Un'altra occasione che rischia di sfumare, un'altra promessa di rilancio che potrebbe rimanere solo sulla carta. Castellammare di Stabia si trova ancora una volta davanti al bivio tra il riscatto e l'ennesima occasione mancata. I quartieri più fragili della città restano ostaggio di degrado, ritardi e criminalità, mentre i progetti di riqualificazione continuano a restare impantanati tra scadenze impossibili e immobilismo amministrativo.
Il caso più emblematico è quello del Savorito, quartiere popolare che avrebbe dovuto beneficiare di 15 milioni di euro dal Pnrr per un progetto di rigenerazione. Ma il tempo scorre e i lavori non sono mai partiti. L’orizzonte del 2026, entro il quale i fondi devono essere spesi, si avvicina inesorabilmente, e il rischio concreto è che l’intervento venga cancellato per l’impossibilità di rispettare le scadenze. Sarebbe l'ennesima occasione persa per un quartiere che ha già visto naufragare in passato i progetti di housing sociale e il contratto di quartiere, lasciando il Savorito nel degrado e nell'isolamento.
Nel centro storico, la recente approvazione di un progetto di rigenerazione urbana non ha ancora prodotto effetti tangibili. I vicoli e le piazze continuano a vivere una quotidianità difficile, tra attività economiche in affanno e un tessuto sociale segnato da disoccupazione e illegalità diffusa. Senza una strategia concreta di rilancio, il rischio è che l’intervento resti un’operazione di facciata, senza incidere sulla realtà profonda del quartiere.
Più a sud, all’Acqua della Madonna, il contrasto è netto: la bellezza della costa e la tradizione dei pescatori si scontrano con un contesto ancora segnato da abusi edilizi e presenza criminale. Le recenti operazioni delle forze dell’ordine hanno portato risultati importanti, facendo intravedere una luce in fondo al tunnel, ma il cammino è lungo. Il quartiere resta vulnerabile e senza una vera prospettiva di sviluppo, con troppi angoli dimenticati tra case fatiscenti e attività economiche soffocate dal peso dell’illegalità.
A Scanzano, storica roccaforte del clan D'Alessandro, la situazione è ancora più complessa. Qui il crimine organizzato è una presenza radicata da generazioni, e nonostante le continue ed encomiabili operazioni delle forze dell'ordine, manca ancora un progetto di rilancio sociale ed economico capace di sottrarre il quartiere a questa morsa. Scanzano è rimasto il simbolo di un’emergenza che non si spegne, dove la criminalità continua a trovare terreno fertile nella mancanza di alternative reali.
Lo stesso discorso vale per Ponte Persica, ritenuto un fortino del clan Cesarano, che da anni attende una svolta. Qui almeno un primo passo potrebbe essere il recupero della stazione della Circumvesuviana, chiusa e abbandonata dal 2017. Da allora, nessuna soluzione concreta è stata trovata, lasciando la comunità senza un’infrastruttura essenziale e il quartiere sempre più isolato.
Mentre il tempo passa e i progetti si arenano, Castellammare di Stabia continua a portare sulle spalle il peso dell’abbandono. Il rischio più grande non è solo perdere fondi e opportunità, ma lasciare che questi quartieri affondino definitivamente nel degrado, privando intere generazioni di una via d'uscita.
«Vittoria importante contro una grande squadra. La dedico alla città di Castellammare ed alle vittime della funivia del Faito». Mosti. «Segnare regala sempre una grande emozione, ora vogliamo finire bene. Alla fine vedremo dove saremo e chi dovremo affrontare»