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Napoli - Rubens Pasino a Passione Azzurra: «Felice di aver vestito la maglia azzurra. Immensa stima per Gattuso. Benitez con questa rosa non penso possa fare meglio»

Carriera, campionato, Napoli e molto altro per Rubens Pasino a Passione Azzurra

tempo di lettura: 8 min
di Annalisa de Martino
31/01/2021 15:16:59

Rubens Pasino a Passione Azzurra

In occasione dell’ottava puntata di Passione Azzurra, format televisivo di StabiaChannel, è intervenuto ai nostri microfoni, Rubens Pasino, ex giocatore azzurro.

Pasino arriva in azzurro, forse in uno dei periodi più bui della storia del Napoli. Nonostante fosse un giocatore di chiaro talento, non riesce mai a sbocciare, forse anche a causa di una situazione societaria non del tutto stabile.

La squadra parthenopea, si ritrova a lottare per non retrocedere, nonostante gli obiettivi iniziali fossero ben diversi. Il giovane, militerà nel Napoli per una stagione e mezza, fino al fallimento. Metterà insieme due salvezze, 41 partite e soltanto una segnatura negli anni 2003-2004. 

Di seguito, le dichiarazioni più saliente della nostra chiacchierata.

-         La prima volta che hai incontrato il Napoli da avversario, è stata nel 2001/02. Modena – Napoli 4-1, in cui sei stato protagonista assoluto. Quel Modena, da matricola vinse il campionato. Era una serie B con tante piazze importanti. Che effetto ti fece giocare al San Paolo, e come nacque la possibilità di vestire la maglia azzurra?  Se ricordo bene, fu mister Scoglio a volerti.

“Eravamo una squadra molto forte, nonostante fossimo una matricola che proveniva dalla C1. Non sapevamo di esserlo fin a quella partita lì. Probabilmente fu proprio quel match a darci la forza di crederci poiché avevamo battuto il grande Napoli, che a quel tempo era candidato a stravincere il campionato avendo a disposizioni molti giocatori che avevano giocato in serie A. Era un Modena inconsapevole che fece un campionato straordinario, quei bienni che escono una volta ogni 50 anni. Il ritorno al San Paolo, per quanto mi riguarda fu una partita abbastanza amara per noi, infatti io fui anche sostituito nel primo tempo. Perdemmo 1-0, non giocammo molto bene. Poi arrivai a Napoli, voluto da mister Scoglio, ero in scadenza col Modena e calcisticamente parlando non ero giovanissimo erano 18 anni fa, il Napoli mi prospettava di scendere di categoria ma di giocare in una piazza straordinaria, di allungarmi il contratto ed io accettai. Eravamo penultimi quando arrivai, ci salvammo vincendo praticamente sempre in casa. Obiettivamente, sono molto contento di aver vestito quella maglia, di aver vissuto quest’esperienza al San Paolo nonostante il periodo peggiore del Napoli. Magari essere arrivato prima o dopo questo periodo amaro, sarebbe stato meglio, ma va bene così.

-         Rivedendo la tua carriera, salta agli occhi la lunga lista di squadre con cui hai giocato ma in un’intervista di qualche tempo fa hai detto che sei diventato un giocatore vero con la Reggina. Come mai?

 “Arrivai a Reggio Calabria alla fine del 94 a 24 anni. Avevo sempre giocato al nord, in piazze piccole. A Reggio sono stato 5 anni, se paragonata a Napoli è ovviamente una piazza minore. Nonostante ciò abbiamo fatto molto bene, sono cresciuto molto, abbiamo vinto un campionato di C1, poi abbiamo giocato quattro anni in B. Mi ha aiutato a maturare sia come uomo che come calciatore e sarò sempre grato a Reggio Calabria, alla tifoseria della Reggina ed anche loro hanno molto affetto nei miei confronti ancora oggi che ci sentiamo. Son quelle cose che ti restano dentro anche a distanza di molti anni”.

-         Perché, a tuo parere, è cambiato il ruolo del trequartista rispetto a quando eri calciatore? Prima era il calciatore che dava fantasia ricevendo alle spalle della pressione a centro campo, ora al di là dei numeri è un calciatore che lavora tantissimo. Qual è l’impostazione del ruolo più vicina al tuo modo di intendere il calcio?

Se potessi tornare indietro e mi chiedessero se volessi giocare  in questo calcio di adesso, per le mie caratteristiche, direi sicuramente di si. E’ un calcio dove si gioca palla a terra, dove i brevi-linei e chi sa giocare a calcio è favorito tantissimo. Il ruolo del trequartista mi fa impazzire, qualsiasi sia il ruolo. Volendo anche Insigne è un trequartista che si adatta a giocare anche all’esterno, solo Messi può giocare dove vuole nel calcio di adesso. Si corre molto e non mi piacciono i trequartista mediani, che giocano bassi ed hanno solo inserimenti. Non mi piacciono neppure i centrocampisti a cui viene affidato, poi,  il nome di trequartista. Mi piacciono i Papu Gomez, per citarne uno.”

-          Da seconda punta poi, via via negli anni, sei arretrato di qualche metro arrivando a essere un trequartista, un numero 10 classico. Chi è stato l’artefice di questo cambiamento?

 “Nasco come seconda punta nel vivaio della Juventus, nei primi anni della carriera. Il ruolo di trequartista come lo intendiamo noi adesso non esisteva. Il 10 come Giannini, Antonioni, andando all’indietro nel tempo  erano più costruttori di gioco all’antica sempre: si veniva a prendere palla dietro e poi si costruiva. Nella fattispecie della mia carriera, è stato fondamentale Cucureddu a Crotone, avevo 26/27 anni e quando venne li già mi conosceva per l’esperienza fatta nella primavera della Juventus e in quel ruolo giocai la seconda parte della mia carriera in cui penso di aver fatto meglio. Devo ringraziare i vari Zidane che fecero capire che si poteva giocare con un giocatore più offensivo e con uno/due  attaccanti ed un trequartista, cosa che in Italia a quell’epoca sembrava una bestemmia. Il calcio degli anni 90 era molto più difensivo, aggressivo. Era un calcio dove la palla stava molto più in aria e non per terra”.

-          Nelle ultime settimane abbiamo visto un Napoli con prestazioni altalenanti. Basti pensare alla SuperCoppa Italiana, al Verona. Poi la risposta in Coppa Italia con la vittoria e rivincita sulla Spezia. Cali di concentrazione, fatica?

Io giudico il Napoli una delle più forti del campionato, tolte Juve ed Inter che a livello di rose hanno sicuramente qualcosa in più rispetto agli azzurri.  Evidentemente, la squadra avendo fatto molto bene in avvio di stagione ha avuto problemi a cui, io stesso non riesco a trovare motivazioni ora. Se andiamo ad esempio a rivedere la finale d Super Coppa  l’errore più grave fatto dagli azzurri è quello di non aver approfittato di una Juve che era vulnerabile in quel momento,  poiché aveva tutte le carte in regola per giocarsela a viso aperto. E’ stato troppo attendista, poi gli episodi hanno condizionato il tutto: vedi il rigore sbagliato da Insigne, la parata di Szczesny. Quando ti gira così, è impossibile fare meglio. Per quanto poi riguarda la stagione del Napoli, si vede che qualcosa è stato sbagliato ma ora non so dirvi cosa di preciso cosa, visto che non ho seguito attivamente le vicende”.

-         Se dovesse arrivare Benitez il Napoli ne gioverebbe?

“Io ho una stima infinita per Rino Gattuso, come persona in primis poi come allenatore. Non che abbia qualcosa contro Benitez, ma penso che Rino sia una persona da rispettare e che abbia fatto il suo dovere e mi dispiacerebbe se dovesse andar via, anche perché Benitez con questa rosa a sua disposizione non pensa possa fare molto di più. Non dimentichiamo che ha comunque vinto una finale di Coppa Italia.”

-          Che campionato di serie A ti aspetti e cosa può riservare il finale?

“Campionato molto strano sicuramente. Manca il pubblico, un elemento fondamentale. Sono quasi 10 mesi che assistiamo ad una serie A diversa dal solito. Se parliamo di forze in campo sicuramente per me Juve ed Inter sul terreno sono le più forti ed hanno la possibilità di vincere lo scudetto. Poi se parliamo di sorprese, abbiamo un Milan che quasi da un anno sta facendo cose straordinarie, grazie all’arrivo di una figura fondamentale come Ibrahimovic ed anche in questo i giovani che fanno parte del team hanno trovato una figura a cui appoggiarsi. Sinceramente è un calcio che personalmente non appassiona molto, però ben venga che ci sia, siamo un popolo che non può fare a meno del pallone soprattutto in questo momento difficile che stiamo vivendo. Se devo dirti il nome per me di una favorita, vi dico l’Inter ma ovviamente la Juve è sempre un’incognita anche se quest’anno c’è un allenatore  che deve pagare dazio, nonostante sia un campionissimo in campo.”

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