabile che ha rubato subito il cuore a una tifoseria molto esigente. Approdato all’ombra del Vesuvio dalla Dinamo Batumi, il fuoriclasse georgiano ha raccolto la pesante eredità di Lorenzo Insigne, bruciando tutte le tappe fino a diventare un idolo indiscusso. La 77 è diventata una delle maglie più richieste, mentre non sono mancate le assonanze con cognomi illustri nel mondo dell’arte figurativa: Kvaravaggio, ma soprattutto Kvaradona. Ecco, se Napoli ha addirittura scomodato il suo D10S del calcio davanti alle gesta del 22enne nativo di Tiflis, allora vuol dire che da tempo non si vedevano nel tempio di Fuorigrotta gesti tecnici provenienti da un altro pianeta. Kvaratskhelia è un talento purissimo: percorre praterie senza mai perdere il controllo della sfera, non dà punti di riferimento ai difensori avversari calciando (e segnando) di destro e sinistro indifferentemente. Non disdegna la stoccata di testa (chiedere a Montipò nell’esordio assoluto in Serie A al Bentegodi), e mostra una visione di gioco fuori dall’ordinario: non solo 14 reti, ma anche ben 17 assist in tutte le competizioni, perché Kvara sa sempre cosa fare prima che il pallone gli arrivi tra i piedi. Ma non è tutto, perché il talentuoso attaccante georgiano è letteralmente unico nel suo genere. Nessuno come Kvicha Kvaratskhelia sa rompere gli equilibri gli equilibri di qualsiasi partita tra Italia e Europa: ama l’arte del dribbling, puntando spesso e volentieri il marcatore di turno, generando quella superiorità numerica che è arte sempre più rara nel calcio moderno. Il manifesto della sua stagione? La strepitosa rete all’Atalanta, facendo strabuzzare gli occhi agli astanti estasiati del Maradona, con una prodezza al termine di una fulminea ripartenza dopo aver eluso l’opposizione di ben 7 calciatori orobici.

Kvicha Kvaratskhelia è il protagonista dell’ultimo lavoro letterario di Emanuele Giulianelli, denominato “Kvaradona. Un miracolo georgiano”. Scrittore e giornalista freelance nato a Roma nel 1979, Giulianelli non ama la semplice narrazione degli eventi sportivi, ma è alla continua ricerca di tutte le possibili interconnessioni tra lo sport ed il contesto storico-politico-sociale in cui si materializzano. Tante le testimonianze raccolte per tratteggiare la figura di un leader silenzioso, che in poco tempo è riuscito a guadagnarsi l’amore incondizionato della tifoseria più calda e passionale del mondo. Grande esperto di Caucaso, lo scrittore ha scavato con sagacia nelle pieghe di un paese che dopo l’indipendenza sogna nuovamente l’approdo ad un grande torneo per Nazioni, grazie alla sana sfrontatezza di una nuova generazione di fenomeni con Kvara come anello più brillante. Dopo la docustoria sul calcio nella ex Jugoslavia, ed il viaggio in Azerbaigian per raccontare il fenomeno  del Qarabag (squadra senza città ma orgogliosa al cospetto delle big del calcio europeo), Giulianelli si tuffa a capofitto nel mondo di Kvara: partito dalla Georgia per riportare dopo 33 anni il Tricolore a Napoli, e restare per sempre nel cuore di una generazione che non ha fatto in tempo a vedere Maradona, ma che invece si è goduta appieno Kvaradona. Emanuele Giulianelli collabora con il Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport, Extra Time, Rivista Undici e testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. 


Quali sono i motivi che ti han spinto a scegliere proprio Kvaratskhelia come protagonista del tuo ultimo lavoro editoriale?

 “L’idea nasce da lontano, anche perché da anni mi interesso di calcio e sport, in particolare nell’area del Caucaso. Non conoscevo Kvaratskhelia prima che arrivasse al Napoli, ma fin dal primo momento in cui l’ho visto giocare, mi ha subito affascinato per il suo modo di intendere il calcio. Man mano che la sua popolarità andava crescendo esponenzialmente, ho pensato che il suo personaggio potesse essere un ponte interessante sia per raccontare una bella storia di sport, sia per raccontare un pochino la storia della “sua” Georgia. Si tratta infatti di uno stato che può vantare una tradizione calcistica notevole, anche se il proprio calcio nazionale è stato per certi versi “nascosto” dell’egemonia russa durante il periodo sovietico. Ci sono stati diversi talenti georgiani in questo bellissimo sport, ma purtroppo son stati messi spesso in ombra per non togliere luce e visibilità a quelli russi”.    



I tuoi libri partono dal calcio, per poi andare sempre più in profondità. La sua storia si intreccia in un certo senso anche con il conflitto russo-ucraino. Da Tbilisi, passando per Mosca e Kazan, fino al rientro in patria. A Batumi, proprio a causa della guerra che gli permette di svincolarsi. L'identità nazionale può essere considerata un valore aggiunto per la sua esplosione?

“Assolutamente sì. Secondo me gran parte del personaggio Kvara è legato strettamente alla sua nazionalità. Oggi Kvara è uno dei più importanti rappresentanti della Georgia in Europa e nel Mondo sotto tutti i punti di vista, e la sua figura va molto più al di là di quella di un semplice calciatore. Basti pensare al periodo delle manifestazioni di protesta nel suo paese contro la “legge agenti stranieri”, dove il tweet di Kvaratskhelia a favore dei dimostranti ha scatenato grande entusiasmo nei ragazzi georgiani. Vedere che una persona del calibro dell’attaccante azzurro supportasse la propria causa a favore dell’Europa, ha dato ancora più impulso nel difendere gli ideali in cui credevano. Il calcio è molto seguito nel Caucaso: di conseguenza l’attenzione che si sta guadagnando Kvara ai vertici mondiali, viene vista come una legittimazione, ed un ponte ideale verso l’Europa”.  



Hai raccontato storie di calcio su paesi considerati spesso a torto "minori" come l'ex Jugoslavia o l'Azerbaigian. Perché c'è spesso, anche tra gli addetti ai lavori, una sorta di scetticismo maggiore rispetto ad altri paesi che storicamente sfornano campioni?. Chiamato a raccogliere l'eredità di Insigne, Kvara ha mostrato subito personalità e le stigmate del fuoriclasse.

 
“Purtroppo si paga lo scotto della diversa popolarità rispetto ai classici campionati top, che sono più seguiti da tifosi e addetti ai lavori. Si parla talmente tanto di quei calciatori appartenenti a squadre europee dal blasone importante, che quasi sembra esista solo lì il grande calcio. Chi già conosce i miei lavori, sa che mi ha sempre più appassionato raccontare storie di calciatori e squadre lontane dalla luce dei riflettori. Poco tempo fa sono stato intervistato da una collega georgiana che mi chiedeva se non fosse troppo presto per scrivere un libro su un calciatore di appena 22 anni come Kvara. Credo invece che sia più bello raccontare qualcosa che possa incuriosire dal punto di vista storico-culturale su un calciatore sul punto di esplodere come l’attaccante del Napoli, piuttosto che aggiungere poco o nulla sui tanti libri scritti su calciatori che da anni vincono tutto come Cristiano Ronaldo, Lewandowski o Messi. È quando i talenti nascono o una squadra emerge che va raccontata la loro storia, mentre in piena maturità o esplosione gli argomenti sono già saturi”.


Un giocatore unico nel suo genere. Talentuoso, è quello che cerca più dribbling anche se quello precedente non lo ha premiato. Corre, dribbla, si esalta in quegli spazi stretti che i comuni mortali rifuggono. Ha destro, sinistro, colpo di testa, bordate da media e lunga distanza. Difficile fargli appunti, ma dove credi che Kvara possa ancora migliorarsi?

 

“È una bella domanda che ho posto più volte a tanti esperti contattati per la realizzazione di questo libro. Ed è un po’ il quesito che mi pongo spesso anch’io, perché nonostante tutti i colpi di gran classe a cui ci ha abituato, sarebbe assurdo pensare che un calciatore di appena 22 anni possa essere già tecnicamente arrivato. Anche se Kvara sembra già non avere limiti, in realtà presenta ancora ampi margini di miglioramento. Credo che fondamentalmente siano un paio gli aspetti su cui il campione georgiano debba lavorare. In primis, diventare più uomo-squadra. Kvara chiede sempre palla, non si nasconde mai, tenta sempre la giocata, e quando sbaglia  non sta lì a rimuginare, ma si rialza immediatamente e ricomincia a correre più di prima. Tuttavia, all’interno di un discorso più caratteriale che tecnico, gli manca ancora la capacità di essere un trascinatore per tutta la squadra. A parte un piccolo momento di flessione prima dell’artimetica conquista del titolo, il Napoli non ha mai attraversato momenti complicati nel corso della stagione. Credo che un banco di prova importante per Kvara sarà il modo in cui sarà in grado di affrontare i fisiologici momenti bui di una squadra di calcio. Ed è proprio lì che vengono fuori le doti di trascinatore che fanno la differenza per superare i periodi di crisi senza strascichi. Il secondo è quello di essere più cattivo dal punto di vista realizzativo, mostrando quella rabbia tipica di chi ha voglia di spaccare la porta. Caratteristica che forse non è neanche esattamente nell’indole di quel tipo di calciatore. Stiamo però parlando di piccoli dettagli da affinare in un calciatore che, se mantiene costanti i propri alti standard di rendimento,  può potenzialmente già aspirare a vincere un Pallone d’Oro nel giro di pochi anni”.

 

In un calcio moderno dove non esistono più o quasi più le bandiere, Kvara rappresenta una piacevole eccezione. Difficile ricordare in epoca recente un calciatore così identificato con un intero popolo. In Georgia han festeggiato il Terzo Scudetto davanti ai maxischermi come a Napoli. Sia al Maradona che in trasferta campeggiano bandiere georgiane, così come non è raro vedere tifosi allo stadio con vestiti tipici della tradizione georgiana. È un po' un ritorno al passato, e come nasce tutto questo?

“Nasce intanto da un sentimento di grande affetto, perché i georgiani han visto in lui le stigmate del fuoriclasse fin dagli esordi nelle nazionali giovanili. Kvara è stato subito accostato ad autentiche leggende del calcio nazionale come Kipiani e Daraselia, ed il riconoscimento del suo smisurato talento gli ha fatto trascendere il significato stesso di “bandiera”, identificandolo come icona nazionale che va addirittura oltre quelli del club di appartenenza. Napoli è Maradona. Napoli rappresenta l’Italia. In Georgia c’è grande attaccamento alla cultura italiana, che spazia dalla musica fino al cinema e tanto altro. Se a questo feeling si aggiunge il fatto che uno di loro arriva qui, domina e vince, è evidente come il legame si faccia sempre più forte. È incredibile vedere quanti voli charter partano da Tbilisi direzione Napoli solo per vedere Kvara, i festeggiamenti in piazza per lo Scudetto del Napoli come se avesse vinto la Dinamo, oppure le città che si fermano in piena notte per assistere in tv alle partite del Napoli. Tutto questo non è normale, e fa comprendere che la squadra partenopea e Kvara rappresentano per il popolo georgiano qualcosa in più che va oltre il classico tifo sportivo”.

 


Kvaratskhelia è diventato quasi subito Kvaradona come dici nel libro. Un accostamento per nulla banale, soprattutto in una città che vive di calcio e venera colui che è considerato il D10S del calcio. Ti aspettavi un impatto così, e come ha fatto un giovane di appena 22 anni a rompere gli schemi precostituiti di una piazza che raramente mostra amore così incondizionato?

 

“Credo che neanche lo stesso Kvara si aspettasse un impatto simile, unito ad un livello di popolarità così alto. Il paragone con Maradona, anche se in senso giocosa parafrasando i cognomi, non era mai stato speso per nessuno a Napoli. Se a inizio estate un accostamento del genere poteva sembrare irriverente o dissacrante, mentre adesso non lo è più, è davvero tanta roba per il talentuoso attaccante georgiano. Non succederà mai, ma se a Napoli c’è addirittura chi affiderebbe a Kvara la mitica maglia numero 10 di Maradona, vuol dire che il calciatore sta davvero bruciando tutte le tappe. A questo proposito voglio dare una piccola anticipazione del mio libro: tra le tante persone con cui ho parlato per la stesura del libro c’è Diego Maradona Junior. Chiacchierando sul suo rapporto con il papà, mi ha rivelato di essere un grande ammiratore di Kvara, e di voler rovesciare un po’ la questione relativa a quella maglia avvolta nel mito. Più di valutare la consegna della “10” all’estroso calciatore georgiano, Diego Jr. sogna che un giorno il Napoli possa ritirare oltre alla “10” anche la “77” di Kvara. A soli 22 anni è riuscito a fare qualcosa di veramente straordinario: vincere uno Scudetto da protagonista, diventando personaggio globale capace di unire due popoli sia a livello culturale che calcistico. Credo sia giusto che lui passi dall’accostamento a Maradona, evolvendosi ulteriormente fino a trovare la propria dimensione. Sarà davvero interessante vedere cosa succederà nel prossimo anno: mantenersi a certi livelli è sempre più difficile rispetto a raggiungere il picco, ma lui si è guadagnato un credito tale nei confronti del popolo napoletano, da essere già considerato tra i migliori calciatori di tutti i tempi in maglia azzurra. I tifosi gli mostrano ogni giorno affetto incondizionato, e sono curioso di vedere come evolverà la storia d’amore tra Kvara e il capoluogo partenopeo nel corso delle prossime stagioni”.  

Kvara autentico ambasciatore della Georgia. Campione d'Italia, principale artefice della promozione in Nations League B della Nazionale, ha aumentato anche l'interesse sull'intero movimento calcistico. Da Lochoshvili a Cremona, Mamardashvili a Valencia e tanti altri. Può essere considerato attualmente come l’elemento trainante del calcio gerogiano?

 

“Secondo me questo è un momento molto positivo per il calcio georgiano, anche perché è venuta fuori una generazione di grossi talenti. Non è soltanto Kvara a trascinare il movimento nazionale, ma oltre a lui sono spuntati 3/4 calciatori importanti che potranno fare cose sensazionali. Non mi meraviglierei se nel giro di pochi anni, riuscissimo a vedere la Georgia nella fase finale di un Europeo o Mondiale. Il primo banco di prova sarà l'Europeo Under 21, ospitato proprio dalla Georgia insieme alla Romania, pronto a partire il prossimo 21 giugno con Kvara attesissimo protagonista. Sarà una manifestazione importante per capire il livello del roster georgiano: siamo davanti ad una nidiata di giovani promesse che han già fatto il salto in nazionale maggiore, senza voler per questo mancare alla prestigiosa vetrina giovanile davanti al proprio pubblico. Subito dopo l'indipendenza nei primi anni Novanta, la Georgia aveva già prodotto una generazione d'oro con Arveladze, Kinkladze e Kaladze su tutti, ma la qualificazione a una grande manifestazione fu soltanto sfiorata. Ora ci sono gli ingredienti giusti per riscrivere la storia: rosa di qualità, allenatore preparato, e allargamento delle competizioni che ha già permesso a Islanda, Albania o Galles di togliersi importanti soddisfazioni”

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