Cronaca
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In appello chiesto un nuovo ergastolo per Caiazzo

Decapitò l´assicuratore Giuliano Vanacore. Il pg.:"Omicidio per futili motivi".

tempo di lettura: 5 min
di Rocco Traisci
29/01/2008 8.59.55

"Il coltello credo che l´abbia lasciato a casa. Se Caiazzo vuole assistere all´udienza seduto vicino al suo difensore per me non ci sono problemi". Ore 11.00, aula 319 della Corte d´Assise d´Appello del tribunale di Napoli. La battuta che il presidente Pietro Lignola rivolge alla platea è pesante. In aula i parenti di Caiazzo non apprezzano e glissano.
I fratelli e il padre di Giuliano Vanacore, invece, non hanno l´umore giusto per raccogliere la freddura e si guardano con circospezione senza profferire commenti. Alla fine Caiazzo non potrà assistere all´udienza fuori dal gabbione, la polizia penitenziaria non ritiene sicuro il contesto in cui sarà celebrato il processo e la richiesta della difesa si perde nel silenzio dell´aula al terzo piano della cittadella giudiziaria.
Il procuratore generale Claudio Rodà chiede la conferma della pena di primo grado: "ergastolo - dice - ci troviamo di fronte a un omicidio commesso per futili motivi", chiudendo i battenti - in attesa della sentenza - dell´udienza del secondo processo a carico del macellaio, accusato di omicidio volontario ai danni dell´assicuratore stabiese Giuliano Vanacore. Un omicidio che catturò le prime pagine dei giornali nazionali, scomodando la tv di Stato e le maggiori emittenti private. Il 5 maggio 2005, alle 16.05 in via Silio Italico Carmine Caiazzo si liberò di uno scomodo creditore con 14 colpi di mannaia: Vanacore aveva preteso la restituzione di 10 mila euro per due polizze non pagate.
"Se non saldi i conti racconterò tutto a tuo cognato Michele", tuonò la vittima. E la furia omicida di Caiazzo fu stuzzicata da un profondo senso di frustrazione dovuto proprio al rapporto conflittuale con il cognato, che più di una volta aveva provveduto a coprire i suoi debiti: debiti tutto sommato sostenibili per un commerciante alle prese con bollette e spese per il personale. Evidentemente non sono i soldi che hanno rovinato quel rapporto: c´è dell´altro, aspetti familiari lasciati fuori dal processo. Caiazzo decapitò Vanacore nel suo negozio, gettò la testa in un cassonetto della spazzatura. Solo dopo un paio di giorni il cranio mutilato del 36enne fu ritrovato nella discarica di Tufino, avvolto in una busta con gli occhiali ancora infilati sul volto, l´immagine macabra di una sevizie che scosse la buona borghesia stabiese.
La difesa avanza altre ipotesi: legittima difesa, usura. Accuse che cadono nel vuoto durante la requisitoria, destinate a riaffiorare però il prossimo 6 febbraio, quando Sergio Cola e Alessandro Diddi discuteranno i motivi di questo Appello davanti al presidente e al giudice a latere, Elena Giordano. Anche i penalisti della parte civile, Marzia Scarpelli e Alfredo Bargi, si accodano alla richiesta del pg e per circa due ore nell´aula 319 un silenzio rispettoso e paziente fa da sfondo a una tragedia rievocata nei minimi dettagli che spezzò la vita di due ragazzi di 35 anni.
Ma tutta la discussione del pg è cominciata già sotto una cattiva luce per l´unico imputato del delitto. "Devo essere sincero: dopo anni di processi penali e dopo aver assistito a cruente ricostruzioni di omicidi di camorra, è la prima volta che mi trovo di fronte a un caso così efferato - esordisce il procuratore appena Lignola gli dà facoltà di parlare - eppure ci troviamo di fronte a un imputato che disse di essere rimasto vittima di un´aggressione nel suo negozio. Quel giorno, come si evince dalle motivazioni della sentenza di primo grado (con il processo celebrato con rito abbreviato condizionato davanti al gup Marcello Rescigno del tribunale di Torre Annunziata), Caiazzo doveva scaricare della merce all´interno della Bottega dei Sapori, essendo un giorno di chiusura per le attività commerciali di generi alimentari.
E´, infatti, giovedì e non c´è nessuno dei suoi operai ad aiutarlo in questa operazione: alle 15.35 il camion sosta davanti al negozio e va via intorno alle 14.05: Caiazzo, durante le fasi dei suoi interrogatori, racconta che la vittima gli chiese di abbassare la saracinesca proprio nel momento in cui il camion abbandonò via Silio Italico. Disse che Vanacore gli aveva chiesto di saldare alcuni debiti e che lui fu costretto a rinviare il pagamento non avendone la disponibilità. Poi - come racconta Rodà citando l´interrogatorio di Caiazzo - si verificò l´aggressione ai suoi danni con un coltello.
Ma, come ho spiegato prima, si tratta di una tesi che non regge: la verità è che Caiazzo impugnò una mannaia e la scagliò contro Vanacore, spezzandogli in due gli occhiali e ferendolo alle mani, danneggiando anche l´orologio, a testimonianza del fatto che Vanacore tentò di parare i colpi. Il perito della Procura dice che la mannaia ha colpito quattro aree del corpo di Vanacore: testa, mani, parte sinsitra del corpo e nuca. Sono evidenti sia i segni della mannaia sia di un altro coltello, un fendente con una lama bi-tagliente. Per staccare la testa è stata usata infatti una tecnica che solo un macellaio può conoscere. Poi - come noto - Caiazzo prende il corpo senza testa e lo depone in un bidone all´interno della cella frigorifera da cui escono le gambe, che tenterà di coprire con un telo di plastica, non accorgendosi che un lembo dei pantaloni e ben visibile all´esterno. Dopo aver compiuto l´omicidio un teste, Guida, lo vede chiudere il negozio intorno alle ore 16.45. In quei 40 minuti Caiazzo ha avuto tutto il tempo di ripulire il negozio dalle tracce di sangue: subito dopo se ne andò a casa, si infilò sotto la doccia e spiegò alla moglie di essersi ferito con un coltello alla mano.
Infatti Caiazzo si presentò a casa con una medicazione e fu proprio la moglie a chiedergli che cosa fosse successo (ma il procuratore non chiarisce se si tratti di una ferita da mannaia, subita in posizione di difesa: si parla solo di ferita interna alla mano e non sul dorso, elemento che però non chiarisce del tutto la dinamica del ferimento. O meglio, non chiarisce se Caiazzo si sia ferito mentre tagliava la testa di Giuliano o se invece - come sostiene l´imputato stesso - a procurare quel taglio sia stata la vittima nelle fasi della sua presunta aggressione). Ora la sentenza, prevista per il 6 febbraio.

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