Il Comune di Castellammare di Stabia non si è costituito parte civile nel processo a carico di ventidue persone tra boss e affiliati dei clan D’Alessandro e Cesarano, al pari delle associazioni anti-racket. Lo si legge oggi su Metropolis che ha riportato quanto emerso ieri nel corso dell’udienza del processo Olimpo bis. Si sono invece costituite parte civile due presunte vittime delle estorsioni messe a segno dalle cosche del territorio, tra cui Adolfo e Luigi Greco e i titolari di una azienda stabiese, così come risulta dagli atti processuali.
L'assenza del Comune pesa molto perché alla sbarra c'è l'élite della camorra stabiese, tra cui Teresa Martone, la vedova del padrino fondatore della cosca di Scanzano, che viene considerata una dei protagonisti di questa inchiesta. Anche i figli Pasquale e Vincenzo D’Alessandro sono presenti alla sbarra, così come Sergio Mosca e Paolo Carolei, rispettivamente suocero di Pasquale D’Alessandro e colui che avrebbe favorito il patto tra Scanzano e il clan Di Martino di Gragnano. A giudizio anche l'imprenditore Liberato Paturzo, ritenuto il costruttore di fiducia del clan D’Alessandro.
Sono ventiquattro i capi di imputazione contestati dagli inquirenti, legati a episodi estorsivi tra il 2006 e il 2017. Il Comune di Castellammare e le associazioni anti-racket hanno scelto di non essere parti civili per l'immagine danneggiata della città, già commissariata per infiltrazioni della camorra a partire dal 2022.
Concerto in Cattedrale per i giovani musicisti stabiesi.