È scontro aperto in casa Napoli, ed a prescindere da ciò che succederà in futuro l’unico vincitore sarà Aurelio De Laurentiis. Un caos inutile. Per certi versi sicuramente spropositato, perché se è vero che i risultati nell’ultimo periodo tardano ad arrivare (3 pari ed 1 ko nelle ultime 4 gare tra campionato e Champions League), la stagione non è per nulla compromessa. Anzi. Gli azzurri si trovano infatti a soli 3 punti dal quarto posto, avendo praticamente blindato la qualificazione agli ottavi di Champions poiché basterà battere il Genk nell’ultimo match al San Paolo per assicurarsi aritmeticamente il secondo posto alle spalle del Liverpool.
Il malessere parte da lontano. Si scrive giugno 2020 e si legge rinnovi per i senatori Mertens e Callejon, che anche quest’anno stanno tirando la carretta disputando un’altra stagione ad altissimi livelli. 7 reti per il folletto di Leuven, e ben 5 assist per il numero 7 ex Real Madrid che sfreccia sulla corsia destra con la freschezza di un ragazzi. Il patron azzurro non vorrebbe disfarsi delle proprie punte di diamante, che però non accettano il prolungamento a cifre inversamente proporzionali con l’età anagrafica, anche in virtù di offerte dalla Cina che invitano a guardarsi intorno. De Laurentiis non ha gradito, sbandierano ai quatto venti contenuti giusti ma con riferimenti fin troppo espliciti ai diretti interessati che ovviamente non hanno gradito. 14 anni di militanza in 2 avrebbero meritato maggior rispetto, ma tant’è.
Non è tutto, perché sfogliando i mesi del calendario ed andando via fino al 2021 ci sono altri nomi importanti in attesa di conoscere il proprio futuro: il forte vento dell’est griffato Zielinski e Milik, così come il jolly difensivo Maksimovic. Senza contare le forti sirene di mercato a turbare le notti di Koulibaly, Allan e Fabian.
Difficile trovare una spiegazione logica al cammino fin troppo altalenante della squadra di Carlo Ancelotti. Dopo la notte magica di Champions contro il Liverpool e la prova di forza in quel di Lecce, la squadra si è smarrita non sul piano della prestazione (Torino a parte) ma della cattiveria agonistica, con Insigne e compagni che non riescono a concretizzare l’enorme mole di occasioni create smarrendosi al primo momento di difficoltà. Tra clamorosi errori sotto porte ed evidente topiche arbitrali, il ko di Roma è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già quasi completamente colmo. Squadra in ritiro. Costruttivo per il patron del Napoli, punitivo per il resto del mondo. Il post-Salisburgo è stato l’apoteosi del caos. Un climax ascendente di tensioni che ha portato fino a un punto di non ritorno. Carlo Ancelotti annulla la conferenza stampa e prosegue il ritiro a Castel Volturno con lo staff, mentre la squadra ritorna con auto e taxi alle proprie abitazioni nonostante la difesa “mediatica” del tecnico ma non pratica. Fin troppo semplice il parallelo con la stagione 2014/15 quando il Napoli di Benitez fu buttato fuori al play-off di Champions con l’Athletic Bilbao, abbandonò con troppo anticipo la lotta Scudetto, e lo 0-1 casalingo contro la Lazio che eliminò i partenopei in semifinale di Coppa Italia, provocò le contestazioni della tifoseria seguite dal pugno duro di De Laurentiis prontò a spedire l’intera rosa in ritiro. La mediazione di Benitez, con l’appoggio di Christian Maggio fece rientrare tutto ed il caos si dissolse piuttosto velocemente in una bolla di sapone. Insigne e compagni si sarebbero aspettati una presa di posizione simile da parte di un tecnico autorevole come Ancelotti che invece non c’è mai stata. In un attimo diventa un tutti contro tutti. Il patron partenopeo, che dal 2004 non ha mai sbagliato un colpo sul piano della comunicazione, pubblica due note ufficiali minacciando sanzioni durissime verso i tesserati conferendo al tecnico la patata bollente della gestione delle giornate seguenti di ritiro. Situazione non semplice, dal momento che i calciatori si sono visti sedotti e abbandonati nel giro di appena 24 ore. Ma non è tutto. La società indice il silenzio stampa a tempo indeterminato, confermando perentoriamente l’allenamento del San Paolo aperto al pubblico, già fissato da tempo per il 7 novembre e riservato soltanto agli abbonati. A quasi 5 anni di distanza dall’ultima seduta svolta davanti ai tifosi, l’impianto di Fuorigrotta si trasforma in una trappola alquanto prevedibile: contestazioni a raffica, clima incandescente e ripetuti inviti ai ragazzi affinché giochino con gli attributi senza pensare soltanto ai soldi. Contestualmente c’è una stagione da salvare, perché un eventuale fallimento danneggerebbe le casse del Napoli, facendo calare vertiginosamente il potere contrattuale in sede di mercato invernale.
Non è da escludere che a giugno sarà epurazione quasi totale, con la voglia di ricostruire un nuovo ciclo vincente facendo tabula rasa di tutto il recente passato. Dopo il clamoroso autogol del gruppo, scommettiamo che De Laurentiis sarà perfino ringraziato qualora si disfacesse di elementi per i quali fino a ieri stravedeva, e che adesso sono tacciati di essere mercenari senza valori?
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