Un raid armato, una vendetta interna, un accordo fragile tra clan rivali. A Castellammare di Stabia, la legge della camorra è chiara: chi sbaglia paga, anche se sei uno dei tuoi. L’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di 11 persone svela il rigore con cui il clan D’Alessandro regola i propri equilibri interni. Il caso più emblematico riguarda due giovani affiliati protagonisti di un’aggressione armata il 5 maggio 2024. I due, in sella a uno scooter, hanno aperto il fuoco contro l’auto di un esponente del clan Di Somma-Lucarelli, all’origine di una lite nata da un episodio precedente che coinvolgeva la compagna incinta della vittima. Per evitare che l’agguato scatenasse una nuova guerra tra cosche, i vertici del clan D’Alessandro hanno deciso di consegnare i responsabili al clan rivale. La punizione è stata immediata e violenta: uno dei giovani ha riportato la frattura dell’indice della mano sinistra, l’altro un trauma cranico e la rottura del setto nasale. Tutto davanti agli occhi di una figura di spicco della cosca. Il 8 maggio, i due feriti si sono presentati al pronto soccorso raccontando di essere rimasti vittime di un incidente. I referti medici confermavano invece i segni del pestaggio subito. L’episodio mostra come, all’interno del clan, la violenza sia utilizzata non solo contro avversari esterni, ma anche come strumento di disciplina interna. Chi infrange le regole paga con il corpo, mentre i vertici cercano di mantenere fragile equilibrio tra alleanze e faide, in un mondo dove la lealtà è una moneta che può costare cara.
Perquisita casa fratello consigliere comunale, 11 arresti.