Migliaia di litri di acqua medicamentosa finiscono in mare. Uno spreco che torna d’attualità con il servizio andato in onda oggi al TgR, nel corso del quale sono stati snocciolati i numeri del disastro correlato alle fonti termali, ormai dimenticate a seguito della chiusura dei due stabilimenti delle Terme di Stabia. Una serie di disastri, dovuti anche alle scelte di una classe politica che nell’ultimo ventennio non è riuscita a dare una svolta alla questione Terme, complice anche l’inerzia della Regione Campania, le cui promesse finora non hanno mai trovato riscontro nei fatti. “Potremmo avere 29 miliari di litri di acqua all’anno, ma da decenni ormai questi finiscono in mare” sostiene l’ingegnere Catello Lamberti, a cui fanno eco Elena Marini e Nino Di Maio del Comitato Terme di Stabia, ricordando che “sono più di 15 anni che viene impedita la mescita delle acque termali, che dovrebbero invece rappresentare il motore propulsivo della città”. Uno spreco da 700mila litri di acqua al giorno, che Domenico Lusciano del Comitato Terme di Stabia imputa anche a “responsabilità politiche”. L’ultimo tentativo di riattivare le procedure per la riapertura delle Antiche Terme risale al 2021, quando il Comune aveva redatto una bozza di protocollo d’intesa con Mise e Regione, imbattendosi nei continui rinvii da parte dell’ente di Palazzo Santa Lucia, che ha rimandato sempre una risposta sul tema. Nei mesi scorsi, l’amministrazione uscente era riuscita ad intercettare 12 milioni di euro di fondi Pnrr per la riqualificazione della struttura. Ma il percorso per provare a ribaltare un disastro decennale è ancora impervio. Ed ora la patata bollente è nelle mani dei commissari straordinari, che nei prossimi 12 mesi proveranno a sbloccare l’impasse, per dare modo alle future amministrazioni di mettere in campo tutto il necessario per restituire le Terme alla città.
Il video del corteo e le nostre interviste.