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Napoli - Massimo Rastelli a Passione Azzurra: «Il Napoli deve crescere a livello mentale per poter puntare anche allo scudetto»

Le dichiarazioni più salienti di Massimo Rastelli sul momento del Napoli

tempo di lettura: 7 min
di Annalisa de Martino
23/01/2021 14:09:05

Intervento di Massimo Rastelli a Passione Azzurra

In occasione della settima puntata di  Passione Azzurra, nuovo format televisivo di StabiaChannel, è intervenuto ai nostri microfoni, Massimo Rastelli, ex giocatore azzurro. In carriera conta 102 presenze e 12 reti in Serie A, 386 presenze e 68 reti in Serie B.

Ad Agosto 2001 arriva in forza al Napoli, in serie B. Coi partenopei disputa 32 partite realizzando 6 reti; la promozione in Serie A sfuma in punta di piedi, quell’anno a causa errori nello scontro diretto con la Reggina.

Di seguito, le dichiarazioni più salienti della nostra chiacchierata.

-         In maglia azzurra nella stagione 2001/02, quando situazioni societarie non idilliache, la squadra è stata a un passo dalla promozione in serie A. Com’è vivere Napoli, e quale il ricordo più bello in maglia azzurra che conserva?

“Indossare la maglia del Napoli per me era già un sogno. Da ragazzo vedevo giocare Maradona ed una decina di anni dopo mi sono ritrovato ad indossarla realmente è stato un motivo di grande soddisfazione. Il ricordo più bello si collega ad un derby: quello con la Salernitana, per la precisione. Mentre lasciavamo l’albero per raggiungere lo stadio, ricordo la tangenziale stracolma di gente, accorsa li ad accoglierci ed incitarci con bandiere. Allo stadio c’erano 75 mila persone se non 80 mila. Facemmo questo viaggio, tutti con la pelle d’oca, a dimostrazione del grande affetto dei tifosi. Queste dimostrazioni, le capisce solo chi ha indossato questa maglia. Avrei voluto, naturalmente come tutti che la stagione si chiudesse in modo diverso, ma vi ricordo che facemmo già una rimonta straordinaria. Il Napoli non partì benissimo, dopo la retrocessione non fu semplice smaltire le scorie, ma partita dopo partita da novembre la squadra riuscì a recuperare un bel po’ di posizioni ma alla fine purtroppo non ce l’abbiamo fatta poiché davanti a noi c’erano squadre come Empoli, Modena, Como, Reggina; squadre che difficilmente perdevano colpi”.

-         A proposito dell’esito forzato a Benevento di cui si parlava, qual è il suo ricordo di Napoli – Siena in cui rese protagonista con una doppietta?

“Il primo gol fu un po’ da rapina poiché il tiro fu di Baccin ed io in scivolata col piatto spiazzai il portiere, mentre il secondo fu un bellissimo gol. Feci uno stop a seguire facendomi passare la palla sotto le gambe poi portandomela davanti di piatto la misi dentro”.

-         Questione Insigne. Se sbagli 3 rigori su 3 contro la Juventus, di cui gli ultimi 2 pesantissimi, un problema psicologico c’è. Da allenatore, avrebbe analizzato il problema magari provando a cambiare regista designato, o si sarebbe fidato delle sue sensazioni?

“In primis, perso che bisogna sempre rispettare chi si prende una grandissima responsabilità, è fondamentale. Sono stato calciatore anch’io in passato, fa parte del mestiere. Ci sono aspetti psicologici che possono influenzare determinati gesti tecnici. E’ difficile gestire queste situazioni per l’allenatore, è chiaro che il rigorista è Insigne e non puoi dire prima di una partita così importante, lo tira un altro. Lorenzo è il capitano di questa squadra, il simbolo, ha calciato il rigore e lo ha sbagliato ma questo non deve affatto sminuire il suo lavoro. La sua reazione a fine partita è la chiara dimostrazione di quanto lui ci tenga al Napoli e quando si perde o si sbaglia un rigore, come in questo caso, ci soffre più di tutti. C’è stato tanta delusione per il risultato, ma questo è il calcio e bisogna rispettare il verdetto del campo. L’importante è onorare la maglia, sempre. Passato il momento di delusione, si deve sempre pensare in positivo e vedere che davanti al Napoli vi è tutto un girone di ritorno e si spera possa tornare ad alti livelli”.

-         Restando sempre in tema Supercoppa. Si poteva aggredire di più la Juve? Si è visto un momento in cui i bianconeri erano in difficoltà. E’ stato bravo Pirlo a chiudere gli spazi a Zielinski mandando in pressone soprattutto Bentancur?

“E’ stata una partita, abbastanza bloccata. Il Napoli dava la sensazione di fare di più la partita e se la palla di Lozano fosse entrata e Szczesny non avesse  fatto quella parata, può darsi che la partita si sarebbe messa in altro modo per gli azzurri. Naturalmente essendo una finale, una partita che è venuta dopo 3 gg dopo un tour de force tra campionato e coppa, entrambe le squadre non hanno voluto scoprirsi  troppo, sapevano che la prima che fosse andata in vantaggio avrebbe portato a casa il trofeo. Il Napoli penso che abbia fatto la partita e che Juve abbia avuto un grandissimo rispetto nei confronti degli avversari. E’ stata una Juve più attenta, meno lunga tra i reparti, ha aspettato molto di più il Napoli e non gli ha concesso grande profondità e per tal motivo è diventato difficile per i partenopei, cambiare i presupposti per andare in vantaggio. E’ stato l’episodio che ha fatto la differenza. Noi purtroppo, ci soffermiamo sempre sul risultato e ciò condiziona i giudizi e gli umori, ma secondo me è stata una partita dove il Napoli l’ha giocata meglio cercando sicuramente più della Juve di volerla vincere. Sul campo il Napoli non ha demeritato, per me”.

-         Una delle pecche di queste Napoli è la discontinuità a livello prestazionale. Problema tecnico tattico o viene a mancare qualcosa a livello motivazionale, in determinate partite che non sono da cartello come in Napoli – Torino. Dove può intervenire Gattuso, in tal senso?

“Sono vari gli aspetti su cui bisogna soffermarsi. Dobbiamo considerare, che questa è una stagione anomala: le squadre sono partite in ritardo, da un momento all’altro il Covid ti fa perdere giocatori che magari il giorno prima avevi messo tra i titolari. Dal 19 settembre che è iniziato il campionato, tra partite di Champions, Europa League, campionato, Coppe ecc.. si è giocato ogni 3 – 4 giorni e questo significa non poterti allenare, dover ricaricare velocemente le batterie fisiche e mentali. Nel momento in cui il Napoli, che ha optato per un sistema di gioco diverso da quello inziale, in partite in cui c’erano più spazi,  con squadre quindi che hanno giocato aperte, il Napoli è stato devastante mentre invece quando le squadre hanno adottato un schema più chiuso ha fatto fatica. Il fatto di non potersi allenare, per andare a migliorare quelli che erano gli aspetti da migliorare ha fatto sì che sul piano tecnico – tattico il Napoli è andato in difficoltà pur facendo prestazioni e risultati importanti. Io credo, che il motivo per il quale non sia riuscito a mantenere la continuità, è dovuto al fatto  che ci sono giocatori giovani che magari non hanno fatto campionati  di grandissimi livelli, anche se bravi tatticamente, di grande qualità non hanno grandissima personalità. Si sa che nelle squadre con grandi campioni, si lotta per riuscire a fare anche ogni 3 giorni grandissime prestazioni, perché hanno una forza mentale straordinaria e  questo penso che sia lo step che debba fare il Napoli di oggi, oltre al di la di migliorare gli aspetti tecnici quando le squadre di vanno a chiudere. La squadra del Napoli deve crescere a livello di mentalità per poter puntare anche allo scudetto, solo così potrà riuscire nell’intento”.

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