Sotto i riflettori torna il progetto di riqualificazione del complesso delle Antiche Terme e dell’annesso Parco delle Acque, per il quale il Comune di Castellammare ha ricevuto un finanziamento da oltre 12 milioni di euro nell’ambito del programma CIS Vesuvio–Pompei–Napoli. Ma a finire nel mirino, questa volta, è la procedura adottata per l’affidamento della progettazione e la successiva modifica del contratto, oggetto di una nota diramata dal gruppo consiliare Base Popolare Democratici e Progressisti.
Il documento, firmato e diffuso il 10 maggio, esprime “profonda preoccupazione” sulla correttezza e legittimità dell’iter amministrativo seguito. Alla base della critica, c’è un punto centrale: la sottostima iniziale dei lavori nel Documento di Indirizzo alla Progettazione (DIP). Una sottovalutazione che, si legge nella nota, “avrebbe dovuto essere evidenziata ben prima dell’aggiudicazione del servizio” e non dopo. Secondo il gruppo, infatti, si è indetta una gara “sulla base di un DIP errato”, il che secondo Base Popolare andrebbe a viziare l’intero procedimento.
Il gruppo richiama le norme del Codice dei Contratti Pubblici, evidenziando come l’art. 106 del D. Lgs 50/2016 consenta modifiche contrattuali solo entro limiti ben precisi e “sulla base di clausole chiare, precise e inequivocabili contenute nei documenti di gara”. Da qui la domanda posta in modo diretto: “Nei documenti di gara erano previste queste clausole?”
Ancor più netto è il passaggio in cui si contesta l’incremento dell’importo per la progettazione – salito da 178.378 a 267.567 euro – per effetto della determina dirigenziale n. 883 del 15 aprile 2025: “È quanto mai palese, pur apprezzando lo sforzo del dirigente, l’illegittimità dell’atto, che si fonda su una lettura del dettato normativo non confacente alle circostanze del caso”.
Al centro della questione c’è anche il ruolo del Responsabile Unico del Procedimento (RUP): “Il DIP è competenza propria del RUP, e deve essere verificato e validato prima dell’affidamento della progettazione. Nel caso in esame, invece, il documento è stato redatto da un dirigente pro tempore, senza riferimenti evidenti alla sua validazione”.
Secondo Base Popolare, l’intera operazione rischia di configurare una modifica sostanziale del contratto, che avrebbe richiesto una nuova gara. Le condizioni descritte, affermano, “alterano la natura generale del contratto, cambiano l’equilibrio economico a favore dell’aggiudicatario e ampliano in modo significativo l’ambito dell’intervento”.
Poi la riflessione finale: “Come si intende realizzare le opere sottostimate nel DIP se la somma finanziata rimane invariata, anzi decurtata dall’aumento della parcella professionale?”. Il gruppo sottolinea che l’alternativa prospettata – ridurre gli interventi progettuali per contenere i costi – è stata scartata dalla stazione appaltante, lasciando aperto l’interrogativo su come si procederà.
Infine, la richiesta è esplicita: “Il provvedimento dirigenziale va revocato se non annullato ai sensi dell’art. 21-nonies della legge 241/1990, per violazione dei principi di correttezza, buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione”.
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