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Castellammare - La tregua che non c'è: nel centrosinistra la pace resta un miraggio

Il documento che doveva ricompattare la maggioranza si trasforma in un boomerang. La crisi resta silenziosa, ma il sindaco Vicinanza appare sempre più in difficoltà. Ora tutti guardano alle Regionali di novembre, vero spartiacque per nuovi equilibri.

tempo di lettura: 2 min
di Alessio Esposito
10/07/2025 19:55:37

Quella che doveva essere una base per ricostruire un’unità di intenti rischia di rivelarsi un boomerang politico. Nel centrosinistra di Castellammare di Stabia la tanto invocata “tregua” si è dissolta ancora prima di nascere. Il documento che avrebbe dovuto sancire una ripartenza condivisa per l’azione di governo dell’amministrazione guidata da Gigi Vicinanza, invece di cucire gli strappi, li ha resi ancora più evidenti.

Un testo che, almeno nelle intenzioni, doveva mettere nero su bianco obiettivi comuni e un metodo di confronto più stabile, si è trasformato in una miccia. E non soltanto per la forma, con una bozza partorita da pochi fedelissimi e finita subito nelle mani della stampa prima ancora di essere discussa in modo collegiale. 

Così, mentre da un lato si promuoveva l'invito alla cautela e al confronto, la bozza si è trasformata in un atto unilaterale. E il risultato, ora, è sotto gli occhi di tutti: Base Popolare, voce critica nella maggioranza, si è chiamata subito fuori. Ma non è la sola. Malumori serpeggiano anche in altre componenti della coalizione. Qualcuno parla di “tregua fantasma”. E forse è una definizione che rende bene la portata di un passaggio che rischia di acuire una frattura che, per ora, nessuno ha interesse a rendere formale.

Già, perché di crisi vera e propria, almeno sulla carta, non ce n’è. Non conviene a nessuno aprire una rottura conclamata a metà luglio, con le Regionali ormai dietro l’angolo. Ma è una tregua solo apparente: la frattura si alimenta giorno dopo giorno, tra veti incrociati, mugugni sotterranei e la sensazione sempre più diffusa che Vicinanza fatichi a tenere insieme una coalizione eterogenea e spesso refrattaria alla disciplina di gruppo.

Per ora la linea è galleggiare, rinviare le scelte più divisive e mantenere un equilibrio di facciata. Lo scenario che molti, anche tra i più navigati, danno per scontato è che fino a novembre tutto resterà in stand-by: nessuno vuole scoprire le carte prima del voto regionale, che potrebbe ridisegnare rapporti di forza, ambizioni personali e alleanze. Dopo di allora, si apriranno inevitabilmente nuovi giochi: qualcuno parla già di rimpasto in giunta, di ridistribuzione di deleghe e di un possibile riequilibrio interno, magari con l’ingresso di forze esterne o nuove convergenze.

Ma sarà davvero sufficiente? La domanda resta aperta. Perché la sensazione è che la vera difficoltà dell'amministrazione non sia solo numerica, ma politica.

 
 

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