Cronaca
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Castellammare - Doriforo trafugato a Stabiae, la Procura chiede agli USA di restituirlo all'Italia

Si tratta di un'opera di eccezionale valore storico ed artistico, riconosciuta in termini unanimi dal mondo scientifico come la più preziosa copia romana dell'originale greco in bronzo, dal valore inestimabile, che risulta acquistato dal MIA per un prezzo dichiarato di 2.500.000 di dollari statunitensi.

tempo di lettura: 7 min
21/02/2022 14:25:30

(Foto FamediSud)

La Procura di Torre Annunziata chiede agli Stati Uniti la confisca della statua del Doriforo di Policleto, proveniente da scavi archeologici clandestini effettuati nel territorio di Castellammare di Stabia, esportata all'estero illegalmente ed attualmente esposta al Minneapolis Institute of Art (MIA) di Minneapolis (Minnesota). La rogatoria è finalizzata ad ottenere la restituzione della suddetta statua all'Italia.

Si tratta di un'opera di eccezionale valore storico ed artistico, riconosciuta in termini unanimi dal mondo scientifico come la più preziosa copia romana dell'originale greco in bronzo, dal valore inestimabile, che risulta acquistato dal MIA per un prezzo dichiarato di 2.500.000 di dollari statunitensi.

La richiesta di rogatoria internazionale è stata formulata in base ai trattati di mutua assistenza in materia penale tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America, stipulati a Roma il 9.11.1982 e il 3.05.2006 e all'Accordo sulla mutua assistenza giudiziaria tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti d'America stipulato il 25.6.2003.

I reati ipotizzati sono quelli di ricettazione, illecito trasferimento all'estero ed impossessamento di cose di interesse artistico, storico, ed archeologico.

Le indagini espletate consentono di affermare, con assoluta certezza, la provenienza illecita della statua del Doriforo e la sua appartenenza al patrimonio dello Stato italiano. Le complessive risultanze investigative dimostrano, infatti, che la statua del Doriforo di Policleto, attualmente esposta al Minneapolis Institute of Art, proveniente da scavi archeologici clandestini effettuati a Castellammare di Stabia tra it 1975 ed il 1976 e quindi ascrivibile al patrimonio indisponibile dello Stato Italiano, era stata offerta in vendita al MIA dal trafficante internazionale di opere d'arte di Basilea, Elie Boroswki, nel 1984 ed era stata acquistata dal suddetto museo statunitense al prezzo complessivo di 2,5 milioni di dollari nel dicembre del 1985, dopo un primo acconto di 800.000 dollari.

La confisca, prevista come obbligatoria dall'art. 174 del D.Lgs. 42/2004, 6 stata disposta all'esito di una più ampia attività di indagine espletata dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico di Napoli e del Gruppo di Torre Annunziata e coordinata da questa Procura della Repubblica, finalizzata ad accertare l'esistenza di condotte criminose di ricettazione ed esportazione di opere d'arte di notevole importanza storica ed artistica, trafugate dal comprensorio archeologico di Pompei e di Castellammare di Stabia.

Gia in precedenza, nell'ambito della medesima indagine, era stata accertata l'esportazione illegale all'estero di 5 pannelli affrescati, provenienti dalla villa romana di "Numerius Popidius Florus" a Boscoreale ed attualmente esposti al Paul Getty Museum di Malibu a Los Angeles, per i quali pende un'altra richiesta di assistenza giudiziaria internazionale formulata da questo Ufficio.
Le acquisizioni investigative hanno evidenziato che l'esportazione degli affreschi su indicati venne organizzata e gestita dal trafficante internazionale di opere d'arte Elie Borowski, dal quale it museo statunitense di Malibit ebbe ad acquistare i suddetti affreschi.

Nel corso dell'attivita investigativa e emerso altresi che Elie Borowski aveva avuto un ruolo anche nella esportazione illegale della statua romana del Doriforo di Policleto.

Del Doriforo di Stabia si era gia interessato il reportage televisivo "L'emigrante di Pietra" del giornalista Achille D'Amelia, trasmesso nell'aprile del 1980 nell'ambito del TG2.
Nel corso del reportage televisivo un testimone dei fatti riferì che la statua del Doriforo, all'epoca esposta nel museo di Monaco, proveniva da scavi archeologici clandestini effettuati a Castellamare di Stabia tra it 1975 ed il 1976 ed era stata venduta illegalmente al trafficante di opere d'arte Elie Borowski, che ne aveva organizzato e diretto l'esportazione illegale all'estero, offrendo in vendita la statua al Museo di Monaco.

Il testimone era in possesso di fotografie in cui si mostrava la statua ancora scomposta in quattro pezzi e dunque prima di essere restaurata.

Dall'analisi di tali foto, operata dalla Soprintendenza Archeologica delle Province di Napoli e di Caserta, 6 emerso che i pezzi della statua erano ancora ricoperti di terriccio, a riprova della provenienza della stessa da scavi clandestini e non da un rinvenimento in mare.

All'esito degli approfondimenti investigativi, questa Procura della Repubblica ha richiesto una prima attività di commissione rogatoria internazionale all'Autorità Giudiziaria di Monaco di Baviera, ove la statua del Doriforo era stata esposta nel 1980 con la didascalia "Doryphoros aus Stabiae" (ovvero "Doriforo da Stabia"), al fine di accertare chi l'avesse offerta in vendita al museo tedesco e se, all'atto della esposizione nel museo di Monaco, fossero stati prodotti ed acquisiti documenti relativi alla provenienza lecita della statua.

Dalla rogatoria e emerso che già negli anni passati, quando la statua era ancora esposta nel museo di Monaco, vi erano state visite di funzionari italiani, essendo sorti dubbi sulla provenienza lecita della stessa.

Si aveva modo di apprendere, infatti, presso l'Autorità Giudiziaria di Monaco, che, in precedenza, erano gia state espletate, dalla Procura della Repubblica di Napoli, attività investigative finalizzate a chiarire la provenienza del Doriforo, che avevano condotto ad una richiesta di commissione rogatoria internazionale sia all'Autorità Giudiziaria di Monaco di Baviera sia all'Autorità Giudiziaria degli Stati Uniti d'America.

Nell'ambito delle pregresse indagini, l'Autorità Giudiziaria italiana aveva chiesto ed ottenuto, con commissione rogatoria internazionale, l'effettuazione di alcune analisi scientifiche sulla statua, le quali dimostrarono che it Doriforo esposto a Monaco di Baviera non presentava alcuna concrezione marina che potesse suffragare la tesi di un suo precedente recupero in mare.
Nel corso del suddetto procedimento l'Autorità Giudiziaria italiana aveva chiesto ed ottenuto altresì il sequestro probatorio della statua che in quel momento si trovava esposta all'Antikenenmuseum di Monaco, sequestro che, dopo essere stato disposto in data 3.02.1984 dal Procuratore di Stato del Tribunale di Monaco di Baviera, era stato poi revocato in data 27.06.1985 dal Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Monaco di Baviera.

Dai documenti trasmessi dall'Autorità Giudiziaria degli U.S.A., e emersa l'esistenza di un articolato carteggio intrattenuto dai responsabili del tempo del Minneapolis Institute of Art per valutare l'opportunità dell'acquisto della statua, i relativi termini economici, nonchè i rischi legali derivanti dall'evidente natura clandestina del reperto e dalle vicende giudiziarie già in corso, ed infine it prestigio ed it salto di qualità che it museo avrebbe ottenuto con l'acquisto del prezioso reperto.
Le missive riguardavano sia le trattative direttamente condotte con il Borowsky, sia le valutazioni e le considerazioni che i vari organismi interni al museo di Minneapolis espressero con riferimento all'opportunità di procedere all'acquisto della statua, al suo prezzo e alle criticità collegate alla sua provenienza.

Dal suddetto carteggio e emerso come il MIA fosse consapevole della provenienza clandestina della statua, e, in particolare, del sequestro della stessa originariamente disposto dall'Autorità Giudiziaria di Monaco su richiesta dell'Italia e delle pretese che erano state avanzate dallo Stato Italiano per ottenerne la restituzione.

Nel carteggio trasmesso dalle Autorità Statunitensi figura, infatti, un foglio manoscritto non firmato, del quale si riporta di seguito it contenuto, in cui si fa esplicitamente riferimento all'origine delittuosa della statua ed al furto della stessa avvenuta a Castellammare di Stabia:

Michael, hai detto che Cooper e Pelagis pensavano che la statua proveniva sicuramente dalla terra e non dal mare. Dovresti sapere che Paul Zarker, il distinto esperto delle copie romane conviene con questo. Ora guarda la testa e vedi se quelli non sono segni di radici vero? Se e cosi che proviene dalla terra e meglio non dirlo o il vecchio furto di Castellammare potrebbe nuovamente tornare a galla Zanker ha consigliato di non toccare un reperto cosi caldo. Saluti Mike.

Lo stesso Museo di Minneapolis ha recentemente confermato la provenienza campana del reperto archeologico di cui trattasi. In una mail inviata il 29.04.2021 da Frederica Simmons, funzionaria del predetto istituto (curatorial department assistant for the Department of Decorative Arts, Textiles, and Sculpture at the Minneapolis Institute of Art), a Gabriel Zuchtriegel, attuale direttore del parco Archeologico di Pompei, la Simmons ha affermato che il Doriforo esposto a Minneapolis era stato rinvenuto al largo della zona vicino Napoli, attorno agli anni '30, prima di essere esportato a Lugano (Svizzera).

Le indagini effettuate hanno escluso l'asserita provenienza "marina" del Doriforo, come dimostrato dalle foto della statua, ancora suddivisa in quattro pezzi, che evidenziavano (come indicato nella relazione della Soprintendenza Archeologica delle Province di Napoli e Caserta) la presenza di incrostazioni di terreno e tracce di pudici vegetali, del tutto incompatibili con un rinvenimento in mare del reperto e probanti il suo rinvenimento a seguito di uno scavo clandestino.
Analoghe conclusioni venivano formulate da direttore pro tempore dell'ufficio scavi di Stabiae, Mario Pagano, in una nota del 6 marzo 2001.

A riscontro della provenienza da scavi clandestini della statua in questione, i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale hanno accertato che non 6 mai stata autorizzata dalla competenti autorità italiane l'esportazione all'estero di una statua romana copia del Doriforo di Policleto.

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