Passano ai magistrati della Dda di Napoli le indagini sull’omicidio di Gerardo Del Sorbo, l’imprenditore di 44 anni il cui cadavere decapitato è stato rinvenuto dai carabinieri nel cortile della sua ditta in via Cimitero a Boscoreale. Il sospetto è che dietro questo delitto così efferato ci sia la mano della camorra. Uno scenario, questo, tutto da chiarire. Al momento, comunque, l’unico dato certo è che la titolarità della inchiesta è passata nelle mani dei pubblici ministeri Pierpaolo Filippelli e Claudio Siracusa, ai quali i loro colleghi della Procura oplontina hanno passato l’intero fascicolo aperto nella immediatezza del ritrovamento. L’improvvisa svolta nelle indagini sarebbe legata ad alcuni elementi trovati sulla scena del delitto. Gli inquirenti, che fin dalle prime ore si sono chiusi nel più assoluto mutismo, hanno finito col privilegiare la matrice camorristica a discapito delle altre, dopo aver valutato attentamente i rilievi effettuati dai carabinieri giunti per primi sul posto. Secondo quanto si è appreso, infatti, sul cadavere dell'imprenditore, titolare di una piccola azienda attiva nel settore del legno, sarebbe stata trovata una moneta da un euro. Ma vi sarebbe di più. Il cagnolino dell’uomo è stato rinvenuto annegato in una pozza d’acqua poco distante e, particolare ancora più macabro, il cuore sarebbe stato dato in pasto ai cani da guardia che si trovavano nel cortile della ditta. Segnali, questi, inequivocabili di un rituale di camorra o anche di un messaggio in codice da trasmettere all’esterno. Un compito per nulla facile attende i due giovani, ma esperti sostituti che, peraltro, sono titolari di diverse inchieste sui clan dell’area vesuviana. Ulteriori elementi utili a ricostruire la dinamica dell’orrendo omicidio potrebbero emergere dalla autopsia che sarà effettuata questa mattina dal pool di consulenti d’ufficio. L’esame autoptico sarà effettuato presso l’Istituto di medicina legale del II Policlinico. Una scelta legata alla circostanza che, data la particolare efferatezza del delitto, occorre effettuare una serie di esami che richiedono una particolare tempistica ed il concorso di più professionisti. Dopo l'autopsia la salma del quarantaquattrenne potrà finalmente riposare in pace. Per i risultati, poi, ci vorranno diverse settimane. Il che, ovviamente, non comporterà alcuna battuta d’arresto nelle attività investigative. In questa fase gli inquirenti stanno passando al setaccio anche gli ambienti criminali dell’area boschese torrese che sono stati falcidiati dal maxiblitz del Gico della Guardia di Finanza e dei carabinieri del Ros che ha portato dietro le sbarre presunti capi, sodali e fiancheggiatori del principale sodalizio criminale della zona, ossia i Gallo, Limelli, Vangone. Se vi siano o meno dei legami con lo scenario malavitoso locale lo dovranno scoprire i carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, coordinati dal tenente colonnello Andrea Parisi e dal maggiore Pasquale Sario, i quali, com’è comprensibile che accada in circostanze del genere, si sono chiusi nel più assoluto mutismo. La vittima aveva un piccolo precedente di polizia per ricettazione e poco altro. Un difficile rapporto con la moglie da cui si era separato due anni fa ma mai nessun grosso problema con la giustizia. Troppo poco per giustificare una morte così cruenta. Una matassa difficile da districare alla cui risoluzione potrebbe concorrere il risultato dell'autopsia che potrebbe chiarire la dinamica dell’assassino. Quanti killer sono entrati in azione? Con che cosa è stato decapitato? Sono solo alcuni dei quesiti a cui i test dei medici legali potrebbero dare una risposta insieme a quelli dei Racis giunti ad analizzare la scena del crimine sin dalla sera dell'assassinio.
«I ragazzi hanno disputato una buona partita contro una squadra esperta che ha difeso in undici. Sappiamo che la situazione si è complicata, martedì scenderemo in campo con la determinazione di chi sa che nessuno ci ha mai regalato nulla»