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Luigi Di Martino, alias o’profeta, resta in carcere. La Corte di Cassazione ha infatti respinto il ricorso dei legali del pregiudicato vicino al clan Cesarano, in carcere insieme al figlio Gerardo, a Raffaele Belviso e ad Aniello Falanga con l’accusa di estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso. Secondo i magistrati di Cassazione infatti, il ras di Ponte Persica sarebbe un “criminale di elevata pericolosità sociale”. In poche parole, è questo il ragionamento fatto dai giudici, se o’profeta fosse libero, potrebbe continuare ad imporre estorsioni nel territorio gestito dalla cosca dei Cesarano, a cavallo tra Castellammare, Pompei e l’Agro – Nocerino – Sarnese. I legali di Di Martino avevano contestato la misura cautelare in carcere nei confronti del loro assistito, il quale però dovrà continuare a restare in galera. O’profeta, insieme agli altri tre ritenuti vicini ai Cesarano, è accusato di essere responsabile di una estorsione effettuata ai danni di un imprenditore dell’area Vesuviana. Dalle indagini è emerso infatti che la vittima da anni era costretta a pagare il pizzo al clan. Richieste estorsive che, con il passare del tempo, sarebbero diventate sempre più esose e frequenti.
Tante le attività che si sono svolte il primo giorno: l’incontro con i protagonisti della serie “Mare Fuori”, l’appuntamento con l’artista Jago che si è raccontato in un talk e l’esposizione della sua opera “La David”, la presenza della storica a FIAT 1500 della Rai, e tante conferenze e panel di approfondimento.