Quattordici anni di carcere ad Antonio Napodano, il sessantacinquenne stabiese che nel 2016 uccise il figlio Giuseppe a seguito di una lite. E’ la richiesta avanzata dai pm del tribunale di Torre Annunziata nell’ambito del processo che lo vede alla sbarra con l’accusa di omicidio volontario.
Giuseppe era agli arresti domiciliari presso la sua abitazione di via don Bosco a Castellammare di Stabia. Poco distante abita suo padre. Il rapporto tra i due si era incrinato quando il genitore aveva deciso di rifarsi una vita convolando a seconde nozze. Divergenze di pensiero che si sono acuite fino al giorno della lite, finite poi nel sangue. Padre e figlio erano giunti al pronto soccorso dell'ospedale San Leonardo. Il 61enne era rimasto leggermente ferito alla testa, più grave la situazione del figlio trasferito a Caserta e deceduto alcuni giorni dopo.
«Sono stato io ad accoltellare mio figlio - aveva confessato - Peppe mi ha colpito con una mazza da baseball». Una dichiarazione che aveva confermato la ricostruzione degli inquirenti che nei pressi dell'abitazione di Giuseppe avevano trovato proprio l'arnese utilizzato durante la colluttazione insieme ad alcune tracce di sangue.
Ora Antonio rischia una pena di 14 anni di reclusione. Ma la difesa proverà a convincere i giudici che si trattò di legittima difesa e di aver colpito il figlio senza l’intenzione di ucciderlo.
Il tecnico gialloblù nel post partita: «Statistiche alla mano avremmo meritato la vittoria, in alcuni momenti siamo stati troppo frenetici. A La Spezia per vincere, non possiamo fare tabelle».