A oltre sette mesi dal drammatico incidente della funivia del Monte Faito, costato la vita a quattro persone – tre turisti e un dipendente Eav – e che ha provocato il grave ferimento di un altro passeggero, emergono, come riportato dal quotidiano ilMattino in edicola questa mattina, nuovi dettagli dalle indagini coordinate dalla Procura di Torre Annunziata. Elementi che gettano ulteriori interrogativi sulla sicurezza dell’impianto e sulle procedure di manutenzione eseguite nelle ore immediatamente precedenti alla tragedia.
La mattina del 17 aprile, infatti, le corse della funivia partirono con due ore di ritardo. A rallentare l’avvio del servizio furono due anomalie individuate dal personale durante i controlli tecnici, posticipati di un giorno a causa del maltempo che aveva flagellato la cima del Faito il 16 aprile, con fortissime raffiche di vento e la caduta di diversi alberi nelle aree circostanti la stazione di monte.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori del commissariato di Castellammare di Stabia e della Squadra Mobile di Napoli, durante il giro di prova fu scoperto che la fune di soccorso della cabina – la stessa poi precipitata nel pomeriggio – era fuoriuscita da un rullo di appoggio. Un guasto considerato raro, registrato dai tecnici solo in presenza di vento molto forte. Per questo motivo fu richiesto l’intervento di uno specialista.
Non era la prima volta che quella fune creava problemi. Solo un mese prima, a marzo, era stata sostituita da una delle ditte ora al centro dell’inchiesta, dopo che erano emerse irregolarità nelle verifiche condotte in vista della riapertura stagionale dell’impianto.
La seconda anomalia, di minore entità ma comunque rilevante, fu individuata dai sistemi elettronici: un fusibile – o scaricatore – risultò difettoso e dovette essere sostituito. Solo dopo ulteriori controlli, proseguiti dalle 9.30 alle 11.00 senza evidenziare ulteriori criticità, alle 11.40 la funivia fu autorizzata a entrare in servizio.
La tragedia avvenne durante la settima corsa, partita dopo le 14.30: la fune traente cedette improvvisamente a una ventina di metri dalla stazione di valle. Una cabina precipitò nel vuoto, mentre l’altra rimase sospesa, consentendo il salvataggio dei passeggeri. Le cause del cedimento sono ora al centro di accertamenti tecnici complessi.
L’inchiesta – che vede indagate 26 persone per omicidio colposo plurimo e disastro colposo – coinvolge l’Eav con i suoi vertici, dipendenti, ispettori dell’agenzia ministeriale Ansfisa e responsabili delle ditte incaricate della manutenzione. Gli investigatori intendono stabilire se le anomalie riscontrate quella mattina, unite agli effetti del vento del giorno precedente, avrebbero dovuto indurre a sospendere il servizio. Ma l’attenzione è puntata soprattutto sulle attività di manutenzione ordinaria e straordinaria svolte nelle settimane precedenti, comprese le prove con zavorre e i controlli magnetoscopici sulle funi.
Nel fascicolo compaiono anche due filmati ritenuti rilevanti: le immagini delle telecamere interne all’impianto e il video girato da uno dei turisti rimasti intrappolati nella cabina a valle. La registrazione mostra il viaggio in discesa e l’arresto improvviso provocato dalla rottura della fune, una testimonianza diretta di quegli istanti che precedettero il disastro.
Il procedimento, ora alle battute cruciali con l’incidente probatorio davanti al gip Luisa Crasta, dovrà chiarire se la tragedia fosse evitabile e se vi furono sottovalutazioni, errori o omissioni lungo la filiera della sicurezza. Una risposta attesa non solo dai familiari delle vittime, ma da un’intera comunità ancora scossa da una delle pagine più nere della recente storia del territorio.
Il comico ci parla del progetto: «una terapia per ridere e stare insieme, mettendo da parte i social networks»