Cronaca
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Castellammare - Reddito di cittadinanza e clan: sei indagati rischiano il processo

Nel mirino esponenti della criminalità organizzata e i loro parenti

tempo di lettura: 2 min
di Giovanni De Marco
21/03/2025 19:14:52

Il reddito di cittadinanza sarebbe finito nelle mani di esponenti e familiari legati alla criminalità organizzata stabiese. È quanto emerge da un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Castellammare di Stabia e Napoli, coordinata dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata. L’inchiesta, avviata nel 2021, ha portato alla luce numerosi illeciti legati all’ottenimento del sussidio, evidenziando un sistema in cui soggetti vicini ai clan avrebbero beneficiato indebitamente del reddito di cittadinanza attraverso dichiarazioni omissive o false.

Dalle indagini è emerso che i percettori del sussidio avrebbero omesso di comunicare informazioni essenziali, come condanne personali o la presenza di soggetti con precedenti per associazione mafiosa nel proprio stato di famiglia. Un comportamento che, secondo l’accusa, avrebbe consentito loro di aggirare i controlli e incassare somme non spettanti.

Ieri mattina, presso il Tribunale di Torre Annunziata, si è tenuta l’udienza preliminare davanti al giudice Luisa Crasta, chiamata a valutare la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal sostituto procuratore. Sei gli indagati, tutti residenti tra Castellammare di Stabia e Gragnano, accusati di aver percepito il sussidio senza averne diritto. Secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza, tra i beneficiari vi sarebbero sia esponenti diretti della criminalità organizzata sia loro familiari, che avrebbero ottenuto somme significative eludendo i requisiti richiesti per l’accesso al reddito di cittadinanza.

Le somme percepite illecitamente ammonterebbero, complessivamente, a oltre 40mila euro. L’indagine ha permesso di accertare che alcuni degli indagati hanno un ruolo attivo all’interno di clan storicamente radicati nel territorio stabiese, mentre altri risultano legati ai gruppi criminali per vincoli di parentela.

Ora gli imputati dovranno rispondere dell’accusa di truffa ai danni dello Stato. Il giudice sarà chiamato a decidere se accogliere la richiesta della Procura e rinviare a giudizio gli indagati. Nel frattempo, la difesa – rappresentata dagli avvocati Francesco Schettino, Mariano Morelli, Alfonso Abagnale, Renato D’Antuono, Ciro Del Sorbo e Antonio De Martino – tenterà di smontare le accuse mosse dalla Procura, cercando di dimostrare l’assenza di dolo o eventuali errori nella concessione del beneficio economico.

L’udienza preliminare rappresenta solo una delle tappe di un’inchiesta più ampia che punta a individuare tutti i percettori irregolari del sussidio e a colpire le reti di criminalità che avrebbero approfittato di un sostegno economico nato per aiutare le fasce più deboli della popolazione.

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