Nella notte tra domenica e lunedì il governo israeliano ha approvato la preannunciata grande offensiva a Gaza contro Hamas.
Poi, lunedì sera a stretto giro i caccia israeliani hanno risposto al missile lanciato il giorno prima dagli Houthi che ha bucato i sistemi di difesa colpendo l'aeroporto di Tel Aviv: 50 bombe hanno distrutto il porto di Hodeida, nello Yemen. Lo scalo marittimo dove arrivavano le armi inviate dall'Iran. Con un avvertimento: "Raid massiccio, non sarà l'ultimo. I giochi sono finiti", ha minacciato una fonte della sicurezza israeliana, confermando che pure gli Usa hanno preso parte all'operazione.
La giornata si era aperta con la dichiarazione di un funzionario rimasto anonimo, ma 'molto vicino all'esecutivo di Gerusalemme', che ha gettato nel panico i familiari degli ostaggi: il piano per Gaza elaborato dai generali dell'Idf prevede la "conquista della Striscia" e il mantenimento del territorio catturato. Frase rimbalzata nei titoli dei principali media di Israele (anti-Netanyahu e anti-governo). La tensione, già alta nel Paese, è salita alle stelle. Le famiglie hanno raggiunto la Knesset per protestare e chiedere ai riservisti di rifiutarsi di combattere.
A mezzogiorno gli alti gradi dell'esercito hanno ritenuto necessario fornire all'opinione pubblica chiarimenti sui contenuti del piano parlando con Yedioth ahronoth, il giornale più letto del Paese. "Il programma per l'espansione dell'operazione a Gaza è ampio ma comunque limitato: esclude esplicitamente le aree dove si ritiene che ci possa essere presenza di ostaggi. Non abbiamo intenzione di entrare in quelle zone", hanno spiegato gli ufficiali. "La nuova fase includerà soprattutto il passaggio da incursioni a una presa di controllo di porzioni di territorio (ma non dell'intera Striscia), bonifiche dei tunnel, di cui solo un quarto è stato finora neutralizzato", hanno detto.
L'offensiva però non inizierà immediatamente: l'esercito aspetterà che si concluda il viaggio del presidente americano Donald Trump nei Paesi del Golfo, dal 13 al 16 di maggio. Una finestra temporale per l'ultimatum di Israele a Hamas: un accordo sulla tregua e la liberazione degli ostaggi nei prossimi dieci giorni, altrimenti si scatenerà l'operazione 'Carri di Gedeone' (figura biblica nota per aver guidato un piccolo esercito israelita contro un nemico numericamente superiore, riuscendo a sconfiggerlo). Ma prima di tutto, l'operazione comporta che l'intera popolazione del nord di Gaza e del centro venga evacuata in massa nel sud, tra il corridoio Morag e il Filadelfia dove saranno realizzate strutture per accoglierli. Successivamente Israele introdurrà aiuti umanitari nella Striscia, sarà attuato un piano umanitario che distinguerà chiaramente tra Hamas e civili, la distribuzione avverrà attraverso società private, probabilmente americane.
"Li aiuteremo ad avere il cibo. Sono affamati", ha confermato il presidente Trump puntando il dito su Hamas che "li tratta molto male". Il capo di stato maggiore Eyal Zamir ha chiarito che non si tornerà ai livelli precedenti di circa 650 camion al giorno, ma verranno forniti solo beni essenziali sotto stretto controllo. E ha ribadito che l'Idf non prenderà parte alla distribuzione, come già concordato con Netanyahu. Il primo ministro è intervenuto solo nel pomeriggio, con un breve video: "Lanceremo un'operazione massiccia a Gaza. Per sconfiggere Hamas e liberare gli ostaggi. Ci sarà uno spostamento della popolazione per proteggerla. Questa volta l'esercito non entrerà e uscirà da Gaza come in passato, le forze di riserva saranno mobilitate per rimanere nel territorio occupato", ha affermato. Nei giorni scorsi, e a ridosso della riunione di gabinetto Zamir ha avvertito il premier e i ministri dei rischi: "Israele potrebbe perdere gli ostaggi se lancia un'operazione su larga scala nella Striscia", ha messo in chiaro. Un pericolo, questo, che non sembra preoccupare il ministro di ultradestra Bezalel Smotrich, il quale durante le accese discussioni notturne del gabinetto politico, e lo scontro con il capo dell'Idf, ha sostenuto che la guerra andrebbe sfruttata per ristabilire gli insediamenti israeliani nella Striscia, smantellati nel 2005 con decisione unilaterale dall'allora premier Ariel Sharon. Posizione non nuova ma che oggi ha esasperato ulteriormente gli animi. Familiari dei rapiti e decine di manifestanti hanno bloccato le strade che portano agli uffici del governo a Gerusalemme, con scontri tra i dimostranti e la sicurezza. A dimostrazione del clima sempre più pesante che sta vivendo il Paese.
Il ministero degli Esteri iraniano ha respinto come "infondate" le accuse secondo cui Teheran sarebbe dietro le azioni militari degli Houthi, che ieri hanno attaccato l'aeroporto di Tel Aviv. Il sostegno dello Yemen ai palestinesi è "una decisione indipendente, radicata nella solidarietà umana e islamica del popolo yemenita" e che collegarlo all'Iran è una "affermazione ingannevole", ha detto il ministero in una nota citata da Mehr, accusandole forze armate Usa di "essere entrate in guerra contro il popolo dello Yemen per sostenere il genocidio commesso dal regime sionista e ad aver commesso crimini di guerra" con i raid in Yemen.
Funzionari israeliani confermano che Israele ha attaccato lo Yemen in coordinamento con gli Stati Uniti e che "si è trattato di un attacco su larga scala'. Lo riferisce Ynet.
È di almeno due morti e 42 feriti l'ultimo bilancio dell'attacco israeliano lanciato oggi alla fabbrica Ajal nella provincia di Hodeida, nello Yemen. Lo riporta il canale al Masirah, affiliato agli Houthi, citato da Ynet e dall'agenzia russa Tass.
Il tecnico delle vespe entusiasta per la qualificazione ai Play Off, ma avverte: «Il focus è sul presente. America? È il viaggio che conta. Buglio? L'infortunio è meno grave del previsto, è un giocatore essenziale per noi.»