La storia della condanna del consigliere comunale di Santa Maria la Carità, Domenico Elefante (nella foto), si intreccia con quella di un ragazzo diversamente abile, costretto a restare chiuso in casa poiché non è riuscito ad ottenere la rampa d’accesso alla sua abitazione. Ma andiamo per ordine. Alcune settimane fa, Domenico Elefante è stato condannato per abusivismo edilizio in concussione con Vito La Monica, padre di Fabio, un ragazzo diversamente abile di 25 anni costretto su una sedia a rotelle. La sentenza è quantomeno strana, poiché considera i due colpevoli anche se l’intervento di Elefante nella questione, secondo i giudici, appare puramente da “benefattore”, «anche se evidentemente per chi ci ha giudicati l’opera di un consigliere comunale non può essere mai a fin di bene» come afferma lo stesso Elefante. «Io ho fiducia nella giustizia – aggiunge il consigliere comunale sammaritano, sospeso a norma di legge per 18 mesi – e mi reputo completamente innocente. Io e il signor La Monica siamo stati condannati ingiustamente e lo dimostreremo». La storia parte da molto lontano. Nel 1996 Vito La Monica, al momento disoccupato, viene avvicinato da quello che sarebbe poi diventato il suo vicino di casa, al quale riesce a strappare, previo pagamento di 9 milioni di lire che non avverrà mai per incomprensioni successive, una piccola parte del terreno adiacente che sarebbe stato destinato alla costruzione di una rampa d’accesso per l’abbattimento delle barriere architettoniche della casa La Monica. Nel terreno affianco, però, nel giro di qualche mese, dopo aver recintato la parte destinata alla rampa, quell’uomo che ha avvicinato La Monica costruisce una casa, successivamente risultata abusiva. Intanto, il padre di Fabio, con una promessa di cessione, si reca in Comune per chiedere le autorizzazioni per la costruzione della rampa: progetto approvato, ma autorizzazione mai rilasciata poiché lui non diventerà mai proprietario di quel piccolo fazzoletto di terreno recintato. Nella storia subentra anche Domenico Elefante, in quel periodo geometra del Comune di Santa Maria la Carità, al quale i due avevano un parere sulla cessione del terreno. «Dopo quella volta ho rivisto La Monica e quell’uomo direttamente dopo la denuncia » asserisce Elefante, il quale nel 2000, tre anni e mezzo dopo i fatti, viene denunciato dal costruttore abusivo per presunte minacce insieme a La Monica: in cambio del silenzio sulla costruzione abusiva, i due avevano ottenuto la recinzione di quella piccola parte del terreno. «Mi sembra strano – spiega Elefante – che due persone ne minacciano una terza promettendogli 9 milioni di lire. E poi, noi non sapevamo nulla su ciò che sarebbe avvenuto dopo con la costruzione della casa abusiva e tutto il resto». Fatto sta che ora Elefante è sospeso per 18 mesi dall’incarico di consigliere comunale, la rampa non è mai stata costruita e Fabio, diventato ormai un adulto, è costretto a casa, chiuso dietro quella finestra che adesso non vede nemmeno più la strada, sua unica distrazione fino al 1996. Il perché? Nel terreno affianco è sorta un’abitazione abusiva nella quale, nonostante i sette sigilli e l’acquisizione da parte del Comune per l’abbattimento, vivono tranquillamente delle persone. «L’unico danneggiato davvero – conclude il consigliere Domenico Elefante – alla fine è proprio Fabio, perché io tra 17 mesi tornerò a fare il consigliere, mentre lui resta chiuso a casa senza vedere la strada e senza poter uscire. Bisogna fare giustizia e chiarezza in merito».
Il tecnico delle vespe si congratula con la squadra di Conte e commenta la vigilia della semifinale play-off di ritorno. «A Cremona partita difficile, dobbiamo fare 98 minuti con il casco in testa, senza abbassare i ritmi. Fortini? Non condivido il suo post sui social»
