Antonio Di Martino era in casa, già vestito e sempre pronto alla fuga sulle montagne situate a ridosso della sua abitazione. Ci sono voluti circa 100 uomini delle forze dell’ordine per accerchiarlo e catturarlo questa notte in un’operazione che ha consentito l’arresto forse dell’ultimo grande latitante in Campania.
A svelare i dettagli dell’importante operazione è stato il dirigente della squadra mobile Alfredo Fabbrocini nel corso di una conferenza stampa a cui hanno preso parte anche il questore di Napoli, dott. Alessandro Giuliano, ed il procuratore Giovanni Pio Luciano Melillo.
Fabbrocini ha tenuto subito a precisare che non si è trattato di un intervento facile. «L’attività è partita due anni fa, quando nel 2018 Di Martino si era reso irreperibile ad un ordine di misura cautelare. Sfuggì quando la polizia cercò di fare irruzione nella sua abitazione a Gragnano. Era estremamente attento e godeva del vantaggio dato dalla morfologia del territorio che lo aiutava a nascondersi. Avevamo capito da alcune settimane che lui ogni tanto faceva ritorno alla sua abitazione, un’abitazione situata in un agglomerato di case dove vivono lui e altri parenti. Una serie di cunicoli che danno sulla strada. Dalla sua abitazione, attraverso una serie di strutture appositamente create, era in grado di accedere alla montagna prospiciente alla casa». A complicare l’intervento della polizia anche la folta vegetazione. Per questo è stato richiesta la collaborazione del NOCS. «Abbiamo passato notti a pianificare l’intervento – spiega Fabbrocini - , compresa la vigilia di Natale. Questa notte è arrivato il momento giusto per intervenire. Abbiamo coinvolto circa 100 persone divisi in gruppi. Il NOCS aveva il compito più arduo: un gruppo monitorava dall’alto la situazione, un altro gruppo bloccava le vie di fuga alla montagna. In un primo momento, grazie ad alcuni cani presenti nella sua abitazione che avevano sentito il nostro arrivo, è riuscito a scappare, ma eravamo pronti a questo. Il nocs ha fatto alzare in volo due droni che hanno individuato Di Martino e due suoi parenti che stavano tentando la fuga. Con la guardia di finanza, con un altro drone, siamo riusciti ad individuare con le termocamere i 3 soggetti che si stavano allontanando. Abbiamo quindi accerchiato i fuggitivi, dopo circa 1.30 di lavoro, bloccandoli». Per il dirigente della PS le prime parole di Di Martino al momento dell’arresto «sono state poche e non degne di passare alla storia».
Il Questore Alessandro Giuliano si è detto orgoglioso dell’impegno congiunto, «uno sforzo enorme di tutte le forze dell’ordine che ha permesso di raggiungere questo importante obiettivo. Coordinati dalla procura della Repubblica. L’aspetto più rilevante è come uomini delle istituzioni, in questi giorni così complessi, non si sono tirati indietro rispetto a questa attività che ha visto il coronamento dopo 2 anni di investigazioni. L’area stabiese ha la nostra massima attenzione».
Il Procuratore Giovanni Pio Luciano Melillo ha espresso il suo ringraziamento alle forze di polizia per l’attività svolta, «un intervento di polizia giudiziaria, con il coordinamento del pubblico ministero, molto complesso sia per la cornice dei luoghi dove si è svolto, sia per la pericolosità del ricercato. Tutto si è volto al meglio grazie alle professionalità che hanno operato sul campo. L’arresto di Di Martino è importante perchè si tratta di un soggetto che aveva assunto una posizione di rilevo camorristico dell’area stabiese e monti Lattari. Il ruolo di Di Martino era estremamente attivo nonostante la latitanza». Melillo ha quindi ricordato la latitanza di Raffaele Imperiale, broker internazionale, per il cui arresto ci si scontra con i limiti della collaborazione con gli altri Stati.
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