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tempo di lettura: 10 minL'ignoto autore che ha scritto nel Cinquecento la più antica e "completa" storia di Stabia e di Castellammare di Stabia, che io ormai da alcuni decenni appello come "Anonimo Stabiano", accenna anche alle origini di Stabia, o per meglio dire Stabiae, e di "Castello a' Mare di Stabbia" poi aggiunge che essa "è posta a frontespizio della città di Napoli 18 miglia, nel senso che si vede frapposto fra il verdeggiante Gauro (Faito) ed il Vesuvio, nondimeno il distretto di lei sta parte sui colli e parte alla riva del Mar Tirreno, alle radici di detto Monte Gauro, il quale con la sua altezza, la ricopre alquanto dal sole e con l'ombra che da quello cascano la rende umida..a cui non poco conferisce l'abbondanza delle acque che da per tutto scaturiscono, e certi luoghi paludosi che vi sono da presso cagionati dal fiume Sarno, perché i vari incendi del Vesuvio mutando l'antico letto che da presso a quello teneva, e usciva sul mare, si restrinse non molto discosto da detta città la quale credo che non prendesse altrimenti il nome il nome dal Castello che sta sul lido del mare e sale verso il monte con molti gradi di fabbrica sopra un alto e lungo muro, ove sono due altri castelli nei quali al tempo dei Re Aragonesi ed altri si teneva il presidio dei soldati per la sua custodia...".
E' quasi superfluo aggiungere, ma lo faccio per "rinfrescare" la mente di qualche studente, che le origini di Stabia si perdono nella notte dei tempi, come dicono gli scrittori che non hanno sufficienti indizi per l'individuazione di agglomerati umani; è perciò naturale che siano sorte le più strane leggende e che siano state accettate "per tradizione" notizie che con la storia non avevano nulla a che vedere. Come è accaduto, tanto per fare uno dei tanti esempi, del fantasioso racconto di Padre Serafino de' Ruggieri, ("Istoria dell'immagine di S.M. di Pozzano", Napoli, 1742), secondo il quale Stabiae sarebbe stata fondata da Ercole Egizio, di ritorno dalla Spagna. L'autore, sicuro di quanto afferma, ricorda anche la Petra Herculis (Scoglio - isolotto di Rovigliano), a poche centinaia di metri dalla foce del fiume Sarno, citando addirittura, per rendere più credibile la sua tesi, diversi antichi scrittori, come Dionigi di Alicarnasso, Ovidio, Petronio, Ulpiano, Servio ed altri. Queste opere, però, forse non attentamente consultate, non forniscono alcuna notizia in merito. Tutto ciò, però, senza tener conto che sono centinaia le città che attribuiscono la loro origine al mitico eroe. Invece, secondo accreditate ipotesi, le origini di Stabiae si possono agevolmente far risalire almeno al primo millennio a.C. (ricordiamo il rinvenimento di una stela sepolcrale dell'VIII sec. A C. e il gruppo di tombe plurisecolari sul poggio di Fontana Grande, ecc,). Il nome di Stabiae (successivamente si denominerà Castellammare di Stabia), può fornire delle indicazioni preziose circa un processo, abbastanza frequente nell'età antica, di unificazione di più genti o villaggi per la formazione di una città. Il plurale, infatti, si trova in tutte quelle città, come Athenae, Corioli, Siyracusae, Veii, eccetera. Anzitutto diciamo che il nome di questa città, le cui origini rimangono ignote, godeva - e gode - di una posizione geografica veramente invidiabile: il mare a poche decine di metri, i monti a poca distanza. Questo ci fa pensare che i primi abitanti giunsero via mare (siamo in epoca di spostamenti di intere popolazioni), attratti non solamente dalla mitezza del clima, dalla fertilità dei suoli (rimane ancora la verdeggiante valle del Sarno), dalla corona dei monti ricchi di boschi come per naturale difesa, ma sicuramente dalla straordinaria ricchezza di acqua che in tempi preistorici e protostorici era ricercatissima (verranno molto più tardi i grandi acquedotti romani che distribuivano acqua un po' ovunque). Sempre in tempi antichissimi, la strada principale che attraversa l'odierna città si trovava a diversi metri di profondità rispetto all'attuale piano stradale- Questo aspetto va studiato ancora e approfondito, perché sarebbe inutile cercare di individuare un periodo certo di insediamenti urbani per la mancanza di notizie, come pure non si sa quando e quanti gruppi di famiglie dirette qui, lasciarono le loro terre in cerca di altre zone che offrissero più agevoli condizioni di vita. Queste genti, provenienti dall'Oriente, costeggiando le coste dell'Italia meridionale, si spinsero fino alle nostre terre e oltre. Qui, però, proprio per la ricchezza di acqua dolce, si fermarono. Passati ancora altri secoli, nuovi popoli di stirpe ariana, scendendo dall'Italia centrale si stabilirono nella fertilissima valle del Sarno e sulle pendici dei monti che circondano la zona, fino alla Penisola Sorrentina.
Le differenze tra questi due principali gruppi di abitanti, erano notevoli. Il primo apparteneva ad una stirpe di abili navigatori che si stanziò lungo la fascia costiera. Questi, avevano conosciuto terre aride e malsane, e dovettero rimanere impressionati per l'enorme quantità di sorgenti di acqua dolce, molte di esse dallo "strano sapore" e di vari colori: il rosso dell'acqua ferrata, il bianco della magnesiaca, ecc., la vasca davanti alla Fontana Grande, con la sorgente d'acqua della portata di milioni di litri all'anno, era visibile a tutti e sgorgava a pochi passi. Il nome della città, comunque, è citato dall'antico poeta latino, Silio Italico (I sec. d.C.), che ricorda la partecipazione di giovani stabiani ad una battaglia navale durante la seconda guerra punica. Soffermandoci su questo particolare, va ricordato che Stabia era alleata di Roma contro Cartagine. Poi Stabia partecipò alla guerra sociale dei popoli italici, contro Roma, in quanto chiedevano gli stessi diritti garantiti ai Romani. Questo grande territorio, in particolare la valle del Sarno, fu abitata dagli Opici, un popolo che viveva soprattutto di agricoltura, fondò i primi nuclei abitati sparsi nelle varie zone della Campania. Agli Opici si sovrapposero gli Etruschi e i Sanniti, provenienti dall'interno; venendo dal mare, i Greci. Da questi vari agglomerati umani, sorse Stabia, raggruppando, tra il mare e le colline, agricoltori, pescatori, marinai. E' importante notare che il periodo sannitico può essere considerato quello più interessante della storia di Stadia. Con l'arrivo dei Romani, i quali, pur soggiogando i popoli, assicurarono quiete e un tenore di vita più civile e ordinato; furono costruite strade, acquedotti, edifici importanti. Roma, però, sfrutto le ricchezze e la fatica degli agricoltori, pastori, esperti marinai Italici nelle lotte contro Cartagine, per la supremazia e il "possesso" del Mediterraneo, e poi per la conquista dell'Oriente. E' da ritenersi giustificata la richiesta degli agricoltori Italici di partecipare ai benefici delle conquiste ed ottenere la cittadinanza romana; purtroppo il partito aristocratico di Roma, insensibile alle istanze provenienti dalla massa di cittadini che si ritenevano ingiustamente penalizzati, provocò la guerra sociale. Le cronache del tempo parlano di sanguinosi combattimenti che si svolsero tra i consoli e i generali romani e quelli della lega italica, proprio lungo la vallata del Sarno, che costituiva la via più breve per raggiungere il mare. Stabia era situata in una posizione strategica in quanto posta all'imboccatura di questa via, subì nefaste conseguenze perché il generale Caio Papio Mutilo e le sue soldatesche, l' assediò, la saccheggiò e ne fece un baluardo della lega.
.Dopo, però, defezioni, tradimenti, diserzioni e rovesci degli Italici, le ultime resistenze campane si serrarono sui monti Lattari e Silla con Munazio Magio occupò Sorrento, cinse Stabia di assedio, e il 30 aprile del 665 di Roma, cioè 89 anni a.C., la conquistò, e dopo averla fatta saccheggiare dalle soldatesche, la smantellò abbattendone le mura, così come testimonia Appiano, "De bello civili". La città fortificata (oppidum), qual era, si trasformò parzialmente, anche per le mutate circostanze dei tempi e della civiltà, un po' per l'accorta e sapiente politica di Roma, in un agglomerato di ville quasi tutte sovrastanti le vecchie e riassestate borgate della pianura.
Il "sito" di Stabia - Castellammare di Stadia, va innanzitutto necessariamente, inquadrato nel contesto geografico e socio-culturale di un ampio territorio (comprendente tutto l'Agro Sarnese -Nocerino, i paesi dei Monti Lattari, quelli della Penisola Sorrentina e della costiera amalfitana), la cui storia presenta numerose zone d'ombra.
Considerando solamente un tratto del lido del Golfo di Napoli, quello che da Torre Annunziata si prolunga fino a Castellammare di Stabia, si nota subito la felice posizione del sito: a destra il mare, a sinistra la fertile pianura della valle del Fiume Sarno. Ai tempi dei Romani, il mare si incurvava e formava una piccola leggera insenatura, in cui si elevavano costruzioni di vario genere. Ai due lati di questa insenatura sorgevano le città di Pompei, sulle prime pendici del Vesuvio, e una parte di Stabia sui primi terrazzamenti dei Lattari (Varanum, Solarium, Scandianum, ecc.). Tra questi due centri, di grande importanza, si stendeva, secondo l'annotazione di Stazio, Vesuvia rura, Silv., 1, 2, 285, la fertilissima pianura del fiume Sarno, che allora era navigabile e si inoltrava entro Pompei e paesi del nocerino. Da alcuni rilevamenti e dalla descrizione di antichi scrittori, si apprende che una strada, quasi parallela al lido, uscendo dalla Porta Stabiana di Pompei, conduceva alla Porta Pompeiana di Stabia. E da qui, si apriva, verso la parte occidentale una rete viaria (pedemontana?) per la Penisola Sorrentina. Un'altra strada, da Stabia, inerpicandosi per i monti, raggiungeva Agerola e da questa cittadina, rimane tuttora la possibilità di raggiungere la Costiera Amalfitana. Tuttavia, un vasto territorio in cui è compresa la nostra zona, è menzionato nella tabula peutingeriana, una mappa geografica stradale per uso militare, del sec. III - IV d.C. E' possibile notare che una strada litoranea da Neapolis per Herculaneum e Oplontae giungeva a Pompei; di qui si biforcava raggiungendo con un ramo Stabiae e con l'altro Nuceria dove incontrava probabilmente la grande via Popilia, che da Capua e Nola andava a Cosentia e a Rhegium; qualche "cartografo" ipotizza che presso Teglanum da questa grande via si staccasse una diramazione per Pompei. Ma nulla si sa circa le grandi trasformazioni geologiche del vasto territorio avvenute nelle precedenti epoche..
Si è detto che la storia medioevale di Stabia (diventata poi Castellammare di Stabia intorno all'anno 1086), è strettamente legata alle vicende socio - economiche e culturali del suddetto perimetro territoriale. Per quanto riguarda le invasioni dei Goti e dei Longobardi (per qualche periodo anche strettamente imparentati), gli antichi scrittori non dicono molto. Non poche scorrerie nelle nostre provincie, devastarono terre e popolazioni che rimangono senza una sufficiente identificazione.
Il tecnico delle vespe entusiasta per la qualificazione ai Play Off, ma avverte: «Il focus è sul presente. America? È il viaggio che conta. Buglio? L'infortunio è meno grave del previsto, è un giocatore essenziale per noi.»
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