Cultura & Spettacolo
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Il Vesuvio, biografia di un vulcano

La città segreta su History Channel

tempo di lettura: 4 min
di Santa Disalvo
19/09/2007

Ancora oggi i napoletani lo chiamano semplicemente ’a muntagna, come da celebre verso di Libero Bovio datato 1915 («Comme è bella ’a muntagna stasera»). Per gli antichi molte più varianti: Vesvius, Besvius, Vesevo (Virgilio, poi Leopardi), infine Vesuvius. Un nome che dovrebbe derivare dal sanscrito vasu, fuoco. O dalla parola latina vesvia, favilla. Chiamatelo come volete, Lui è il nostro vulcano, il nume corrusco, inferno e delizia, la nostra cartolina sull’eternità, il logo di Napoli, il panorama più conosciuto al mondo. Scriverne ancora, tra migliaia di saggi, relazioni, libri, libretti e opuscoli è un atto di coraggio. Passi per sir William Hamilton, costretto a consolarsi delle sventure coniugali con lady Emma con i suoi studi sugli «incendi», che nella seconda metà del Settecento fecero scalpore alla Royal Society di Londra. Ma come riparlarne oggi senza cadere nel già detto? Vittorio Paliotti ci prova (e ci riesce) con un brillantissimo saggio collaterale: nel senso che, se è superfluo affrontare i temi scientifici, non altrettanto può dirsi del Vesuvio dal punto di vista della storia del costume. Perchè, strano ma vero, ’a muntagna più indagata del mondo non ha mai avuto un biografo che ne mettesse insieme le vicende private, la sua influenza sulla cronaca, i suoi umori e le sue idiosincrasie. Per fare questo Paliotti, che è scrittore e giornalista e non vulcanologo, ha consultato non tanto le riviste scientifiche quanto gli articoli di cronaca e i libri non specificamente dedicati a lui. Il risultato è Il Vesuvio - Una storia di fuoco (Marotta & Cafiero editori, pagg. 174, 12 euro), che si presenta domani, alla Feltrinelli di piazza dei Martiri (ore 18, con l’autore ci saranno Giuseppe Luongo e Nino D’Antonio, intermezzi musicali di Mario Maglione, sempre ispirati al vulcano). Il Vesuvio di Paliotti è meglio leggerlo di persona che raccontarlo qui. Perchè è un libro divertente e arguto, denso di aneddoti e permeato da un affetto rispettoso e distante per la Montagna che da millenni ci condiziona la vita. Una divinità cui rendere omaggio, più che un amico da tenere a bada. Accanto a lui, almeno dal Seicento, marciano in parallelo storie e leggende di San Gennaro, santo con il quale - è noto - il Vesuvio ha intrecciato una gara di competizione molto stretta. Nella narrazione per capitoli si raccolgono perle rare come le scalate al monte di Goethe e Dumas, Byron e Flaubert o il madrigale in latino di tal padre Grimaldi in cui il vulcano, parlando in prima persona, pronuncia ben 58 parole che iniziano con la V (Viator Veni Vide/ Varias Vicissitudines Volubiles Vitae Vanitates...). Interessante la saga dei Matrone, la famiglia che ha costruito le strade di accesso alla montagna. Notissima, ma non perciò meno godibile, la storia vera di Funiculì Funiculà, la canzone della funicolare diventata inno ed emblema, tanto da essere accolta persino nella sinfonia «Dall’Italia» di Richard Strauss. Originale l’ultimo botto del Vesuvio, quello simulato da un gruppo di artisti capitanati da Gianni Pisani, che nel 1969 appiccarono il fuoco a cherosene e esplosivi gettando nel panico le popolazioni dell’hinterland. Romantica la vicenda della principessa turca Nasik Misak, una delle concubine del Kedivè Ismail Pasha che abitava a Villa La Favorita. La donna, travestitasi da soldato, fuggì dall’harem vesuviano per raggiungere un giovanotto napoletano del quale si era innamorata, Pasquale Follari. Era il lontano 1881, gli «amanti del Vesuvio» si sposarono e misero al mondo sette figli. Il Kedivè si rassegnò e abbandonò la Favorita e l’Italia quattro anni dopo. A chi gli chiedeva perchè avesse scelto di vivere sotto il Vesuvio rispondeva con due sole parole: Lacryma Christi. Perchè il Vesuvio è lava, cenere e lapilli sì, ma anche terra fertilissima e magnifico vigneto.

Un viaggio nel sottosuolo della città di Napoli, alla scoperta delle ricchezze custodite sotto i vicoli della città partenopea. Si chiama «All’ombra del Vesuvio» il documentario che andrà in onda domenica su History Channel. È il primo di una serie su «Le città segrete», in onda sul canale 406 di Sky e sarà presentato insieme ad altri della serie oggi alle 9,30 nell’Hotel Vesuvio. Saranno presenti il produttore esecutivo della serie, Dolores Gavin, e i produttori Sarah Wetherbee ed Emre Sahin, oltre agli esperti di Napoli sotterranea Manila De Martino e Katie Parla, all’assessore al Turismo del Comune di Napoli, Valeria Valente, e al direttore dell’Ept, Dario Scalabrini. I giornalisti di History Channel saranno poi ricevuti alle 18 a palazzo San Giacomo dal sindaco Rosa Iervolino Russo.

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