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Castellammare - Giovani studenti con un obiettivo comune: liberare la città dai ricatti dei clan

Inaugurato il presidio stabiese di “Libera” da un gruppo di studenti. «Vogliamo costruire con le nostre mani la speranza per noi e per la nostra città, per il nostro territorio.»

tempo di lettura: 4 min
di Annarita Ferraiuolo
22/04/2024 19:24:26

Promuovere la cultura della legalità, il rispetto dell’ambiente e i valori della Costituzione Italiana: è questo l’obiettivo che un gruppo di giovani studenti, iscritti al presidio stabiese di Libera, ha deciso di voler mettere in campo per “rendere Castellammare una città in cui si possa vivere, e non sopravvivere”. Sabato pomeriggio il presidio di Libera, ente nazionale che ha come scopo il contrasto alle mafie, è tornato ad essere operativo in città. Circa una quarantina di giovanissimi, dai 14 ai 16 anni, hanno inaugurato il nuovo percorso che nei prossimi mesi li vedrà coinvolti in maniera attiva in iniziative di legalità, in una città che torna al voto dopo lo scioglimento per infiltrazioni dell’amministrazione di centrodestra guidata dall’ex sindaco Gaetano Cimmino. Un evento importantissimo, intitolato a Rosario Flaminio, Alberto Vallefuoco e Salvatore De Falco; un’occasione per riflettere sul significato profondo della lotta contro le mafie. Seppur giovanissimi, questi ragazzi sembrano avere le idee ben chiare sulla strada da percorrere per “liberare” Castellammare dai ricatti dei clan. Come si legge nel patto, gli studenti si sono promessi di "vivere l'impegno per la legalità e per la giustizia, per testimoniare a tutti, e soprattutto ai giovani, che l'indifferenza conduce all'assuefazione, ad ogni forma di violenza e sopraffazione.” “Ci impegniamo per la giustizia a favore della dignità umana, in particolare quella delle persone più svantaggiate, dei migranti, degli ultimi", hanno affermato. A spiegare cosa li ha spinti a mettersi in gioco è stato il 14 enne Giacomo d'Elia, referente della nuova sezione di Castellammare dell'associazione Libera. Di fronte alla sala affollata del circolo della legalità di corso Giuseppe Garibaldi 6, il giovane stabiese ha detto: “Sforzatevi a immaginare una Castellammare più bella, più pulita, più partecipe, più civile, ci riuscireste? Magari per alcuni immaginarla non sarà difficile, ma vi assicuro che realizzare ciò che si sogna non è mai e dico mai semplice.” “Ad uno dei nostri primi incontri, parlando di mafia, una ragazza ha ammesso di avere genuinamente paura – ha raccontato – E non vi nascondo che tutti noi, infondo, eravamo spaventati. Continuando nel nostro percorso questa paura però è stata spazzata via dalla rabbia, rabbia di guardarci intorno e non vedere una città viva. Una città vissuta da cittadini, giovani o vecchi che siano, pronti a combattere per degli ideali comuni e non per la convenienza o per amor proprio. Ci siamo scoperti indignati. Indignati perché in questa città non ci è permesso sperare: dei ragazzi, dei cittadini hanno speranza quando intorno a sé hanno bellezza. Hanno delle istituzioni che promuovono i valori della giustizia, della uguaglianza, della cultura; istituzioni che credono nei giovani, in quanto linfa essenziale per la società". Poi, ha sottolineato: “Questa indignazione noi la proviamo, per le tante occasioni mancate di questa città, per l’assenza di spazi pubblici, per le risorse dilapidate.” Infine, Giacomo ha spiegato: “Stasera inauguriamo un presidio Libera fatto quasi interamente di giovani perché vogliamo costruire con le nostre mani la speranza per noi e per la nostra città, per il nostro territorio. Nel nome di Salvatore De Falco, Rosario Flaminio e Alberto Vallefuoco, a cui intitoliamo il presidio ma nella memoria della vita e non della morte di Giancarlo Siani, di Michele Cavaliere, di Peppino Impastato. Vi parlo dal basso dei miei 14 anni. Dal basso di chi ha cominciato a comprendere che la speranza quella vera, quella feconda nasce solo se si incontrano il coraggio e sdegno. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle."
La prima iniziativa del presidio stabiese di Libera sarà quella di proporre ai candidati a sindaco del 7 e 8 giugno di sottoscrivere il patto contro le mafie. Ma secondo Giacomo non è abbastanza: "E perché una città sia viva c’è bisogno che questi valori vengano coltivati, moltiplicando e promuovendo i beni comuni, spazi in cui condividere tempo ed idee, spazi come biblioteche, palestre, campi sportivi, aree verdi. Perché non è certo in una città minata dal degrado sociale, caratterizzata dai ruderi abbandonati, dai servizi malfunzionanti che si può pretendere che ci sia speranza".

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