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Castellammare - L'archivio storico comunale alla Reggia di Quisisana

Approvato il progetto di fattibilità tecnico-economica. Il costo dell'opera sarà di 400mila euro e verrà realizzato in 135 giorni.

tempo di lettura: 3 min
di sr
02/10/2022 08:13:50

Il Comune di Castellammare di Stabia investe 400mila euro nel progetto di realizzazione dell’archivio storico. I Commissari prefettizi hanno infatti approvato il progetto di fattibilità tecnico-economica che prevede di realizzare l’archivio storico comunale in una porzione del piano terraneo del Palazzo Reale di Quisisana. L’obiettivo è quello di “assicurare  una  sede  definitiva ed adeguata per l’Archivio Storico comunale che attualmente risulta smembrato in più sedi  secondo una modalità che non ne consente una confacente ed ordinata consultazione e fruizione” si legge nella relazione del responsabile del procedimento. Reggia di Quisisana che diventa dunque sempre più un polo culturale importante, non solo per Castellammare di Stabia per l'intera regione Campania.

Quello stabiese si colloca di diritto tra gli archivi di maggiore rilevanza per chiunque intenda approcciare non solo allo studio degli eventi e vicissitudini locali ma, in senso più ampio, alla storia del Meridione d’Italia ma oggi è praticamente inaccessibile. Nella relazione, infatti, viene ricordato come Stabiae fosse un “porto rilevante all’interno del golfo di Napoli, sede d’un corpo doganale di primaria importanza nel sistema fiscale del mezzogiorno spagnolo, sede vescovile e dimora abituale dei sovrani, l’universitas Castrimaris di Stabia si collocava tra i principali centri propulsori dell’economia del regno con conseguente produzione d’una messe straordinaria di documenti di natura diplomatica, amministrativa, notariale, fiscale, ecc., denominati con generalità “scritture comunali”. Tali scritture, raccolte e serbate con zelo dagli esponenti del notariato locale che spesso svolgevano anche il ruolo di cancellieri, difettando com’è noto, le università meridionali, a differenza dei comuni dell’Italia del nord, d’una sede stabile (nel caso di Castellammare la sede era individuata per lo più nel convento di San Francesco d’Assisi presso la marina della città), vennero trasmesse di curia in curia fino a formare, nonostante le inevitabili perdite e dispersioni, un corpo rilevante denominato fondo “Vincenzo d’Ayello junior” dal nome del notaio che da ultimo, nella metà del 700, ne curò la fascicolazione. Il riordinamento amministrativo del regno impresso durante il decennio francese ed il forte impulso diretto alla tenuta dei registri civili produsse un significativo incremento del fondo che si arricchì, infra alia, delle delibere decurionali emanate anche durante la restaurazione borbonica e per l’intero periodo preunitario. Sforzi ulteriori volti ad assicurare una razionale ordinamento dell’archivio furono profusi anche in età post unitaria ma già agli inizi del 900 si sollevavano doglianze circa la tenuta dello stesso che perdurarono in sostanza fino al secondo dopoguerra. Soltanto a partire dalla fine degli anni 70 del secolo scorso, grazie all’abnegazione ed alla sensibilità d’encomiabili concittadini come Salvati, D’Angelo, ecc., la gran mole di materiale documentario archivistico giacente confusa nei locali terranei del palazzo Farnese venne sottoposta ad attenta catalogazione ed inventariazione sino a formare il corpo archivistico attualmente esistente. La cronica mancanza d’ambienti idonei ad accogliere l’archivio suddetto in maniera stabile e definitiva ha tuttavia nel tempo condannato lo stesso ad un’inevitabile itineranza che oltre a rilevarsi potenzialmente deleteria per il materiale documentario soggetto in tal modo a continua movimentazione, ne impediva anche un’ordinata ed organica consultazione da parte dell’utenza: l’archivio venne infatti dapprima allocato nei locali dei VV.UU siti in Via Roma, successivamente trasferito in un locale del quartiere Cicerone, quindi trasferito ancora nell’ex pastificio di Nola, ed infine depositato nei terranei dell’istituto comprensivo Karol Wojtyla dove attualmente insiste”.

I temi stimati per la realizzazione dell’opera  è di 135 giorni al termine del quale andranno poi individuate le figure che dovranno occuparsi della gestione dell’archivio.

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