Cronaca
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S.M.La Carità: Truffa da settemila euro all’Asl obbligo di dimora per l’infermiera

Dopo la dura condanna penale si attende che l’azienda sanitaria avvii il procedimento amministrativo.

tempo di lettura: 2 min
di Susy Malafronte
27/10/2008 13.23.45

Le indagini anti-truffa ai danni dello Stato, avviate dai carabinieri di Pompei lo scorso mese di luglio nel presidio di Santa Maria La Carità dell'Asl Napoli 5, continuano a far emergere illeciti commessi da medici e infermieri. Questa volta ad essere scoperta dai militari, coordinati dal capitano Luca Toti e dal luogotenente Vittorio Manzo, è stata un'infermiera di Castellammare di Stabia, A.C. di 38 anni, che, in un anno, manomettendo il cartellino marcatempo ha incassato illecitamente settemila euro per lavoro straordinario mai svolto. Il giudice del tribunale di Torre Annunziata, per l'accusa di «truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato» l'ha condannata all'obbligo di dimora presso il comune di residenza, impedendole, così, di recarsi a lavoro al presidio sanitario di Santa Maria La Carità. Una prima condanna penale, in attesa che l'azienda sanitaria avvii un procedimento amministrativo interno. Il magistrato ha deliberato la dura sentenza, nonostante la donna fosse incensurata, per «l'alta capacità a delinquere dimostrata dall'imputata tanto da poter reiterare il reato». Nella prima parte delle indagini, i militari, denunciarono, per lo stesso capo d'accusa, sette infermieri e un medico. Il danno prodotto all'azienda sanitaria, complessivamente quantificato dagli inquirenti, è di circa centomila euro in poco più di due anni. I professionisti dal camice bianco sono accusati di «manomissione degli orari di uscita dal presidio sanitario contrassegnati sul cartellino marcatempo». Dalle indagini è emerso che, con una sorta di penna-punteruolo, il medico e gli infermieri tramutavano il numero uno in quattro e il tre in otto. In pratica se la scheda marcatempo veniva obliterata alle ore 11, per effetto della manipolazione effettuata dai denunciati, risultava che il turno di lavoro era terminato alle 14. Quando gli imputati marcavano alle tredici, invece, simulavano un falso turno di lavoro durato fino alle ore diciotto. Con questo sistema, ogni mese, ricevevano compensi per lavoro straordinario mai svolto. La Codacons, l'associazione napoletana dei consumatori, ha fatto sapere di essersi costituita parte civile nel processo contro i dipendenti dell'Asl denunciati per truffa.

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