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Decapitò l´assicuratore, sentenza-bis per il macellaio

E’ fissata per questa mattina la sentenza di secondo grado per il delitto di via Silio Italico a Castellammare di Stabia.

tempo di lettura: 2 min
25/02/2008 11.17.47

Omicidio Vanacore atto secondo. E’ fissata per questa mattina, presso la Corte d’Assise d’Appello del tribunale di Napoli, presieduta dal dottor Pietro Lignola, la sentenza di secondo grado per il delitto di via Silio Italico a Castellammare di Stabia.

Carmine Caiazzo, il macellaio stabiese, che il 5 maggio del 2005 decapitò nel retro della sua bottega l’assicuratore stabiese Giuliano Vanacore, ascolterà il pronunciamento della giuria popolare seduto, come sempre nel gabbione dell’aula giudiziaria dal quale in queste settimane ha assistito a tutte le udienze del processo a suo carico.

I giudici dovranno decidere, se accettare le richieste del procuratore generale Claudio Rodà, che nel corso della sua requisitoria chiese la conferma della pena all’ergastolo, inflitta in primo grado a Caiazzo, “trattandosi – spiegò ilmprocuratore generale - di un omicidio volontario e commesso per futili motivi”.

Caiazzo, infatti, decapitò Vanacore nel suo negozio, gettò la testa in un cassonetto della spazzatura perché pressato dalle continue richieste di denaro avanzate dall’assicuratore, che stanco di anticipare il pagamento delle polizze assicurative stipulate dall’amico macellaio, pretendeva la restituzione delle somme prestategli. Poco meno di venti mila euro. La testa mutilata di Vanacore fu ritrovata solo dopo un paio di giorni nella discarica di Tufino, avvolto in una busta con gli occhiali ancora infilati sul volto, l’immagine macabra di una sevizie che scosse la buona borghesia stabiese.

Di diverso avviso, invece la difesa, sostenuta dal penalista Sergio Cola, che nella sua arringa ha contestato l’aggravante dei futili motivi, avanzando l’ipotesi della legittima difesa per usura, chiedendo l’assoluzione per il suo assistito. Per sostenere l’una e l’altra tesi entrambe le parti hanno ripercorso attimo per attimo quel terribile pomeriggio del 5 maggio di tre anni fa.

Quel giorno, come si evince dalle motivazioni della sentenza di primo grado (con il processo celebrato con rito abbreviato condizionato davanti al gup Marcello Rescigno del tribunale di Torre Annunziata), Caiazzo doveva scaricare della merce all’interno della Bottega dei Sapori, essendo un giorno di chiusura per le attività commerciali di generi alimentari. Caiazzo, durante le fasi dei suoi interrogatori, racconta che la vittima gli chiese di abbassare la saracinesca proprio nel momento in cui il camion abbandonò via Silio Italico.

Disse che Vanacore gli aveva chiesto di saldare alcuni debiti e che lui fu costretto a rinviare il pagamento non avendone la disponibilità. Una richiesta che secondo le ricostruzioni degli inquirenti sarebbe satatya alla base dell’aggressio. Per il perito della Procura la mannaia di Caiazzo avrebbe colpito quattro aree del corpo di Vanacore: testa, mani, parte sinsitra del corpo e nuca. Una sequenza spaventosa che si concluse con la decapitazione dell’assicuratore e con la scoperta del suo corpo mutilato da parte degli agenti del commissariato di Castellammare di Stabia.

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