La città punta a ritrovare sé stessa partendo da ciò che la rende unica: la sua storia, il suo paesaggio, il suo patrimonio materiale e immateriale. È una delle sfide centrali contenute nel Documento Unico di Programmazione 2026–2028, in cui la cultura non è più relegata a voce accessoria ma diventa asse strategico per il futuro della città. Una visione ambiziosa: far nascere la “Grande Stabia”, un polo di produzione, ricerca e fruizione artistica, capace di dialogare con il mondo e con le sue stesse radici.
Il cuore pulsante della missione sarà la costituzione della Fondazione per la Cultura, un ente autonomo ma a partecipazione pubblica, condiviso con Regione Campania e Città Metropolitana. Una regia unitaria per valorizzare i beni artistici, archeologici, storici e paesaggistici e per costruire reti e alleanze culturali. Ma non solo: il Comune punta a ridurre il divario nell’accesso alla cultura, favorendo iniziative diffuse nei quartieri, con spazi da riqualificare e trasformare in biblioteche, centri culturali, aule studio e teatri di comunità.
Non si tratta di sostituirsi al mondo della produzione culturale privata, ma di fungere da motore pubblico per favorire integrazione, sussidiarietà e sviluppo di comunità. Ogni quartiere avrà il suo presidio, ogni cittadino – giovane o anziano, lavoratore o studente – dovrà sentirsi parte attiva di un sistema vivo.
Un’altra priorità è il potenziamento del Museo Civico alla Reggia di Quisisana, che ospiterà anche l’“Osservatorio permanente delle Mappe di Comunità”, un progetto che raccoglierà fonti, memorie, immagini, oggetti e testimonianze della vita stabiese, coinvolgendo scuole, associazioni e famiglie in un processo di ricostruzione collettiva del senso di appartenenza.
Tra gli obiettivi del piano figurano anche la tutela e il restauro del patrimonio storico-artistico, la valorizzazione della toponomastica storica per riconoscere il genius loci stabiese, e una serie di iniziative celebrative e identitarie legate a personaggi simbolo della città, da Raffaele Viviani ad Amerigo Vespucci.
Concerti, festival, premi letterari, mostre e produzioni teatrali e cinematografiche troveranno spazio attraverso sovvenzioni, prestiti e sussidi destinati a chi opera nel settore culturale. Un sostegno diretto alla filiera, inteso anche come leva educativa, formativa e turistica.
Castellammare riparte così dalla sua anima, dalla memoria collettiva, dalle sue bellezze talvolta dimenticate. La cultura, per la prima volta, non è solo un orizzonte da raccontare: è un piano concreto, diffuso, pensato per durare e includere. Una rivoluzione silenziosa che vuole riportare la città al centro della scena. Ma stavolta, non solo per ciò che è stata, ma per ciò che può ancora diventare.
«Finalmente ci riprendiamo il nostro mare»: l’Arenile torna a vivere e i cittadini guardano con fiducia al futuro della costa stabiese, anche in vista di una possibile lottizzazione di via De Gasperi.