Il lungomare pieno di famiglie, i teli stesi sulla sabbia, i bambini nell’acqua: dopo oltre cinquant’anni la spiaggia libera è tornata a essere un pezzo di città. È la cartolina di un’estate diversa, quella del “mare restituito”. Ma mentre la riva si riempie, resta sospeso il punto decisivo: il Piano Spiagge che deve tradurre l’entusiasmo in regole, servizi e sostenibilità.
La riapertura ha riportato vita e consumi di prossimità sul waterfront, insieme a bisogni molto concreti: salvamento, pulizia quotidiana, servizi igienici, accessi per persone con disabilità, segnaletica chiara, vigilanza nelle ore di punta. Senza un quadro stabile, tutto si regge su ordinanze e buone volontà.
Il Piano dovrebbe fissare perimetri e standard: dove la balneazione è libera, dove integrare servizi essenziali, come regolare corridoi per piccola nautica e sport, con quali cadenze garantire pulizia e sicurezza. Ad oggi, però, manca una linea amministrativa condivisa: ipotesi diverse circolano su livello dei servizi, eventuali affidamenti mirati, tempi di allestimento e disallestimento. La sintesi non è ancora arrivata.
C’è poi la questione risorse. La spiaggia libera ha costi certi - salvataggio, personale, manutenzione - ed effetti economici diffusi su bar e ristorazione. L'obiettivo in prospettiva è capire come si coprono quelle spese (bilancio, canoni demaniali, contributi esterni) e con quali criteri, trasparenti, si attivano eventuali servizi accessori.
Infine, la convivenza tra fruizione e tutela: materiali leggeri e amovibili, protezione dell’arenile e percorsi accessibili. L’estate del mare restituito ha cambiato il rapporto tra Castellammare e il mare: adesso tocca al Piano Spiagge stabilire se sarà un nuovo inizio o solo una bella parentesi.
Le Vespe pronte all’esordio stagionale contro una squadra di Serie A. Il tecnico carica il gruppo: «Abbiamo lavorato duro, serve coraggio e identità».