La linea di faglia della tragedia comincia ad essere più visibile: non una rottura casuale lungo la campata, ma lo strappo del cavo d’acciaio dalla “testa fusa” che lo ancorava alla cabina. I reperti recuperati tra la vegetazione del Faito - il manicotto con trefoli centrali recisi di netto e fili periferici sfrangiati, ammaccature e microtagli sul blocco metallico - offrono una prima strutturata ipotesi del disegno tecnico della dinamica. Dopo il distacco, la fune ha innescato un violento colpo di frusta, divellendo una puleggia incardinata in parete a quota 1.131 metri: da lì, la cabina è precipitata.
Sono gli elementi materiali più solidi emersi finora dagli accertamenti peritali in corso nelle stazioni di Castellammare e del monte, e sull’insieme dei reperti sequestrati e custoditi al commissariato stabiese. Il lavoro degli esperti - super-perizia chiesta da alcune difese e affidata a un collegio nominato dal tribunale - punta ora a trasformare questi indizi in certezze: sequenza temporale del cedimento, eventuali segnali precoci di degrado dell’ancoraggio, compatibilità tra impronte di rottura e cicli d’uso dell’impianto.
In parallelo si ricostruisce la cronologia operativa: analisi dei log delle centraline, dei filmati interni e dei dispositivi telefonici in uso al personale per allineare procedure, allarmi, comunicazioni e tempi di reazione. Il fronte più sensibile resta quello delle manutenzioni (ordinarie e straordinarie) e dei controlli periodici: la tenuta della catena ispettiva è oggi la domanda che attraversa l’intera inchiesta.
Sul tavolo della Procura di Torre Annunziata ci sono 26 indagati. Nel crollo del 17 aprile hanno perso la vita Carmine Parlato, Graeme Derek Winn, Elaine Margaret Winn e Janan Suliman; Thabet Suliman è rimasto gravemente ferito.
La prossima udienza davanti al gip di Torre Annunziata servirà a fissare un primo bilancio dell’incidente probatorio. Ma la traccia è segnata: capire perché l’ancoraggio ha ceduto, quando sono comparsi i segnali d’allarme e chi avrebbe dovuto intercettarli. Da queste risposte dipendono responsabilità penali e, soprattutto, la possibilità di restituire fiducia a un collegamento che per la comunità è molto più di una linea a fune: è un pezzo di identità collettiva.
Il tecnico gialloblù alla vigilia dell’esordio in campionato contro la Virtus Entella: «Servono umiltà, fame e identità. Il gruppo lavora con serietà, ma servirà dare tutto su un campo difficile»