La sede dell'ASL Na3 Sud a Torre del Greco
Nel giorno dedicato ai ragazzi affetti dalla sindrome di autismo, si alza forte il grido di dolore dei genitori dei bimbi che si trovano in cura presso il centro Napolisanit di Ottaviano. Uno dei più grandi della provincia di Napoli, dove a partire dal 4 aprile la situazione diventerà molto difficile se non si interverrà con lo stanziamento di nuovi fondi. È davvero triste vedere come le famiglie dei ragazzi affetti dalla sindrome autistica debbano lottare per ottenere le cure necessarie. È importante che le autorità regionali prendano seriamente in considerazione queste richieste e agiscano per garantire un accesso equo e tempestivo alle cure per tutti i pazienti. La situazione evidenzia la necessità di una maggiore attenzione e risorse destinate alla salute mentale e al trattamento delle persone con disabilità.
«Oggi abbiamo avuto la conferma che non c’è nessuna consapevolezza verso l’autismo – è lo sfogo di un genitore raccolto da StabiaChannel - Il centro Napolisanit non ha avuto ancora la conferma dello sblocco di fondi da parte dell’ASL Napoli 3 SUD. Per questo, 50 famiglie saranno costrette a rinunciare alle cure indispensabili alla riabilitazione». «Perché questo accade solo all’ASL Napoli 3 SUD? – si chiede Giuseppe, genitore di un bambino autistico - Quali sono le regole del gioco in Campania? Un bambino, oltre ad essere sfortunato perché affetto da autismo, è sfortunato anche perché è nato nel territorio dell’ASL Napoli 3 SUD?». Quindi la sua amara considerazione: «Si ricordano dell’autismo solo il 2 aprile, poi nel resto dell’anno se ne dimenticano. I fondi regionali assegni di cure? Li tagliano. Politiche sociali? Non si mette nulla in campo. Educatori nelle cooperative non ce ne sono. I centri riabilitativi si devono attenere a quello che determina l’ASL. L’ASL prescrive che l’autismo non si classifica in base alla gravità ma all’età. Un bambino di 10 anni che dovrebbe fare 10 ore settimanali di terapia, poiché la delibera 131 prevede 4 ore, dobbiamo fere solo 4 ore di riabilitazione. Che poi la parola riabilitazione per l’autismo non è idonea poiché se una persona affetta da autismo potesse essere riabilitata questo problema non l’avremmo dopo le cure. Il problema è che dall’autismo non si esce». La soluzione, secondo Giuseppe, è quella di «mettere in campo fondi espressamente dedicati all’autismo non alla riabilitazione. L’autismo ormai sta riguardando, purtroppo, sempre più persone. Prima ne era affetta una persona su 100, oggi siamo arrivati a 1 su 30. Quindi bisogna adeguare le cure al problema che aumenta. Ma la cosa assurda è che in Campania ci sono 5 ASL ed ognuna ragiona in modo diverso dalle altre. Perché? Nessuno si rende conto che questi bambini soffrono per la loro patologia ma ancora di più per il fatto che nessuno li aiuta».
Un’altra amara testimonianza è quella della signora Anna. «Mi sento profondamente angosciata e frustrata. Ogni giorno è un'altalena emotiva tra la speranza e la disperazione, sapendo che questi centri di cura stanno raggiungendo il punto di rottura e che i miei figli, Gianfranco e Marco, rischiano di essere privati delle cure vitali di cui hanno disperatamente bisogno. Questa preoccupazione, aggiunta alla complessità quotidiana di vivere con due figli autistici, rende tutto ancora più difficile da sopportare. Chiediamo alle istituzioni regionali di ascoltarci e di considerare il nostro punto di vista. Chiediamo loro di guardare oltre le statistiche e i bilanci, di sentire il nostro dolore e di agire con compassione e urgenza per garantire un futuro migliore a Gianfranco e Marco. Vogliamo che comprendano la complessità della nostra routine e ci supportino con risorse adeguate e un sistema di cure accessibile e sostenibile. Anna Esposito: La nostra preoccupazione più grande è che Gianfranco e Marco vengano dimenticati e lasciati indietro, costretti a lottare in un mondo che sembra non capirli né sostenerli. È un dolore insopportabile pensare che potrebbero non avere accesso alle cure e alle opportunità di cui hanno bisogno per vivere una vita piena e soddisfacente. La nostra routine è un costante equilibrio tra le esigenze dei nostri figli e la necessità di affrontare la burocrazia e le carenze di risorse» ha concluso.
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